Appare sempre più evidente che la selezione genetica che permette di macellare i polli da carne a poco più di un mese di vita, accelerandone la crescita in modo esasperato, non sia compatibile con il benessere animale. Ma se l’obiettivo dichiarato è di proporre ai consumatori carne a prezzi convenienti, ora sta emergendo che la qualità di questa carne è quanto meno discutibile. A lanciare l’allarme è la rivista Il Salvagente, che nell’ultimo numero, in un dossier dal titolo “Grasso che cova”, ripercorre le polemiche degli ultimi mesi sull’allevamento dei broiler e sulle strisce bianche (white striping), segno evidente di un’alterazione dei tessuti. Il laboratorio incaricato dalla rivista a controllare i petti di pollo ha analizzato 18 campioni allevati in Italia, arrivando alla conclusione che la carne non è più magra come qualche anno fa e presenta diverse criticità.
Raddoppiati i grassi nella carne di pollo
Secondo le tabelle di composizione degli alimenti del CREA (Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’analisi dell’Economia agraria), si legge nel dossier, il petto di pollo a crudo dovrebbe contenere 0,8 grammi di lipidi per 100 grammi di carne, mentre l’indagine realizzata da Il Salvagente mostra che accanto a petti in linea con le tabelle nutrizionali ufficiali (Todis e Fileni bio, rispettivamente 0,7 e 0,9 grammi di grassi) ci sono campioni che superano di molto la soglia. Aia Sottilissime di pollo e il filetto di pollo a fette di Esselunga hanno fatto registrare ben 2,5 grammi di sostanza grassa, seguiti dal petto di pollo a fette Conad (2,2 g) e da MD Bontà di Italia petto di pollo a fette (2,1). Percentuali che rendono il pollo sempre più simile alla carne rossa.
A prescindere dalla quantità di grassi, i dati più allarmanti riguardano il tipo di grassi e in generale il profilo nutrizionale di una delle carni più apprezzate dai consumatori. Ne abbiamo parlato con Enzo Spisni, che dirige il laboratorio di Fisiologia traslazionale e nutrizione all’Università di Bologna, dove insegna. “Dobbiamo considerare che stiamo parlando di animali malati, con il metabolismo alterato, animali che morirebbero comunque giovani se non fossero macellati a poche settimane di vita, – spiega Spisni. – Una crescita così rapida della massa muscolare non va di pari passo con lo sviluppo degli organi interni, creando uno squilibrio metabolico che si riflette nella composizione delle carni. Inoltre il tessuto muscolare di questi animali lavora pochissimo (perché rimangono praticamente immobili, fanno una vita completamente diversa rispetto a quella dei polli che razzolano in un cortile) e cresce in maniera abnorme”.
Profilo lipidico alterato
Senza contare gli effetti di un’alimentazione a basso costo pensata per favorire la crescita: “In questi animali il profilo lipidico è alterato, con uno squilibrio tra acidi grassi omega 3 e omega 6, a favore di questi ultimi che hanno un effetto proinfiammatorio, – prosegue Spisni. – Questo dipende dal fatto che gli animali non sono in grado di modificare il loro profilo lipidico, che quindi è determinato essenzialmente dall’alimentazione”. Una crescita così spinta – secondo i dati riportati da Il Salvagente un pollo a rapido accrescimento aumenta più di 50 grammi al giorno, raggiungendo il peso di 2,5 kg in 45 giorni – richiede un’alimentazione ipercalorica e iperproteica, “spesso a base di soia o cereali geneticamente modificati che sono anche quelli più trattati con molti pesticidi, – ricorda il docente. – D’altronde il prezzo del pollo è veramente basso, è logico pensare che anche il mangime utilizzato sia economico e di scarsa qualità”.
Le condizioni precarie degli animali hanno anche altre conseguenze, come l’ossidazione del colesterolo, “legata al fatto che questa crescita sproporzionata mette in crisi il meccanismo degli antiossidanti, – prosegue Spisni. – È possibile inoltre, come segnala il rapporto de Il Salvagente, che queste carni siano povere di vitamina B12 perché si tratta di una vitamina ad assimilazione lenta che potrebbe mancare in animali così giovani. In generale, è molto probabile che si tratti di una carne più povera di micronutrienti, vitamine e minerali rispetto a quella di un pollo allevato tradizionalmente”.
Meglio il pollo biologico?
“Direi che si tratta di una carne meno salutare – prosegue il docente – senza dimenticare che anche il gusto è meno soddisfacente. Sarebbe meglio mangiare meno carne ma di buona qualità: scegliere il biologico è un primo passo ma se il profilo genetico è quello il problema dello squilibrio metabolico legato all’accrescimento rimane”. Senza dimenticare che il problema del profilo nutrizionale riguarda tutti gli animali allevati in modo intensivo, inclusi i pesci – conclude Spisni – già negli anni ’90 avevamo dimostrato in uno studio che i pesci di allevamento intensivo hanno uno sviluppo eccessivo, anomalo, e un profilo lipidico diverso, peggiore rispetto a quelli che vivono liberi”.
