Studiare un menu nutrizionalmente bilanciato e allo stesso tempo accettabile dal punto di vista sensoriale per persone con diagnosi di autismo. È uno degli obiettivi di Food-Aut, il progetto coordinato dal laboratorio di Dietetica e nutrizione clinica dell’Università di Pavia, in collaborazione con Accademia Pellegrini, centro di ricerca dell’omonima azienda di ristorazione collettiva, e la Fondazione Sacra Famiglia Onlus, che gestisce il centro diurno in cui sono seguiti i 22 partecipanti con diagnosi di sindrome dello spettro autistico (Asd) di primo, secondo e terzo grado.
Lo studio si basa sulla valutazione dei consumi alimentari sia da un punto di vista quantitativo che qualitativo. Questo per identificare le caratteristiche dei cibi e dei piatti più graditi ai partecipanti da un punto di vista sensoriale. Sono stati valutati aspetti come il colore, l’intensità degli aromi, la texture, la temperatura e persino il nome del piatto. “Food-Aut è un progetto estremamente ambizioso che vuole andare a valutare con metodo scientifico le scelte alimentari delle persone con Asd, – ha dichiarato Hellas Cena, direttrice del laboratorio di Dietetica e nutrizione clinica dell’Università di Pavia. – Il Laboratorio ha elaborato dei menu specificamente pensati per queste persone, sia da un punto di vista nutrizionale, sia sensoriali”.
I risultati dello studio hanno mostrato che i piatti più graditi dai partecipanti hanno caratteristiche sensoriali in linea con quanto descritto in precedenza nella letteratura scientifica circa il rapporto con il cibo delle persone nello spettro autistico. In particolare sono preferiti: formati di pasta corta; cibi dai colori poco intensi come il bianco e il beige; piatti dalle tinte omogenee composti da ingredienti con tonalità cromatiche simili; verdure verdi rispetto a quelle arancioni; frutta di colore chiaro/tenue e a pezzi; consistenze morbide o semiliquide; odori tenui e non pungenti/forti; gusti delicati caratterizzati da un utilizzo ridotto di spezie, aglio, cipolla. Oltre a sviluppare menu specifici, questi risultati consentono anche di fornire indicazioni nutrizionali ai caregiver delle persone nello spettro autistico, per la gestione dei pasti a casa.
“Per la nostra organizzazione che ogni anno segue più di 350 persone con autismo, questo studio rappresenta un’occasione preziosa per concentrarci con efficacia ancora maggiore sulle loro abitudini alimentari che incidono significativamente sul benessere psico-fisico. – ha osservato Monica Conti, direttrice dei Servizi innovativi per l’autismo di Fondazione Sacra Famiglia. – Attraverso un approccio graduale e attento della specifica sensibilità sensoriale delle persone con autismo, è possibile fare passi avanti verso un’alimentazione più varia, equilibrata, sane e sempre connessa alla socialità. I risultati spingono a insistere in questa direzione e a coinvolgere in studi analoghi anche bambini e adolescenti”. Il prossimo passo sarà di testare l’efficacia di queste indicazioni nutrizionali e dei menu prodotti su un campione più grande di persone con autismo, in modo da creare un riferimento a livello nazionale.
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Molto interessante
Le persone che soffrono di questo disturbo hanno una specifica sensibilità sensoriale e mi sembra giusto riconoscerne le necessità nutrizionali che ne derivano, anche per ridurre il rischio di carenze di specifici nutrienti.
Spero nella riproducibilità e diffusività del progetto in tutta Italia, ma meglio ancora se si riuscisse ad inserirlo nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA).
molto interessante, spero si mantenga l’aggiornamento sul tema