A luglio 2011 la Commissione europea ha pubblicato il Libro Verde sulla Politica di informazione e promozione dei prodotti agricoli: una strategia a forte valore aggiunto europeo per promuovere i sapori dell’Europa. Con l’idea di rivedere le politiche Ue di promozione dei prodotti agricoli europei.

L’esecutivo ha così avviato una riflessione su come definire una strategia, più mirata e più ambiziosa, che permetta ai consumatori di apprezzare maggiormente la qualità, la tradizione e il valore aggiunto dei prodotti agricoli e alimentari europei.

La Commissione, dopo aver consultato le parti sociali interessate (consumatori, produttori, distributori e autorità nazionali), ha raccolto e analizzato le quasi 200 risposte pervenute. E ha pubblicato un rapporto. In sintesi:

1) valore aggiunto delle produzioni Ue. C’è ampio consenso sui concetti-chiave da utilizzare nella promozione: “qualità”, “salute e sicurezza”, “sostenibilità”, “benessere degli animali”, etc. Tutte aree in cui l’Ue può effettivamente vantare una posizione competitiva su scala globale;

2) azioni e obiettivi per il Mercato interno. L’obiettivo principale della promozione in Ue dovrebbe essere quello di favorire le scelte informate da parte dei nostri consumatori. Focus sui messaggi-chiave – gli elevati standard di sicurezza, la qualità europea, i metodi di produzione sostenibili, etc. – per rafforzare il brand “UE” e distinguerlo dai prodotti di importazione (extra-Ue).

È stato anche suggerito di utilizzare questo bagaglio di informazioni e di strumenti non solo per valorizzare la qualità, ma anche per garantire i consumatori rispetto a eventuali crisi di sicurezza alimentare che possono venire fronteggiate con efficacia grazie a un collaudato sistema di regole e procedure.

3) azioni e obiettivi per i mercati esterni. È parere condiviso che il mercato extra-Ue abbia un potenziale ancora inespresso. Tuttavia è necessario considerare i maggiori sforzi che questo tipo di promozione richiede alle imprese, piccole e medie soprattutto. Gli stakeholders hanno perciò proposto che sia la Commissione europea a farsi carico delle spese legate a indagini di mercato, strategie e azioni finalizzate all’introduzione ai mercati esterni. La Commissione dovrebbe inoltre attivarsi per rimuovere le barriere tecniche (ad esempio, i dazi e gli ostacoli, anche di tipo igienico-sanitario, che alcuni Paesi terzi frappongono alle importazioni) e sviluppare programmi multi-Paese (che cioè coinvolgano più Paesi Ue interessati a esportare una o più categorie di prodotti);

4) le attività di promozione. Sono tutti d’accordo ad ampliare la base dei beneficiari, dei prodotti e dei mercati, ma non è chiaro quanto e in che modo ciò debba avvenire. Molti sono favorevoli a coinvolgere enti di rappresentanza (quali le camere di commercio) e marchi commerciali, altri sono contrari. Alcuni chiedono di ridurre i costi dei programmi multi-Paese o, addirittura, di sopprimerli. Altri poi ritengono che il loro successo dipenda dall’entità del supporto finanziario fornito a livello Ue.

Certo è che lo scambio di buone prassi con l’utilizzo di differenti piattaforme di comunicazione (tra cui i siti internstato e i social network) dovrebbe far parte delle attività congiunte di promozione a livello locale, nazionale e comunitario,

Dalle parole ai fatti, attendiamo di vedere il prossimo passo della riforma, vale a dire la Comunicazione della Commissione sulla futura politica di promozione.

Il nostro ministro dell’Agricoltura Mario Catania ha frattanto ribadito che le politiche Ue di promozione rappresentano una leva indispensabile per la competitività e la crescita dell’agricoltura europea nel contesto di un mercato sempre più globalizzato. Servono strumenti efficaci – a maggior ragione in un periodo di difficile congiuntura economica come quello che stiamo vivendo – per aiutare i produttori a trovare spazio su nuovi mercati, dove i consumatori possano apprezzare e valorizzare la qualità e sicurezza del Made in Italy. Senza perdere altro tempo.

 

Dario Dongo e Paolo Cappelletti

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