© Riproduzione riservata Foto: Il Fatto Alimentare, Depositphotos
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giornalista scientifica
Buongiorno,
Vi ringrazio per l’articolo che, a differenza di altri apparsi in precedenza, fornisce dei dati quantitativi relativi al profilo nutrizionale delle carni di pollo provenienti dagli allevamenti intensivi.
Vorrei far notare che la carne di pollo a fette di Esselunga della linea Naturama visibile in foto (proveniente da animali italiani allevati senza uso di antibiotici e con mangimi vegetali, e ben riconoscibile nei punti vendita della catena proprio per la caratteristica etichetta luccicante verde-oro che fa tanto “green”) è la carne di pollo più costosa venduta nel reparto macelleria di questi supermercati.
Se anche queste carni “di prima scelta” sono affette dal problema delle strisce bianche, allora tanto di prima scelta non sono (a parte il prezzo al Kg, che è certamente di prima categoria), e non provengono neppure da animali vissuti nel benessere, come invece afferma l’etichetta applicata sulla confezione.
Grazie e cordiali saluti.
Non è obbligatorio credere a tutto, ha solo scoperto l’acqua calda, cioè che i polli di allevamento crescono più in fretta che quelli ruspanti.
Non è proprio così. Chi si occupa di queste cose sa che i polli da carne crescono rapidamente perché sono state selezionate linee genetiche con questa caratteristica, e gli animali vengono alimentati in modo da sfruttarla al massimo. I consumatori ne vedono i risultati ( polli macellati giovanissimi e venduti a basso prezzo) ma non è detto che sappiano cosa c’è dietro. Ora sta emergendo che queste caratteristiche, oltre a compromettere il benessere animale, come le associazioni animaliste denunciano da tempo, compromettono anche la qualità della carne.e di questo,semma, si parla troppo poco.
Il pollo Naturama non è il più costoso, e quindi il migliore sui banchi frigo di Esselunga. Migliori sono quelli con il marchio “Top Esselunga” il pollo della domenica, a lento accrescimento! che si trova in vendita tutti i giorni, a mio giudizio è molto buono , lo si denota dal colore e dalla consistenza.
Buongiorno Sig. Giuliano,
La ringrazio molto per l’informazione.
Non conoscevo l’esistenza di questo tipo di pollo, e ho quindi confrontato i prezzi.
I filetti di pollo a fette di Esselunga della linea Naturama – quindi quelli mostrati nella foto di questo articolo – costano a prezzo pieno 15 EUR/Kg (se tagliati a fettine sottili gli stessi filetti con etichetta Naturama verde-oro arrivano a costare addirittura a 17,89 EUR/Kg). Per questa tipologia di carne Esselunga specifica: “allevato senza uso di antibiotici, alimentazione vegetale, uso di luce naturale, arricchimenti ambientali per favorire i comportamenti naturali, maggior spazio in allevamento rispetto ai limiti di legge”.
I filetti di pollo a fette con il marchio “Top Esselunga” costano invece 24,40 EUR/Kg, quindi quasi 10 EUR/Kg in più rispetto al prezzo pieno dei filetti di pollo a fette Naturama, ed Esselunga specifica che questa carne “proviene da una filiera 100% italiana, con l’utilizzo di una razza a lento accrescimento, allevata senza l’uso di antibiotici e con un’alimentazione vegetale. La filiera TOP garantisce il benessere animale in allevamento attraverso una maggiore libertà di movimento, la presenza di luce naturale e gli arricchimenti ambientali per favorire i comportamenti naturali degli animali”.
In pratica – se non sbaglio – l’unica differenza tra il pollo Top e quello della linea Naturama sta nell’uso di una razza a lento accrescimento (la modalità di allevamento è la medesima) e quindi la differenza di prezzo sarà certamente dovuta ai maggiori costi necessari (mangime, acqua, controlli veterinari ecc.) per portare una razza con accrescimento lento alla taglia richiesta per la sua macellazione.
Quindi anche la carne di pollo diventa un lusso, se si vuole mangiare carne di vera qualità proveniente da animali non malati (e per malati intendo con metabolismo squilibrato a causa della selezione genetica).
Mi è allora venuta l’idea di controllare il prezzo della carne bovina e di confrontarlo con quella di pollo oggetto di questo mio intervento.
Il filetto di scottona di razza piemontese venduto da Esselunga (quindi non proprio una bovino qualsiasi) costa 36,99 EUR/Kg, poco più di 12 EUR/Kg rispetto al pollo Top Esselunga.
