mucca bovini controlli allevamenti intensivi Impatto ambientaleIl compartimento lattiero-caseario europeo rappresenta uno dei principali settori a livello mondiale, sia in termini di importazioni che di esportazioni. Volendo però analizzare l’impatto ambientale della filiera, non va sottovalutato il contributo al surriscaldamento globale dell’intera filiera. Il settore agricolo oggi produce il 10-12% delle emissioni totali a livello mondiale e la quota è destinata ad aumentare. Basti pensare che le emissioni da fermentazione enterica degli animali costituiscono il maggior contributo del segmento con quasi il 40%. Per limitare nei prossimi decenni le emissioni di gas con effetto serra sono necessari consistenti interventi anche all’interno del settore lattiero caseario.

L’Italia e la Francia sono grandi produttori europei di formaggio (la Francia detiene il secondo posto in Europa dopo la Germania, mentre l’Italia si posiziona al sesto). Al fine di migliorare l’efficienza dei processi produttivi di formaggi italiani e francesi, ridurre l’impronta ambientale e ottenere una produzione e un consumo più sostenibili, sono necessarie soluzioni per l’intera filiera.

Il progetto LIFE TTGG è frutto della sinergia tra università, start up, aziende produttrici ed enti di ricerca italiani e francesi

Il progetto LIFE TTGG – The Tough Get Going (letteralmente “I duri cominciano a giocare”, intendendo con “duri” i formaggi DOP Grana Padano e Comté), finanziato dalla Commissione Europea, è frutto della sinergia tra università, start up, aziende produttrici ed enti di ricerca italiani e francesi. Il progetto si concluderà l’anno prossimo e si pone come obiettivo la messa punto di un software a disposizione dei due Consorzi, in modo da permettere a tutte le aziende associate di valutare la propria impronta ambientale e ricevere suggerimenti su come ridurne l’impatto.

Per capire meglio lo schema messo a punto dal Politecnico di Milano (con il Dipartimento di Energia e di Design) ed Enersem, start up incubata in PoliHub, insieme all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza (con il Dipartimento di Scienze e tecnologie alimentari per una filiera sostenibile e l’Istituto di Scienze degli alimenti e della nutrizione), basta fare qualche esempio. Il software studiato appositamente per la filiera dei due formaggi consente di valutare il potenziale impatto ambientale considerando 16 indicatori. Inoltre esso permette alle aziende della filiera di inserire in modo semplice i dati per arrivare a una valutazione complessiva e ottenere un giudizio che evidenzia le criticità, proponendo soluzioni.

formaggio latticini
Il software permetterà di valutare la propria impronta ambientale e ricevere suggerimenti su come ridurne l’impatto ambientale

“Volendo fare degli esempi – spiega Jacopo Famiglietti del Dipartimento di Energia del Politecnico di Milano – un’azione spesso proposta nella fase di trasformazione del latte crudo in formaggio è il recupero di calore del siero in uscita dalle caldaie (a circa 55° C, nel caso del Grana Padano), inserendo un apposito scambiatore di calore in modo da pre-riscaldare il latte scremato in ingresso per la cottura. Nella fase agricola invece, l’Università Cattolica propone diete ad alta digeribilità in modo da ridurre le emissioni climalteranti da fermentazioni enteriche. Un approccio sistemico in tematica ambientale, come quello proposto dal progetto LIFE TTGG, risulta sicuramente innovativo sia in ambito di prodotti a Denominazione di Origine Protetta che nelle Indicazioni Geografiche in generale”.

Il progetto applica la raccomandazione 2013/179/UE e le relative Regole per Categoria di Prodotto (RCP) del settore lattiero-caseario, sviluppate all’interno del Programma Environmental Footprint. Il software messo a disposizione dei due Consorzi e delle aziende a essi associate, permetterà di ridurre tempi e costi degli studi di impatto ambientale con approccio a ciclo di vita (LCA – Life Cycle Assessment) e di attuare vere e proprie politiche di sostenibilità, mirate alla maggiore efficienza delle due filiere produttive.

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Maria Luisa Paroni
Maria Luisa Paroni
15 Agosto 2020 16:46

Nel caso dell’allevamento bovino, per ridurre le fermentazioni enteriche ed al contempo rendere più salubri i prodotti caseari per il consumo umano, non sarebbe opportuno alimentare a fieno il bestiame anziché a mais? Lo raccomandano anche il prof.Berrino e Michael Pollan. Servirebbero anche meno farmaci ed antibiotici e tutti ci guadagnerebbero (oops! Tutti, meno le aziende farmaceutiche!)