iene pomodoro cinese
Polpa, passata e pelati sono per il 99% ottenuti da pomodoro coltivato e lavorato in Italia

Due milioni di telespettatori hanno visto domenica 27 settembre su Italia1 il servizio de Le Iene sul concentrato di pomodoro cinese contaminato da antiparassitari importato in Italia e utilizzato nei sughi pronti, nel ketchup e in altre preparazioni destinate in prevalenza a mercati extra UE.

Il servizio è molto efficace ma poco attendibile e a volte scade nel ridicolo, tanto da risultare quasi una bufala. Cominciamo con la presentatrice Nadia Toffa che armeggia con un pomodoro pelato mentre si domanda da dove arrivi. Il dubbio viene poi allargato ad altre tipologie di prodotti a base di pomodoro: passate, sughi pronti, ketchup, concentrati. Il servizio si sposta in Cina, da dove sembra provenire una parte del pomodoro che abitualmente consumiamo. Tutto ciò è fuorviante perché fa credere ai consumatori che i pelati e altre conserve usate per condire pasta, carne e pizze, siano cinesi e questo non è vero. La questione del concentrato di pomodoro non riguarda le bottiglie di polpa o di passata e tanto meno le lattine di pelati che nel 99% dei casi sono ottenuti da pomodoro coltivato e lavorato in Italia (la legge  prevede che siano preparati  solo con pomodoro fresco) come si può leggere sulle etichette che riportano l’indicazione “100% made in Italy”(*).

pomodoro cinese iene bidoni
Le migliaia di barili blu riempiti di concentrato destinati all’Italia

Nel filmato si vedono migliaia di barili blu riempiti di concentrato, pronti per essere esportati nel nostro paese che, secondo la documentazione fornita da un produttore cinese, contengono pesticidi e antiparassitari in quantità dieci/cento volte superiori ai limiti imposti dalla normativa europea. Nadia Toffa spiega che queste partite passano la frontiera attraverso strani magheggi. La cosa è molto curiosa visto che secondo i dati degli ultimi 5 anni del Sistema di allerta rapido europeo per i prodotti alimentari (Rasff), le segnalazioni sul pomodoro cinese inviate dalle autorità sanitarie a Bruxelles da tutti i paesi sono due (presenza eccessiva di istamina nel 2014 e una partita dall’odore anomalo nel 2011). Nessun caso di presenza di antiparassitari o pesticidi a carico di concentrato di pomodoro cinese come viene detto nel servizio. Per rendersi conto di quanto sia inesistente il problema sottolineato dalla Toffa, basta ricordare che le segnalazioni giunte al Rasff su prodotti alimentari irregolari negli ultimi cinque anni sono più 18mila! Da Le Iene ci piacerebbe avere dei riscontri concreti e non solo belle immagini.

pomodoro cinese iene italia
Il concentrato cinese importato, corrisponde allo 0,28% del pomodoro lavorato e raccolto in Italia

Un altro elemento critico del servizio riguarda le dimensioni del problema che viene ingigantito oltremodo. Le immagini dei barili blu pronti per essere spediti in Italia fanno un certo effetto sui  telespettatori, ma in realtà le importazioni dalla Cina sono ridicole. L’anno scorso solo il 10% delle 144 mila tonnellate di concentrato importato, proveniva dalla Cina. Si tratta dello 0,28% del pomodoro lavorato dall’industria italiana (una quantità cinque volte inferiore rispetto al 2013). La stragrande maggioranza del concentrato infatti arriva da: California, Spagna, Portogallo e Grecia. Come più volte detto la materia prima viene utilizzata da alcune industrie italiane per prodotti destinati soprattutto al mercato africano ed extra europeo per le bottiglie di ketchup, i sughi pronti dove il pomodoro risulta un ingrediente minore.

