Dopo la nomina del Csqa come organismo di controllo della filiera del prosciutto crudo di Parma qualcosa sta cambiando nel settore. Dall’1 gennaio 2020 la filiera ha adottato un sistema di rintracciabilità completamente informatizzato inaugurando il Registro italiano filiera tutelata per i prosciutti di Parma e di San Daniele. In questo modo l’intero processo produttivo è in grado di offrire la trasparenza e l’identificazione lungo il sistema e garantire la tracciabilità all’insegna delle nuove regole stabilite nel piano di controllo in vigore da quest’anno. È questo il punto di arrivo raggiunto grazie al Report filiera suinicola (il primo resoconto mensile con i dati fondamentali della filiera relativi agli allevamenti), realizzato attraverso la condivisione di informazioni controllate, certe e affidabili dalla fase di nascita dei suini fino all’omologazione delle cosce presso il macello.
Il progetto si è concretizzato grazie alla volontà dei Consorzi di tutela, alla collaborazione di tutti gli operatori e delle associazioni che li rappresentano e alla cooperazione fra gli enti di certificazione Csqa (per il Prosciutto di Parma) e Ifcq (per il Prosciutto di San Daniele). In questo modo si rendono pubbliche per la prima volta, le informazioni complete della filiera suinicola. Si tratta di un atto di trasparenza verso il consumatore e gli altri stakeholder, reso possibile dall’adozione del nuovo piano dei controlli approvato dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.
“Il nuovo Registro Italiano Filiera Tutelata – precisa Vittorio Capanna, presidente del Consorzio prosciutto di Parma – è in grado di assicurare una maggiore trasparenza e chiarezza nei rapporti di filiera. È per noi un altro importante tassello del piano di rilancio del comparto iniziato un anno fa che, unitamente alle modifiche del Disciplinare e al nuovo piano di controllo, punta a caratterizzare ulteriormente il Prosciutto di Parma e a rafforzare il sistema di prevenzione delle frodi per garantire al consumatore un prodotto più sicuro”.
L’intero sistema è frutto di un rigoroso processo di selezione e di verifiche che coinvolge oltre 3.913 operatori riconosciuti (allevamenti e macelli) ed è riassumibile in questi numeri che riguardano i primi sei mesi del 2020: 5.238.631 suini tatuati, 3.636.825 suini macellati conformi, per 5.326.060 cosce omologate per la produzione di prodotti a base di carne delle filiere a Indicazione Geografica. Si tratta di numeri di grande importanza e rilievo per due grandi prodotti del made in Italy agroalimentare certificato che si racconta anche attraverso un’operazione trasparenza di dati mai resi disponibili al mercato fino ad oggi.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24