Dopo oltre tre anni di dibattito, le istituzioni Ue hanno raggiunto un accordo politico su nuove regole per la filiera dei prodotti biologici, dalla coltivazione alla commercializzazione. Il compromesso raggiunto da Commissione europea, Consiglio Ue e Parlamento europeo, che nei prossimi mesi dovranno dare il proprio assenso formale, prevede controlli più rigorosi nella catena di approvvigionamento, nuove regole anti-contaminazione e la conformità alle norme comunitarie per gli alimenti importati nell’Unione europea. Le nuove regole si applicheranno dal 2020 con l’obiettivo di aumentare la fiducia dei consumatori verso i prodotti alimentari biologici e sfruttare il potenziale di crescita del settore.
I controlli sui produttori avranno cadenza annuale e potranno diventare biennali se non si riscontreranno frodi per tre anni consecutivi. Al fine di ridurre i costi, i piccoli produttori potranno ottenere certificazioni di gruppo. Per quanto riguarda le importazioni da paesi extra-Ue, si passerà dall’attuale principio di equivalenza, che richiede solo il rispetto di standard analoghi, alla necessità che le aziende esportatrici verso l’Ue si conformino alle norme comunitarie.
Le aziende miste, che producono sia alimenti convenzionali sia biologici, dovranno far sì che le due coltivazioni siano chiaramente ed effettivamente separate. Per evitare la contaminazione con i pesticidi, gli agricoltori saranno obbligati ad adottare misure precauzionali. In caso di sospetta presenza di un pesticida o di un fertilizzante non autorizzato, il prodotto finale non potrà adottare l’etichetta di biologico fino a un’ulteriore indagine. Se la contaminazione sarà deliberata o il coltivatore non avrà adottato precauzioni, l’azienda perderà la certificazione biologica.
Il compromesso raggiunto prevede che i paesi come l’Italia, che hanno in vigore valori limite per la contaminazione accidentale di prodotti biologici da pesticidi non autorizzati, potranno mantenerli, e la Commissione Ue non potrà proporre una legislazione in materia prima del 2024.
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Forse è meglio leggerlo il testo della proposta di regolamento prima di scrivere un articolo.
Questo è quello che dice Agrisnieme (Confagricoltura. CIA e Confcooperative) che raopresentano circa il 75% dei produttori biologici e che ha seguito l’iter della legge euroepa sin dall’inizio, Tra l’altr non p vero che si è arrivati ad un accord, basti pensare che ieri 17 luglio il punto all’ordine del giorno del Consiglio agricol relativo a questo regolamento è stato eliminato.
“Le nuove disposizioni sull’agricoltura biologica che l’Europa sta mettendo a punto in questi mesi appaiono assolutamente non in linea con i livelli e gli standard di qualità che sono applicati da anni nel nostro Paese, che è al primo posto in Europa per estensione e al secondo per produzione. Esprimiamo quindi tutta la contrarietà come Agrinsieme all’accordo raggiunto nei giorni scorsi sul nuovo regolamento”. Questo il commento del coordinamento tra Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, Cia, Confagricoltura e Copagri sull’accordo politico di massima raggiunto da Consiglio e Parlamento Ue sul nuovo Regolamento sull’agricoltura biologica e che sarà nuovamente analizzato e discusso dal Consiglio Agricolo del prossimo 17 luglio, per essere poi votato non prima di settembre.
“Rischiamo che venga adottato in tutta Europa – così commenta Agrinsieme – un sistema di regole che, sotto la spinta delle pressioni provenienti dai Paesi del Nord Europa, renderà di fatto meno stringenti le regole di produzione degli alimenti biologici”. Tra i punti su cui Agrinsieme è più in disaccordo, c’è l’assenza di una armonizzazione tra i vari stati membri sulle soglie di contaminazione da sostanze non autorizzate dei prodotti biologici. “Avremmo preferito venissero adottate misure armonizzate per quanto riguarda il rilievo delle contaminazioni e maggiori tutele per i produttori biologici.
“Altro punto previsto nell’accordo raggiunto – spiega Agrinsieme – è l’introduzione di una deroga fino al 2030, un periodo che consideriamo troppo lungo, per le produzioni biologiche in serra in alcuni paesi del nord Europa (Finlandia, Svezia e Danimarca). Aprire alle coltivazioni di prodotti bio non seminati su terra vuol dire disconoscere uno dei cardini dell’agricoltura biologica, che è la naturale difesa della biodiversità”.
C’è poi il punto relativo alle sementi biologiche, dove ancora una volta sono state previste ampie deroghe per consentire fino al 2035 l’utilizzo di sementi convenzionali. “Noi riteniamo – scrive Agrinsieme – che la produzione biologica non possa che partire da semi biologici. A tal riguardo è stato sicuramente lodevole che il nostro paese, anticipando la Commissione, si sia già dotato di una banca dati nazionale con un apposito decreto del Mipaaf del 24 febbraio scorso, al fine di ridurre le richieste di deroghe e di monitorare la disponibilità di sementi biologiche in Italia”.
Molte perplessità vengono espresse anche sulle importazioni di prodotti biologici provenienti dai paesi extra Ue. “Vogliamo che venga garantita equità con le condizioni e gli standard qualitativi che i produttori UE sono tenuti a rispettare. Fino a quando non sarà riconosciuto ed applicato il principio di conformità, in Italia potranno essere venduti come biologici prodotti importati anche se presentano contaminazioni con prodotti vietati nel nostro paese”.
In conclusione, Agrinsieme ritiene che il comparto biologico, in forte espansione in Italia come in molti altri paesi Europei, abbia bisogno di una maggiore tutela, sia nei controlli, sia nelle regole di produzione, senza rischiare di snaturare i principi di un settore che si basa sul rispetto dei cicli naturali di coltivazione e allevamento, sulla tutela della biodiversità del suolo e sulla valorizzazione di specie antiche. Per questo Agrinsieme chiede al Governo di rigettare questo regolamento frutto di compromessi inaccettabili per l’agricoltura biologica italiana.
Al di là del parere di Agrinsieme riportato da Tozzi, va segnalato la nota del il 18 luglio in cui Tamm, presidente di turno del Consiglio agricoltura e pesca dell’unione europea ha informato che dopo lunghe consultazioni è stato deciso, in mancanza di un testo definitivo, di ritirare dall’ordine del giorno la discussione sul nuovo regolamento comunitario sull’agricoltura biologica.
Si proseguirà con la procedura di codecisione ordinaria; ha aggiunto Tamm: “Dobbiamo completare l’adeguamento del testo, che una volta pronto sara’ presentato agli stati membri per la valutazione politica; solo dopo si cerchera’ un accordo”. La discussione si era piantata non su aspetti tecnici, ma su questioni di principio.
La strategia della Commissione (che dopo quasi tre anni di discussione vuole a tutti i costi portare a casa l’approvazione) è quella di emettere comunicati che danno per praticamente raggiunto l’accordo, cercando, insieme a un deciso pressing diplomatico dietro le quinte, di forzare la mano al parlamento europeo (che ha già espresso forti dissensi sul testo) e al Consiglio (nel quale manca una maggioranza a sostegno del nuovo testo).
Se ne riparlerà, ben che vada, in autunno, se la Commissione non alzerà bandiera bianca.