Altri due elementi invalidano la serietà del servizio de Le Iene. La vicenda del concentrato cinese scaduto con i vermi ha il sapore di una presa in giro e il continuo richiamo ai misteriosi importatori italiani è ridicola, visto che sono solo 3-4 e, a dispetto di quanto si lascia intendere nel servizio, non sono certo marchi noti al grande pubblico trattandosi di aziende minori.

pasta pomodoro cinese
Nel 2014 solo il 10% delle 144mila tonnellate di concentrato importato, proveniva dalla Cina

Anche l’intervista al produttore cinese desta qualche perplessità. Il signore dice di esportare 60 mila tonnellate l’anno quando in realtà l’anno scorso ne abbiamo importata solo 14mila! Risulta strano che il produttore cinese dichiari di vendere concentrato di colore marrone destinato a essere rigenerato in qualche modo! Un’altra nota stonata riguarda la scelta di fare analizzare da un laboratorio italiano una bustina di tè cinese alla ricerca di pesticidi e antiparassitari, quando nel servizio si parla di pomodoro! Forse sono state analizzate anche scatolette di salsa e altri prodotti a base di pomodoro senza riscontrare le criticità denunciate? L’ultima nota, le terribili condizioni in cui lavorano e vivono i raccoglitori nei campi cinesi riportate dalle Iene, che purtroppo non si discostano molto da quelle che numerosi immigrati subiscono in Italia.

Il bilancio del programma è disastroso, perché l’abile narrazione e le belle immagini hanno convinto molti telespettatori che nel settore del pomodoro ci sono gravi problemi che intaccano anche la salute dei consumatori. A noi sembra invece un ottimo esempio di cattivo giornalismo non supportato da prove concrete. Una regola base del mestiere è verificare le notizie e anche l’attendibilità delle persone intervistate. Quando è stato montato il servizio forse qualcuno ha dimenticato di inserire passaggi importanti per dare credibilità ad una storia che non sta proprio in piedi.

pelati lattina latta pomodori
La petizione per il “made in Italy” ha raggiunto 330mila firme!

La nota positiva della puntata delle Iene è il lancio della petizione su change.org per l’indicazione dell’origine degli ingredienti, che ha raggiunto in pochissime ore 330mila firme! Ma anche in questo caso c’è una grossa criticità: Nadia Toffa si rivolge al ministero e chiede di applicare per i prodotti alimentari in scatola la regole adottate per l’olio extra vergine di oliva, dove l’etichetta differenzia solo tra materia prima UE ed EXTRA UE. Si tratta di un elemento interessante ma del tutto insufficiente per scegliere il made in Italy. Forse si dimentica che già oggi la stragrande maggioranza delle aziende che usa materie prime italiane e soprattutto pomodoro lo indica sull’etichetta e anche nella pubblicità. Se oggi venisse per incanto realizzato lo spirito della petizione sull’origine degli ingredienti principali, Nadia Toffa con la sua telecamera dovrebbe percorrere chilometri tra le corsie dei supermercati per trovare una  scatoletta di salsa preparata con vero concentrato di pomodoro cinese.

(*) La raccolta del pomodoro fresco in Italia è più che sufficiente a coprire la necessità delle imprese che lavorano e imbottigliano solo materia prima locale. In media si trasformano circa 5 milioni di tonnellate l’anno di prodotto fresco e il 60% viene esportato.

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valerio
valerio
29 Settembre 2015 15:03

la domanda è: è vero o no, che per la legge Italiana se prendiamo la materia prima dalla Cina, e poi la lavoriamo in Italia è Made in Italy?

La risposta: si

Sorge dunque un altra domanda: Chi controlla le aziende per impedire che acquistino pomodoro Cinese pieno di sostanze proibite in Europa facendolo passare per pomodoro coltivato in italia?

Risposta: Nessuno

A questo punto appare chiaro come il sole che, attendibile o meno, questo è un dato di fatto, e visto che quando c’è di mezzo il Dio denaro tutto è possibile, noi non ci dobbiamo fidare, e nel dubbio dobbiamo ritenere tutti i cibi a base di pomodori potenzialmente pericolosi per la salute, perchè potenzialmente possono essere entrati in contatto con sostanze proibite e pericolose. Cercare di non buttare benzina sul fuoco quando l’incendio serve a tutelare la salute dei cittadini non fa bene, ricordatelo.

