I pomodorini freschi del progetto “Frutta e verdura nelle scuole” intossicano alunni e insegnanti in alcune scuole dell’Emilia-Romagna. Il 10 maggio 2024 il progetto è stato sospeso a seguito di un’intossicazione, che ha colpito bambini tra i sei e gli undici anni e adulti, manifestatasi dopo aver mangiato i pomodorini freschi forniti per la merenda del mattino. Sono quattro i plessi scolastici della provincia di Modena coinvolti nell’accaduto. Le prime segnalazioni sono partite dalle elementari Emilio Po e Galilei, dove 132 alunni e 7 insegnanti hanno accusato malesseri compatibili con un’intossicazione alimentare e, di questi, due alunni sono stati ricoverati in ospedale e dimessi nel giro di poche ore.
Non sono mancate segnalazioni anche da: Forlì con 40 bambini coinvolti (nausea, vomito, diarrea, mal di pancia i sintomi, in alcuni casi in concomitanza con bruciore delle mucose orali). Uno a Rimini, 20 a Faenza; qualche caso anche a Cesena, nessuno grave. Le dirigenti scolastiche degli istituti coinvolti, dopo aver prontamente avvisato i genitori, hanno sospeso il progetto che aveva in programma altre date dedicate a fragole e carote.
L’AUSL di Modena sui pomodorini
A seguito delle segnalazioni giunte al Servizio di Igiene pubblica dell’Azienda Usl di Modena, la stessa, attraverso il portale salute Emilia-Romagna, ha diffuso un comunicato in cui precisa che il progetto, su libera adesione da parte delle scuole, prevedeva la consegna di vaschette da mezzo chilo di pomodorini freschi da distribuire ai bambini per la merenda. L’AUSL Modena precisa anche che, i prodotti distribuiti, non sono legati al servizio mensa ma si tratta di un progetto esterno che ha coinvolto solo le scuole che hanno aderito attraverso un portale ministeriale dedicato.
Il modello del progetto “Frutta e verdura nelle scuole 2024”
Dal 2024 infatti, come si legge sul sito della regione Emilia-Romagna: “Il progetto si realizza, non più attraverso appalti a imprese attive nella distribuzione, ma con un modello che si rivolge direttamente al settore primario. Saranno infatti i produttori ortofrutticoli, le loro associazioni, cooperative o consorzi a presentare i progetti per promuovere il consumo di frutta e verdura fra gli alunni nelle scuole primarie. Si tratta di contributi a fondo perduto fino al 90% delle spese di fornitura e distribuzione di prodotti ortofrutticoli agli alunni degli istituti scolastici primari, nonché azioni educative di accompagnamento tra cui corsi di degustazione, attività ludico-ricreative, visite a fattorie e azioni informative sull’agricoltura, sulle sane abitudini alimentari e sulle filiere”.
La sospensione del progetto
Il progetto, afferente al Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste è stato dallo stesso sospeso in via cautelativa mentre, contestualmente partiva la richiesta, a livello regionale, di sospendere il consumo del prodotto coinvolto fino alla conclusione degli accertamenti analitici, dei campioni di pomodorini già prelevati dall’autorità locale competente, e che dovrebbero arrivare nei prossimi giorni.
La sospensione è avvenuta con l’emanazione del decreto direttoriale 208933 del 10 maggio 2024 in cui si recita: “Le sospensioni di cui al comma 1 sono disposte in attesa della valutazione delle misure adottate per garantire la qualità, idoneità e conformità dei prodotti distribuiti dai soggetti “O.P. Kiwi Sole soc. coop. agr.” e “R.T.I. Gusto e sapori in natura” in fase di esecuzione dei progetti presentati, a tutela della salute dei bambini”.
Sapere chi coordina il progetto per avere informazioni sulla catena logistica dei pomodorini già consumati e di quelli previsti in fututo, si legge nella nota dell’AUSL a firma Roberto Bandini, direttore del dipartimento di Igiene degli Alimenti e Nutrizione Forlì-Cesena, è tra le priorità dell’AUSL.
Forse, a fronte del modello organizzativo 2024 la verifica sulla catena logistica dovrebbe avvenire prima che la distribuzione nelle scuole venga effettuata.
Aggiornamento del 15 maggio 2024
Sono stati segnalati nuovi casi di intossicazione in Friuli Venezia Giulia, nelle Marche e anche a Udine. Alcuni bambini dell’Istituto comprensivo S. Agostino di Civitanova si sono sentiti male dopo aver consumato dei pomodorini ciliegino. Mentre Udine Today riporta il malore di una ventina tra bambine e bambini insieme ad alcuni insegnanti delle scuole elementari Girardini e Mazzini.
