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Le proprietà del cibo sono sconosciute alla maggioranza degli inglesi

In Gran Bretagna l’obesità si diffonde, ma la grande maggioranza delle persone ignora le proprietà del cibo che mangia. Da un sondaggio commissionato da AB Sugar, grande industria internazionale dello zucchero, e condotto su un campione di duemila adulti, risulta che il 94% non tiene mai conto, o lo fa solo occasionalmente, della quantità di calorie che assume giornalmente.

Il 35% non sa che pesce, pollo e uova sono buone fonti di proteine. Il 28% non sa che riso, pasta e pane sono ricchi di carboidrati, e un’uguale percentuale non sa che la crema, l’olio e il burro sono ricchi di grassi. La metà delle donne e il 64% degli uomini ignorano qual è l’apporto calorico giornaliero raccomandato.

 

La maggioranza degli over 55 e il 40% di quelli compresi tra i 25 e i 34 anni non fa alcuna attività sportiva. Solo il 10% degli adulti pratica regolarmente uno sport. A questo punto, ci si può chiedere perché una grande industria dello zucchero spenda dei soldi per commissionare una ricerca di questo tipo. La risposta la si trova nelle domande poste agli intervistati in merito allo zucchero e ai commenti che AB Sugar fa alle risposte ottenute. Infatti, oltre la metà del campione intervistato ritiene che esista uno zucchero buono e uno cattivo, e il 98% pensa che un cucchiaino di zucchero (quattro grammi) contenga più di 89 calorie, mentre ne contiene 16.

 

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L’AB Sugar ha commissionato il sondaggio convinta che siano diffuse informazioni false sullo zucchero

AB Sugar commenta che “la recente attenzione dei media per lo zucchero ha contribuito al diffondersi di alcune idee sbagliate”, perché non esistono zuccheri buoni e cattivi, dal momento che “il nostro corpo tratta allo stesso modo” il miele, lo zucchero bianco, quello di canna e anche quello contenuto nella mela.

A queste affermazioni replica su Food Navigator l’esperto nutrizionista Jack Winkler, già professore alla London Metropolitan University, secondo il quale negare l’esistenza di zuccheri buoni e cattivi è un errore di fatto. Il nostro corpo, infatti, tratta in modo diverso gli zuccheri della frutta: “La distinzione è importante, sia per la salute orale, sia per la reazione dell’insulina”. Winkler accusa AB Sugar di “persistere nel suo tradizionale ruolo ostruzionistico, cercando di incolpare gli altri. Questo non è male solo dal punto di vista della salute pubblica ma è anche un cattivo modo di fare affari”.

 

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Lo zucchero bianco, di canna, il miele e lo zucchero della frutta secondo AB Sugar dovrebbero essere considerati uguali

Più in generale, Winkler osserva come la maggior parte delle persone non sia laureata in scienze nutrizionali, non controlli ossessivamente il contenuto di ciò che mangia, e come nessuna campagna informativa possa cambiare questa situazione.

Quindi, fallito l’obiettivo di cambiare le persone attraverso campagne di educazione alimentare, rivelatesi inappropriate, ora si punta a cambiare la composizione dei cibi. “AB Sugar sta cercando di tornare indietro a una politica fallita”, mentre, “se vuole essere parte della soluzione, come lo è del problema, dovrebbe impegnarsi in questo grosso sforzo verso la riformulazione dei cibi”.

 

Beniamino Bonardi

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Foto: Thinkstockphotos.it

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Giovanni
Giovanni
18 Maggio 2014 11:41

Per fare un esempio, l’effetto metabolico di 4 grammi di zucchero bianco è molto diverso da quello contenuto in egual misura in un frutto. Nel primo caso l’insulina schizza subito in alto, attivando quella cascata di eventi biochimici che determinano la lipogenesi; al contrario, nel secondo caso, seppur la quantità di insulina prodotta sia la stessa, non si avrà il picco insulinico e gli effetti sul metabolismo sono diversi. In tal senso Winkler ha ragione a fare il distinguo tra “zuccheri buoni e cattivi”.

viviana
viviana
28 Maggio 2014 06:42

Mi chiedo, se lo stesso sondaggio fosse fatto in Italia quali sarebbero i risultati?
L’articolo parla di pochi laureati in scienza della nutrizione, in realtà basterebbe introdurre la disciplina di scienza degli alimenti nelle scuole perché la gente inizi ad avere delle nozioni base per fare delle scelte alimentari corrette e salutari.