Sergio
Sergio
Reply to  valerio
29 Settembre 2015 17:40

Nel servizio, i fornitori cinesi davano la lista dei pesticidi che venivano utilizzate in coltivazione con i limiti tollerati dalla legislatura cinese.
L’esperto italiano diceva che quei limiti erano molto superiori a quelli imposti in UE.
In ogni caso, mi farebbe piacere che le cose “made in Italy” fossero fatte con ingredienti esclusivamente provenienti dal nostro territorio altrimenti preferisco la denominazione “Prodotto in Italia con ingredienti da UE” o “… extra UE”

Marilena Pozzi
Reply to  valerio
29 Settembre 2015 18:15

La risposta alla domanda, invero, è NO. Non sì. Nessuno si è preso la briga di andare a vedere: https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/4853
Questa sentenza spiega chiaramente che la “lavorazione sostanziale” non permette di apporre la dicitura Made in Italy su un prodotto.

Marilena Pozzi
Reply to  valerio
30 Settembre 2015 13:01

Grazie Roberto, in effetti questa parte non mi era chiara. Quindi nella sentenza che ho citato il pomodoro era l’unico ingrediente (gli altri erano sale e acqua) e per questo sono stati condannati. Ma se fosse stato un concentrato alle verdure, ad esempio, non lo sarebbero stati.
Più o meno.

Beppe Ping
Beppe Ping
29 Settembre 2015 15:49

Sono un piccolo (e unico) produttore di noodles cinese in Italia (Prato). Prima dii tutto non voglio nemmeno commentare il pietoso servizio delle Iene. Non capisco tutta questa preoccupazione per le materie prime cinesi. Io stesso faccio noodles italiani con materia prima cinese, ma sono italiani. La sede dello stabilimento è a Prato. Sono controllato in Italia da organi di controllo italiani. Importo anche fusti di concentrato cinese che poi suddivido in barattoli e li confeziono in Italia, come attesta la sede dello stabilimento di confezionamento, che si trova in Italia e che è soggetto ai controlli delle autorità italiane. Cosa c’è di sbagliato in tutto questo?

veronica russo
veronica russo
Reply to  Beppe Ping
29 Settembre 2015 16:55

perchè Beppe ping importi dalla cina e non dallo stesso territorio italiano?

Valentina
Valentina
Reply to  Beppe Ping
29 Settembre 2015 17:30

Non c’è nulla di sbagliato in questo. Ma sui tuoi prodotti non dovrebbe esserci scritto “Made in Italy”, dicitura che potrebbe confondere i consumatori bensì prodotto “100% cinese”. É giusto che tu subisca controlli dagli enti italiani perché le merci da te prodotte vengono vendute sul mercato italiano; quindi se rispettano le leggi di questo paese e i disciplinari che stabiliscono cosa può esserci e in quale quantitá, in quello che fai non c’è assolutamente nulla di male!

graziano
graziano
29 Settembre 2015 16:59

Io per scelta non vedo le IENE ed altre trasmissioni simili, so che voi le pubblicate per cronaca ma mi infastidisce schivarle in TV per trovarmele sul FATTO ALIMENTARE shade

Valentina
Valentina
29 Settembre 2015 17:21

Il punto cruciale è solo uno: purtroppo é tristemente vero che un prodotto, un alimento proveniente dalla Cina o da qualsiasi altra nazione diventano Made in Italy se subiscono almeno una delle fasi di lavorazione qui in Italia. Questo non vale per i prodotti la cui etichettatura riporta la dicitura “100% italiano”, in questo caso il prodotto, per legge, deve essere composto solo da ingredienti italiani. Andando a fare la spesa è evidente che il numero di prodotti con la dicitura “100% italiano” é nettamente inferiore al numero di prodotti “Made in Italy”, i quali non assicurano la presenza di SOLI prodotti italiani e che, di conseguenza, siano stati coltivati seguendo il nostro disciplinare. Queste sono piccole scappatoie per eludere i Regolamenti; anche se secondo me il problema risiede nei Regolamenti stessi. La stessa scappatoia vale per gli OGM come sono sicura saprai. Nessuno dice che tutti i prodotti contenenti pomodoro, venduti in Italia siano di origine cinese o che siano dannosi; piuttosto si fa luce su una falla nella legislazione e giustamente si informano i consumatori di cose che, purtroppo, accadono ogni giorno senza che molti ne siano a conoscenza; di conseguenza si fa luce sulla possibilitá di spacciare per Made in Italy prodotti che con l’Italia hanno poco a che fare (e per poco si intende anche solo uno dei processi industriali).

