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Le pubblicità spingono i ragazzi al consumo di junk food. Ormai obsoleti i divieti e le restrizioni in TV per tutelare i bambini e gli adolescenti. Lo studio di Cancer Research UK
Le pubblicità spingono i ragazzi al consumo di junk food. Ormai obsoleti i divieti e le restrizioni in TV per tutelare i bambini e gli adolescenti. Lo studio di Cancer Research UK
Agnese Codignola 24 Gennaio 2018Non ci sono dubbi: più un ragazzo è esposto alla pubblicità di junk food, e in generale di alimenti poco sani e zeppi di calorie, e maggiore sarà la sua propensione a consumarne. Lo dimostra, con uno dei più grandi studi mai condotti sull’argomento, un’indagine effettuata dai ricercatori di Cancer Research UK su oltre 3.300 ragazzi di età compresa tra 11 e 19 anni, relativa al tempo passato davanti alla televisione e alle abitudini alimentari. I dati non lasciano dubbi: se il canale preferito non trasmette pubblicità non c’è un’associazione tra il tempo passato davanti al piccolo schermo e il consumo di junk food. Ma se, al contrario, il canale è commerciale e prevede il passaggio di annunci dedicati, la relazione tra consumo ed esposizione è lineare. La tendenza a bere bibite dolci è più che doppia rispetto ai pari età non sottoposti a pubblicità (+ 139%), mentre quella a consumare merendine, snack, patatine e così via è superiore del 65% rispetto a chi non vede inserzioni pubblicitarie nei programmi preferiti.
Naturalmente, hanno sottolineato gli autori, ciò non significa che ogni ragazzo che guarda programmi commerciali sia destinato ad abbuffarsi di junk food e a diventare obeso, ma poiché i dati specifici sono allarmanti in tutto il mondo, e la Gran Bretagna non fa certo eccezione, è necessario intervenire su ogni fonte di stimolo a consumare cibo spazzatura ogni volta che ciò sia possibile.
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Per quanto riguarda la televisione, nonostante il paese si sia dato più di dieci anni fa un regolamento che vieta la pubblicità di questi alimenti e delle bevande zuccherate in alcune fasce orarie riservate ai più piccoli, le norme sono ormai obsolete. Per esempio, non comprendono gli eventi sportivi o i talent show, di cui i ragazzi sono spessissimo spettatori, o il cosiddetto “tempo della famiglia”, una fascia oraria diversa da quella di bambini e ragazzi, e quindi esclusa dalle norme restrittive, ma nella quale, in realtà, molti di essi sono davanti alla TV.
Non a caso, secondo una recente analisi della Obesity Health Alliance, più del 60% delle pubblicità di junk food in Gran Bretagna viene trasmesso in programmi più popolari tra i ragazzi di età compresa tra i 4 e i 16 anni, ed è quindi evidente che qualcosa non funziona. E questo è tanto più grave se si pensa, come hanno concluso i ricercatori, che un bambino o ragazzo obeso ha una probabilità di essere tale anche da adulto cinque volte superiore a quella dei coetanei normopeso, e che l’obesità aumenta sensibilmente il rischio di almeno 13 tipi di tumore, oltre ché quello di malattie metaboliche e cardiovascolari.
Fonte immagine: Cancer Research UK
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Giornalista scientifica