Aggiornamento del 17 maggio 2024
Il Resto del Carlino ha reso noti i primi risultati delle analisi sui pomodorini distribuiti nelle scuole all’interno del progetto “Frutta e verdure nelle scuole” che sembrano essere stati i responsabili dell’intossicazione di bambini e insegnanti di alcune scuole primarie dell’Emilia-Romagna con casi analoghi in altre regioni nella seconda settimana di maggio.
Dalle analisi effettuate sui campioni, consegnati per le indagini di laboratorio all’Istituto Zooprofilattico della Lombardia ed Emilia-Romagna e al laboratorio Arpae di Ferrara, è emerso che “nei pomodori non erano presenti tossine di origine batterica, inoltre sono risultati nella norma i valori riferiti ad altri possibili contaminanti chimici quali rame ed altri metalli, zolfo, istamina e prodotti fitosanitari. Sono in corso altre analisi finalizzate alla ricerca di sostanze naturalmente presenti nelle piante e nei frutti di pomodoro che potrebbero essere correlate agli episodi che si sono verificati” come si legge nel comunicato stampa pubblicato dall’AUSL di Modena nel portale Regione Emilia-Romagna.
Nessuna certezza quindi al momento sulle cause dell’intossicazione tranne quella che, in attesa delle altre analisi previste, il progetto “Frutta e Verdura nelle scuole”, come da disposizioni del Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, resta sospeso. Lo stesso Ministero è inoltre in attesa dell’esito dei controlli effettuati dai Nas durante l’ispezione nelle scuole “Galilei” ed “Emilio Po” di Modena non appena è stata divulgata la notizia dell’intossicazione.
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senza forse, bisogna controllarle prima, queste derrate alimentari, perché, anche inavvertitamente, potrebbero risultare contaminate da sostanze chimiche o acque non compatibili con l’alimentazione. non è certo questo il miglior modo per approcciare dei bambini a dei prodotti da mangiare, magari vegetali e di provenienza locale. il ministero non ci fa una bella figura…
Anni fa ho partecipato a questo progetto e ne sono rimasta profondamente delusa, sia per come era organizzato ma soprattutto per la qualità dei prodotti distribuiti ai bambini. Dovevamo distribuire una spremuta e la maggior parte delle arance erano marce o muffite; mentre le mele golden, che erano tagliate a spicchi e poi lasciate in una aula per minimo 2 ore erano pressoché acerbe. Allora il mio primo pensiero è stato che questo era un sistema per scoraggiare i bambini a consumare la frutta, sulla carta un buon progetto ma nella pratica l’ennesimo spreco di denaro pubblico.
la sua testimonianza non fa altro che peggiorare il quadro della situazione, perché nel mio commento non accennavo alla pessima qualità, visibile ad occhio nudo, dei prodotti…
Confermo, ricordo anche io la prima edizione del progetto di qualche anno fa, sembrava facessero apposta a fornire frutta e verdura in condizioni pietose. Ricordo delle banane talmente nere ed avvizzite, che io che insisto sempre con i miei figli affinché finiscano tutto ciò che gli viene dato ed accettino anche prodotti non in perfette condizioni, mi sarei vergognato a presentargliele.
Mi chiedo ancora con quale coraggio l’insegnante gliele abbia consegnate…
Questa volta pomodorini e fragole sono molto migliori e infatti i bimbi li hanno mangiati con entusiasmo, ma a leggere tutti questi problemi a pochi km dal proprio territorio non si sta certo tranquilli. I più piccoli dovrebbero essere i soggetti più tutelati e invece riusciamo a cadere ai livelli più bassi anche in questi casi?
Per inciso, proprio ieri notavo la provenienza delle fragole: Caserta, cioè ad oltre 600km di distanza dal mio paese, in piena pianura padana e circondato da campi di fragole. Della serie, favoriamo le produzioni locali ed abbattiamo i trasporti inutili…
Capisco che ci saranno degli appalti a livello nazionale, ma trovo abbastanza assurda la cosa: possibile che non si possa tarare il progetto nell’ambito del territorio?
Quei bambini non mangeranno mai più verdura, temo…
Bel modo per incoraggiarli
Ecco il Made in “Italy”. Complimenti a Coldiretti e ai suoi adepti.
Non mi meraviglia il fatto in se’ perche’ sono tante le aziende poco serie che si possono inserire in questi progetti ma che si sia pensato di vendere prodotti freschi faclimente contaminabili.
Il progetto di invogliare i bambini a mangiare frutta e verdura fresca è, in sé, ottimo. Ma tutto dipende da come viene gestito. Ho visto assegnare una quantità esagerata di albicocche, roba da indigestione. In più, erano assolutamente acerbe! Così è stato per ogni tipo di frutta distribuita. Boh!
Buon giorno, chiedo se siete a conoscenza del perché i pomodorini sono tossici? Lo hanno comunicato? Sono stati tutti ritirati o ci dobbiamo preoccupare?