Marilena Pozzi
Reply to  Valentina
29 Settembre 2015 18:07

Valentina, scusi sig La Pira se mi intrometto, non è affatto vero che “un alimento proveniente dalla Cina o da qualsiasi altra nazione diventano Made in Italy se subiscono almeno una delle fasi di lavorazione qui in Italia. ” Infatti esiste una sentenza del 2012 (link https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/4853 ) che dice che non è sufficienze che una “sostanziale lavorazione” venga fatta in Italia per apporre tale dicitura. Pertanto persino quanto richiesto nella petizione risulta pleonastico e sensazionalistico.

R. Squillantini
R. Squillantini
Reply to  Valentina
29 Settembre 2015 23:34

Ha perfettamente ragione Marilena Pozzi: dalla Cina arriva praticamente solo triplo concentrato di pomodoro (probabilmente anche per abbattere i costi di una materia prima un pò povera).
La semplice diluizione in Italia di un triplo concentrato di pomodoro di origine cinese, per le interpretazioni delle leggi doganali NON E’ UNA LAVORAZIONE SOSTANZIALE e pertanto il luogo di lavorazione non può divenirne la nuova provenienza. Non è consentito in tal caso indicare “Prodotto in Italia”.

Valentina
Valentina
Reply to  Valentina
30 Settembre 2015 01:18

Marilena l’articolo che mi hai postato non parla di una sentenza che stabilisce il fatto divieto di apporre la dicitura Made in Italy a prodotti provenienti dall’estero ma evidenzia l’illeggittimitá dell’unico processo industriale subito dal quel prodotto tale da non giustificare la suddetta dicitura Made in Italy. Quindi solo per quel caso vale quella interpretazione legislativa. Inoltre ti consiglio di leggere il Regolamento 450/08, c.d. Codice Doganale, attualmente in vigore dove all’art. 36.2 si legge: ” le merci alla cui produzione hanno contribuito due o più paesi o territori sono considerate originarie del paese o territorio in cui hanno subito l’ultima trasformazione sostanziale”. Ho dato l’esame di aggiornamento in diritto agroalimentare 2 mesi fa, lo ricordo per certo!

Valentina
Valentina
29 Settembre 2015 17:54

Anche io come voi sono per i fatti concreti. Concorderá però che le Iene non hanno fornito i nomi delle aziende per tutelarsi dal punto di vista legale. Dopo aver visto il latte in polvere che conteneva tra i molteplici ingredienti pericolosi e illegali anche la calce, proveniente sempre dalla Cina, non mi sciocca più nulla. I controlli si sa, sono scarsi paragonati alla mole di cibo importato/esportato; come si sa che i disciplinari per la coltivazione di alimenti in Cina sono completamente differenti da quelli approvati in Italia. Se i prodotti importati non ledono la salute dei consumatori e li tutelano, come stabilito nel Regolamento 178/2002, non sussistono problematiche ma se dovessero contenere sostanze pericolose beh dovremmo pretendere tutti di saperne di più! Al di lá se tali prodotti vengano dalla Cina o dall’Italia stessa o da qualsiasi altra parte del mondo! Non ci è dato sapere se effettivamente i pomodori importati dalla Cina siano potenzialmente tossici per i consumatori ma nel dubbio io attiverei dei controlli a campione sperando nel raggiungimento della veritá e non nella solita corruzione.

pino
pino
Reply to  Valentina
30 Settembre 2015 11:16

non è del tutto vero, i controlli ci sono e le irregolarità pure,questo è un sunto della pagina di coldiretti:
La Cina anche nel 2011 ha conquistato il primato nel numero di notifiche per prodotti alimentari irregolari perché contaminati dalla presenza di micotossine, additivi e coloranti al di fuori dalle norme di legge, da parte dell’Unione Europea, secondo una elaborazione della Coldiretti sulla base della Relazione sul sistema di allerta per gli alimenti. Su un totale di 3.721 allarmi per irregolarità segnalate in Europa ben 569 (15 per cento) – conclude la Coldiretti – hanno riguardato la Cina.
http://www.coldiretti.it/News/Pagine/277—5-Aprile-2012.aspx

salvo
salvo
29 Settembre 2015 18:28

egregio sig La Pira, ho letto con attenzione il suo articolo,lei non dice che non importiamo il prodotto cinese in questione, non dice neanche che fine fanno queste tonnellate di prodotto che importiamo, alla fine, non avendo dati di analisi su queste tonnellate di prodotto che importiamo, perché dovremmo credere a lei e non dovremmo credere al servizio delle jene? è vero che la tv puo decidere con questo servizio ,in parte l’ andamento del mercato, esistono delle trasmissioni tv, dove con dati alla mano, si può controbattere, in attesa, porgo cordiali saluti

