Danone ha deciso di modificare le pubblicità di due prodotti: il primo è Danaos, lo yogurt con un elevato apporto di calcio e vitamina D, il secondo è Danacol, la bevanda a base di latte scremato fermentato addizionato di steroli vegetali, che favorisce una riduzione dei livelli di colesterolo nel sangue. La notizia è stata resa nota ieri dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato, che nel mese di aprile aveva invitato l’azienda a “rimuovere i profili di possibile scorrettezza della comunicazione”. Il problema riguardava la strategia scelta da danone che in entrambi i casi si basava su problemi di salute, osteoporosi e colesterolemia, e presentava i prodotto come necessarie soluzioni.
Nei prossimi spot dello yogurt Danaos sarà eliminato ogni riferimento alle patologie delle ossa “in ossequio al principio per cui non può operarsi un rimarcato richiamo a malattie/rischi sanitari per creare allarme al fine di presentare il prodotto come necessaria soluzione del problema.”
Analogamente per la promozione di Danacol, l’Autorità auspica che scompaia ogni “generico riferimento – diretto e indiretto – alla potenziale insorgenza del colesterolo, riformulando le affermazioni spese nello spot, nonché mitigando la rappresentata riduzione del colesterolo nello spot”.
Non è la prima volta che le pubblicità della Danone inciampa. A novembre del 2012 l’Antitrust aveva condannato l’azienda a pagare una multa di 180mila euro per “pratiche commerciali scorrette”, in particolare per “la comunicazione strutturata in modo estremamente scorretto”. Gli spot sanzionati erano quelli con l’attrice Stefania Sandrelli, andati in onda per oltre due anni, in cui “l’estrema enfasi posta sulla carenza di calcio, anche in termini numerici (2 donne su 3)” era “ingannevole” e tale da “indurre in errore il consumatore medio, portandolo a ritenere che vi sia una acclarata carenza di calcio su ampia parte della popolazione”, quando non è così.
Valeria Nardi
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Foto: Danaosdanone.it
Giornalista, redattrice de Il Fatto Alimentare, con un master in Storia e Cultura dell’Alimentazione
Era ora!
Chiedo se questo principio di protezione sia applicato anche alla pubblicità promozionale dei farmaci:
“in ossequio al principio per cui non può operarsi un rimarcato richiamo a malattie/rischi sanitari per creare allarme al fine di presentare il prodotto come necessaria soluzione del problema.”
Non per paragone dell’effetto farmacologico, ma per l’allarme indotto allo scopo di facilitare il consumo preventivo e non terapeutico degli stessi.
Mentre sono convinto che per la sensibilizzazione verso la prevenzione ed i controlli medici, siano pubblicità utili quando non ingannevoli sulle reali proprietà di controllo dei sintomi patologici.