Il programma è stato interrotto. Purtroppo non sono ancora stati resi pubblici i risultati delle analisi sui pomodorini.
Grazie mille
Nella nostra zona (provincia di Rimini) un caso analogo dovuto al consumo di pomodorini acquistati in un supermercato già 15-20 giorni fa.. forse è necessario che i controlli e le eventuali azioni di ritiro/richiamo procedano un po’ più celermente..
La reazione e la tipologia di prodotto fanno pensare più a un problema chimico che microbiologico (che personalmente ritengo di gravità superiore dato che non dovuto a “eventi casuali”..).. sarebbe bello saperne di più e capire quali provvedimenti sono o saranno messi in atto..
Provvedimenti?!?!?
Ma siete in Italia.
Casi come questi non dovrebbero far perdere la fiducia sulla bontà dell’iniziativa, ma portare i progettisti dell’intervento educativo a migliorare e correggere gli errori. E’ evidente infatti la mancanza di un controllo qualitativo, che va a inficiare la finaltà generale del progetto – oltrechè, ovviamente, a causare malesseri e sofferenze a soggetti fragili.
Io avrei scelto un prodotto biologico, sia per la scurezza alimentare che per la portata educativa connessa al consumo di prodotti ecosostenibili.
Infine – mi scuso anticipatamente – approfitto di questo spazio per una piccola polemica con Coldiretti: i pomodorini usati sono italiani.
Oltre a tutto quello riportato nei commenti vorrei aggiungere che frutta e verdura devono esserci prima di tutto a casa, è da lì che parte tutto, sin da quando i bimbi sono piccoli. Se un genitore non mangia frutta e verdura, il figlio imparerà a non mangiarla.
Dietro a questi progetti c’è altro, non di certo il benessere dei bambini…
Siete il NUMERO UNO! Bravi!
Spero che i genitori di questi bambini denuncino i responsabili
La frutta e verdura prodotta negli orti scolastici , progetto che ho seguito per conto di slow food, non può essere consumati a scuola, invece il ministero da anni investe milioni di euro per questo progetto che come molti evidenziano , non ha nulla a che vedere con la qualità. Sarebbe semplice, se vogliamo effettivamente promuovere il consumo di vegetali, che ogni comunità educante si connettesse con i produttori locali per svolgere azioni di educazione alimentare.
Se lo stesso problema è sorte in diverse Regioni mi chiedo prima di tutto perchè non coinvolgere solo produttori BIO, secondo punto perchè i pomodori non sono stati lavati nel miglior modo e comodamente con del Bicarbonato che elimina facilmente ogni impurità.
ma da quali aziende agricole produttrici derivavano questi pomodorini? Erano da agricoltura biologica o convenzionale estensiva?
Il ministero segnala che i prodotti sono distribuiti dai soggetti “O.P. Kiwi Sole soc. coop. agr.” e “R.T.I. Gusto e sapori in natura” . Non si sa molto di più di quanto riportato nell’articolo
Basta andare sul sito del progetto e c’ è il nome della ditta che hanl’ appalto. Una pagina di cerificazioni.
Un problema può accadere, ma l’ idea che ho è che l’ azienda sia qualificata.
Cerca frutta nelle scuole….
il problema dei pomodorini ‘tossici’ è certamente gravissimo! Si devono fare accertamenti sulle cause e poi divulgare con tutti i mezzi possibili.
Volevo avvisare che la stessa cosa è accaduta in una scuola elementare di Roma sud.
Il Decreto Direttoriale n. 167081 dell’11 aprile 2024 con cui è stato approvato il progetto non dice nulla circa le caratteristiche, la qualità e la conformità alla normativa vigente dei prodotti vegetali da distribuire agli alunni e agli insegnanti.
Purtroppo, anche a fronte di lodevoli iniziative mosse da buoni principi, ci si scontra spesso con “qualcuno” che di “buoine intenzioni” ha lastricato anche altre strade, non solo quelle dell’inferno.
Quando le lodevoli iniziative assumono burocratiche (obbligatorie!) forme di antiche divinità romane degli inferi quali Ade, Tartaro, Averno, Carna, Larenta, Laverna, Tarpea …stiamo freschi:
https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/21012
F
Personalmente ho sempre sostenuto che si tratta di un progetto che costa tantissimo e genera soltanto spreco
I bambini fanno già fatica a mangiare la frutta e la verdura che normalmente viene loro somministrata con il sevizio di ristorazione.
A questo folle progetto si affianca anche la campagna latte e derivate nelle scuole, pochi giorni fa in una scuola di Piacenza è arrivato del latte sotto forma di cagliata veicolato in contenitori di polistirolo. Queste campagne non solo generano sprechi ma mettono a rischio la sicurezza alimentare.Chi volesse un ulteriore approfondimento può leggere un recente mio articolo sulla rivista Ristorando.