Beppe Ping
Beppe Ping
29 Settembre 2015 18:32

Rispondo ai commenti. I noodles li faccio con materia pri?Inse perché è più adatta di quella italiana a fare i noodles. La materia prima italiana va bene per alcune cose,per altre è carente in quantità o non va bene. A Valentina voglio spiegare che MADE IN significa fatto in o prodotto in… e io dove produco? In Cina? Scrivo made in Italy e così non inganno il consumatore. Lo ingannerei se scrivessi Made in China

paolo
paolo
Reply to  Beppe Ping
29 Settembre 2015 20:48

signnor ping,
penso che il suo prodotto sia ottimo,

il made in italy oggi nella cultura popolare riporta che sia prodotto e fatto in italia con prodotti italiani, cordialità

Valentina
Valentina
Reply to  Beppe Ping
30 Settembre 2015 00:44

Quello che intendevo far emergere é che la dicitura “Made in Italy” porta erroneamente i consumatori a pensare che quel prodotto sia fatto con ingredienti italiani e in tal senso (scherzando) ho esordito dicendo “sarebbe meglio scrivere Made in China”. Bisognerebbe promulgare tali informazioni ai consumatori mettendoli in condizione di essere del tutto consapevoli di ciò che stanno acquistando.

salvo
salvo
29 Settembre 2015 18:58

resta il nodo degli insetticidi, antiparassitari e anticrittogamici che usano e che superano la quantita’ prevista dalla legislazione italiana. in un tempo come questo che siamo bombardati per usare i prodotti bio, noi miseri consumatori, vogliamo certezze, quindi voi che potete, fate analizzare i prodotti e comunicateci i valori. solo cosi facendo possiamo dire con certezza che la trasmissione ha fatto un finto scoop.altrimenti restano solo parole da entrambe le parti.

salvo
salvo
29 Settembre 2015 22:37

secondo me, hanno fatto analizzare il te, perché si trattava di un prodotto finito, da trasportare come si vuole, il campionamento di un prodotto semi solido come quel concentrato x essere analizzato il campione deve avere alcune caratteristiche nel suo modo di essere prelevato, in sintesi ,occorrono 5 prelievi in superfice, 5 prelievi a media profondita e 5 prelievi a bassa profondità, il tutto deve essere omogenizzato e alla fine si effettua il campionamento del prodotto, lo stesso poi deve essere trasportato e tenuto in frigo sino all arrivo al laboratorio di analisi..Un campione prelevato in superfice, magari in modo sporco, non avrebbe dato risultati attendibili.Questo è solo il mio parere, buona serata.

Giampaolo Buscarini
Giampaolo Buscarini
29 Settembre 2015 23:08

Una domanda: a che cosa servono le 144 mia tonnellate ti concentrato di pomodoro importato ? Grazie in anticipo

Fabio
Fabio
Reply to  Giampaolo Buscarini
30 Settembre 2015 10:49

Se il concentrato di pomodoro importato soddisfa i requisiti igienici UE, e cosi pare, non guardando le Iene ma dai dati RASFF (ricordo che l’UE è tra i paesi più stringenti come limiti e controlli per quello che riguarda il settore alimentare), servono per fare quello che le aziende che lo hanno importato vogliono fare. Che sia ketchup, salsa al pomodoro o quant’altro.
Allo stesso modo che importare concentrato di pomodoro dalla California, o maiali dalla Germania, o arance dalla Spagna.

Fabio Hack
Fabio Hack
Reply to  Giampaolo Buscarini
30 Settembre 2015 16:01

Rispondo al Fabio sopra .. si gli stessi standard della Volkswagen …….. Vorrei ricordare che viviamo in Italia e sappiamo tutti cosa succede distribuendo qualche mazzetta qua e la …

Beppe Ping
Beppe Ping
30 Settembre 2015 13:21

Si,ma io continuo a pensare che Made in Italy significa prodotto in Italia. Quando mia sorella in cina vede un prodotto con scritta Made in Cina non pensa automaticamente che prodotto cinese è fatto solo con materia prima cinese.
Diverso sarebbe se mia sorella legge prodotto 100% cinese, ma in quel caso è il produttore che deve spiegare al consumatore che il prodotto è fatto solo con materia prima cinese. Altrimenti Made in China è chiarissimo che prodotto è fatto in Cina, ma puo’ essere fatto con materie prime non cinesi. Scusa, ma se io faccio yogurt di banane in Italia, il consumatore si aspetta che la banana è italiana? No, perchè io io mai penserei che in Italia ci sono piantagioni di banane

Fabio
Fabio
Reply to  Beppe Ping
1 Ottobre 2015 09:16

Se ragioniamo con questi concetti, o meglio preconcetti, allora anche il pomodoro BIO che compro dal contadino sotto casa, potrebbe essere pieno di pesticidi perchè il contadino distribuisce qualche mazzetta qua e la ai funzionari degli enti di controllo.

Beppe Ping
Beppe Ping
30 Settembre 2015 13:24

E comunque io ritengo che Governo sbaglia a voler introdurre la sede dello stabilimento di confezionamento. Basta la sede dello stabilimento di produzione. Se tu introduci stabilimento di confezionamento crei l’equivoco

Giovanni
Giovanni
Reply to  Beppe Ping
30 Settembre 2015 17:23

Il Governo deve imporre a inserire l’origine delle materie prime e la se de dello stabilimento di produzione.
lo stabilimento di confezionamento è inutile a mio avviso.
così tu potresti scrivere prodotto a Prato con ingredienti di origine Cinese e tutto sarebbe chiaro, chi vuole compra, chi non vuole non compra.

Beppe Ping
Beppe Ping
Reply to  Beppe Ping
30 Settembre 2015 17:59

Bene,per miei noodles non è problema mettere origine della materia prima. Ma in caso di prodotto complesso come pizza con verdure, prosciutto, formaggio, tofu e spezie cosa facciamo? Diamo origine di tutti i prodotti e viene fuori confezione che sembra un scatolone? A chi invece offende la materie prima cinese, voglio dire che i miei prodotti e materie prime che importo dalla cina sono controllati. Il mio laboratorio subisce controlli regolari e quello che importo, se pericoloso,viene fermato a confine in dogana. Che poi mi chiedo, ma tutta questa preoccupazione verso materia prima cinese, non l’avete per materia prima italiana? Prodotti della terra di fuochi o di napoli volete farmi credere che sono.più sicuri? Salsa di pomodoro della terra di fuochi è 100% italiana. È sicura? Vi fidate a mangiare? E consumatore sa da dove viene? Ah,ma importa che sia italiano. Non che sia velenoso…

Fabio
Fabio
30 Settembre 2015 15:57

Buongiorno,
secondo me dovrebbe prendere un aereo e farsi un giro per il territorio cinese giusto per capire le differenze con il resto del mondo, e se lo ha già fatto meglio ripeterlo. Secondo lei le norme cinesi e tutto il resto sono uguali a quelle italiane? Al cinese medio altro interessa la salute del prossimo/del pianeta? Lo sa che il 90% delle città cinesi hanno un tasso d’inquinamento oltre il limite di sicurezza (e già solo questo basterebbe)?
Le posso assicurare che anche senza il servizio delle Iene (con la I e non con la J) è risaputo (per chi ha esperienze cinesi o ha buon senso) che gli standard di controlli, prevenzione, etc. etc. non sono gli stessi dell’Europa e non stento a credere che utilizzino pesticidi/antiparassitari nocivi.
Tutta la mia minima, e moooolto parziale, analisi si sposa bene con i filibustieri quali sono gli italiani, sempre pronti a massimizzare il guadagno senza remore (vedi terra dei fuochi, ILVA e i vari scandali ormai all’ordine del giorno), e sui controlli doganali sempre per il fatto che siamo un popolo di corrotti non ho dubbi su quel che è stato detto dalle Iene (ma anche li non serviva guardare il servizio per capirlo).
E anche se solo il 2%-3%-4%-.. del pomodoro importato fosse contaminato sarebbe anche troppo! Io non credo che il servizio sia stato ingigantito ma credo piuttosto che siamo troppo bravi a minimizzare sempre tutto.

antonio
antonio
30 Settembre 2015 18:53

probabilmente, il servizio delle Iene potrebbe essere gonfiato, ma sta di fatto che in Italia arrivano vagonate di semilavorati di provenienza UE ed extra UE , ed è per certo che i nostri prodotti sono super apprezzati nel mondo non mi sembra che abbiano scoperto l’acqua calda , far passare formaggi, carne pelati pomodoro etc. per made in Italy serve a far arricchire i disonesti e noi ne paghiamo le conseguenze.
Perdita di lavoro nei vari indotti di produzione e coltivazione.
Bisogna a mio avviso trovare un sistema di tracciatura e controllo , e noi tutti dovremmo uscire allo scoperto denunciando le aziende che favoriscono questo mercato sleale.

jerome
jerome
30 Settembre 2015 19:58

Ogni due anni emerge uno scandalo che coinvolge qualche produttore di uova che immette nei fusti di tuorli destinati alle industrie alimentari uova di cova che dovrebbe smaltire attraverso speciali discariche.
In sostanza occorre sempre tenere la guardia alta, rimanere diffidenti e pretendere il massimo livello di trasparenza.
Detto ciò l’unica cosa a mio parere allarmante è che il legislatore italiano ha eliminato l’obbligo di dichiarare in etichetta il luogo e lo stabilimento di produzione che è un primo elemento di garanzia per il consumatore.
Il fatto che la materia prima sia di provenienza estera di per sè non è uno scandalo. Già da tempo quasi tutto l’olio di oliva e la carne con cui si fa la bresaola (anche IGP) che consumiamo provengono dall’estero. idem dicasi per la pasta di semola, i biscotti, la nutella, la frutta secca, et.
L’importante è esserne informati e soprattutto sapere chi ci ha messo le mani e i controlli.
Se poi uno vuole anche la garanzia che la materia prima sia italiana l’unica è comprare i prodotti DOP.

Beppe Ping
Beppe Ping
Reply to  jerome
30 Settembre 2015 23:52

Si Jerome. Ma il Governo italiano sta facendo legge sbagliata. Stabilimento di produzione è bene. Sede di stabilimento di condizionamento è una truffa. Tu indichi che stabilimenti è in Italia,ma prodotto da dove viene? E se io confeziono o produco a Liguria prodotto con pomodoro di terra dei fuochi. È made in Italy, ma consumatore non è garantito di sicurezza e qualità di merce che consuma. A me sta cosa di materia prima italiana non da poi tutte queste garanzie

Sandro kensan
1 Ottobre 2015 00:05

Secondo me il problema è piuttosto psicologico ovvero che in giro ci sono un sacco di teledipendenti per cui c’è una affezione verso il mezzo televisivo che viene visto come una fonte di verità. Il fatto di toccare la veridicità del feticcio televisivo porta le persone ad arroccarsi indipendentemente dai dati di fatto riportati in questo articolo.

Secondariamente la televisione porta ad esaudire un bisogno primario di trovare conferma alle proprie aspettative. Ci aspettiamo che il prodotto cinese sia tossico per cui la maggioranza della gente si inalbera quando le vengono stravolti i suoi punti di riferimento ovvero TV come suprema dispensatrice di verità e certezze e Cina che esporta prodotti tossici alimentari: un binomio che provoca una esplosione se qualcuno lo mette in dubbio.

Senza contare il fatto che c’è una subcultura prettamente televisiva che ha creato il mito (vero o falso non lo so) che i prodotti cinesi siano tossici. Il problema è che questa subcultura non si basa su dati oggettivi ma su una volontà di difendere il prodotto italiano quando noi tutti compriamo il cinese in massa a partire dai cellulari per finire ai vestiti made in Italy ma 100% cinesi.

Giovanni
Giovanni
Reply to  Sandro kensan
1 Ottobre 2015 12:06

Scusami Sandro, non puoi dire che il pericolo che sta dietro i prodotti cinesi è un mito.
purtroppo lo abbiamo imparato sulla nostra pelle, metalli pesanti, allergeni, prodotti contraffatti, coloranti e chi più ne ha più ne metta, nei prodotti che arrivano dalla Cina.
Non saranno proprio tutti così però buona parte delle problematiche degli ultimi anni derivano da li.
La contraffazione dei bollini CE, la presenza di piombo nei giocattoli, la presenza di bisfenolo e ftalati in prodotti non controllati, giocattoli con parti che si staccano e che possono essere dannose.
Ce ne sono una serie quindi è vero che non tutto è dannoso, però siamo parecchio scottati da questo “mito”.

Beppe Ping
Beppe Ping
Reply to  Sandro kensan
1 Ottobre 2015 14:11

Giovanni, e prodotti di terra di fuochi? Sono Made in Italy, ma tu ti fidi? Io credo meglio noodles con materia prima cinese che salsa di pomodoro di terra di fuochi.

Sandro kensan
Reply to  Sandro kensan
1 Ottobre 2015 14:33

Cero Giovanni, siamo scottati da questo mito e anche parecchio ma il problema sta tutto qui ovvero che siamo “scottati” e questo non è un dato oggettivo ma è un dato “televisivo”.

Sandro kensan
Reply to  Sandro kensan
1 Ottobre 2015 17:56

Giovanni
1 ottobre 2015 at 16:11

Sandro guarda, lavoro in un azienda che fa certificazioni di varia natura e su un gamma di prodotti che vanno dai piatti ai giochi e su alimenti, ti posso garantire che non è un dato televisivo, ma parecchio oggettivo.
non voglio dire che tutto il prodotto che arriva è contaminato, ma non posso dire che l’area della Cina non sia un area a rischio, come tate altre, ma non si può negare.

***

Quel che riporta questo articolo è un dato oggettivo e dice il contrario di quel che dice la tv.

Giovanni
Giovanni
Reply to  Sandro kensan
2 Ottobre 2015 15:02

Io concordo con l’articolo, i mezzi di indagine che riporta Roberto sono più che attendibili.
la Cina però resta un pericolo
***
Beppe, non è meglio il prodotto cinese e non è meglio il prodotto della terra dei fuochi.
Se vogliamo fare a gara ti dico già che non mi fido allo stesso modo di nessuno dei due.
Non è una campagna contro la Cina, è una campagna PRO salute, non mi fido della Cina, non mi fido della terra dei fuochi, non mi fido della Romania e di tanti altri posti, quindi presto attenzione a cosa succede in giro e valuto.

marco
marco
1 Ottobre 2015 12:46

Io se fossi una ditta italiana se in un lotto di produzione del mio prodotto devo utilizzare 5 fusti di pomodoro cosa impedisce che in 5 fusti 4 sono di origine italiana ed 1 lo metto cinese anche se è di qualità “meat tomato” ?

Giovanni
Giovanni
Reply to  marco
1 Ottobre 2015 16:11

Sandro guarda, lavoro in un azienda che fa certificazioni di varia natura e su un gamma di prodotti che vanno dai piatti ai giochi e su alimenti, ti posso garantire che non è un dato televisivo, ma parecchio oggettivo.
non voglio dire che tutto il prodotto che arriva è contaminato, ma non posso dire che l’area della Cina non sia un area a rischio, come tate altre, ma non si può negare.

ivan
ivan
1 Ottobre 2015 18:19

Articolo chiarissimo. Però non chiarisce tutti i punti. Per prima cosa qual è la fonte dei dati che il giornalista de il fatto alimentare pubblica? In secondo luogo, come fa ad essere certo al 100% che non ci sia smercio dalla cina di pomodori lavorati di bassissima qualità?

ivan
ivan
1 Ottobre 2015 18:22

Infine vorrei dire una cosa all’autore dell’articolo. E’ chiaro che quanto raccontato dalle Iene sfugge ai controlli. Non si può parlare di questo fenomeno guardando i dati formali. Bisognerebbe fare un controllo direttamente all’Agenzia delle dogane.

ivan
ivan
1 Ottobre 2015 18:54

Permettimi però di ritenere che il dato ricavato sul campo vale di più di quello ricavato da un burocrate