Considerate le dimensioni dei polli rispetto ai bovini, della quantità di acqua bevuta dai polli rispetto ai bovini, dei costi di mantenimento di un pollo rispetto a quelli di un bovino, e senza voler minimamente semplificare (non è il mio campo e me ne scuso), mi chiedo: il costo al Kg del pollo Top non è esagerato (quando già a mio parere è alto quello del pollo Naturama) ?
E da dove arriva questo pollo Top? Sempre da aziende agricole che fanno capo alle tre grandi aziende leader Aia, Fileni e Amadori, come si afferma in un altro articolo da poco pubblicato su questo stesso sito?
Grazie e cordiali saluti.
Vi ringrazio tanto per questo dossier sulla salute dei polli in allevamento intensivo, oltre a rilevare la anomalia nei parametri e
nei valori sanguigni, mette in luce di riflesso la condizione degli animali.
Questo articolo dovrebbe essere da deterrente per consumare meno carne di questo tipo, abolire gli allevamenti intensivi, e riflettere sulla disperazione quotidiana di milioni di animali reclusi li dentro, in gabbie anguste,a livello neurologico non oso immaginare i danni riportati, su questo punto non riflette mai nessuno,spero infine quindi che anche il mio commento sia da sprone per riflettere sul miglioramento delle loro condizioni. @animal equality
Articolo importante con parole e dati analizzati finalmente, utili anche i commenti; peccato che l’italiano si fida di quello che si applica sull’etichetta insomma uno specchietto per le allodole.. ma NOI CORRIAMO TROPPO sempre di fretta e non abbiamo tempo di comprare in una macelleria un pollo nostrano, andiamo al supermercato e ci accaparriamo di cibo meno sano.
Personalmente cerco di spendere qualcosa in più (portafoglio permettendo) ma di sperare di acquistare nei migliori dei modi.
quello esposto a mio parere e’ verita’. I consumatori di carne avicola non vogliono quelli allevati a lenta crescita e …..bio ( per modo di dire), ma guardano al pollo appariscente con petto grande e privo di ossa e guardano soprattutto al prezzo. Il …bio, costa il 70/80% in piu e non avendo risorse per giocare al gratta & perdi, comprano cibo di scarsa qualita’. Facendo guerra al gioco si otterra risorse per destinare denaro alla qualita di quello che mangiamo.
Trovo molto interessanti i vostri articoli, che ci aiutano a tutelare la nostra salute
Molto interessante
E ti pareva se in un articolo sul pollo non ci si infilava un commento sul pesce di allevamento intensivo, ovviamente mettendolo in cattiva luce. In primo luogo riferirsi a ricerche di 30 anni fa è risibile:ci sono stati enormi cambiamenti nei mangimi utilizzati e quindi nella composizione dei filetti. In secondo luogo un pesce allevato in Mediterraneo impiega, grazie al miglioramento genetico, pur sempre almeno 12-18mesi a raggiungere la taglia commerciale.
Ma le leggi europee e nazionali non vietano di destinare all’alimentazione umana carni di animali malati e non allevati nel rispetto del benessere animale ? Forse che i veterinari non fanno il loro lavoro? E fanno arrivare sulle tavole carni di animali malati e maltrattati ?
L’asserzione “Dobbiamo considerare che stiamo parlando di animali malati, con il metabolismo alterato, animali che morirebbero comunque giovani se non fossero macellati a poche settimane di vita, – spiega Spisni” mi sembra del tutto gratuita.
Tutto ciò mi lascia pensare …
I veterinari fanno il loro lavoro nell’ambito delle leggi vigenti, che per quanto riguarda il benessere animale sono sicuramente migliorabili. Un vero benessere vorrebbe i polli allevati a terra con spazi all’aperto e possibilità di razzolare, appollaiarsi e interagire con i propri simili. Inoltre, questi animali sono geneticamente selezionati per crescere velocemente, a scapito dell’equilibrio del loro organismo. Non sono affetti da una patologia, che verrebbe individuata, sono costituzionalmente malsani, e anche la carne risente di questo.
Da quando ho smesso di mangiare carne in generale sto troppo bene, spariti acciacchi vari e felice
Ai valori nutrizionali non consoni per una carne “bianca” di pollame bisogna aggiungere un problema ancora nascosto e non studiato sino a quando non scopriremo delle relazioni : vedi campylobacter e patologie acute gastrointestinali e …. sequele croniche; ciò nonostante la raccomandazione di mangiare pollame cotto!
Grazie!!! Molto utile la descrizione delle diverse modalità di allevamento ed anche le risposte degli utenti. Ho sempre mangiato solo carne di pollo, poca e bio, pur non mettendo la mano sul fuoco che si trattasse proprio di bio. Da oggi, dopo aver letto le due descrizioni qui riportate, di carne ne mangerò ancor meno, ovvero mai o quasi mai, Si può vivare benissimo anche con un’alimentazione vegetariana. Ci sono tanti alimenti alternativi gustori, saporiti e nutrienti.
Grazie ancora!!!
Ottimo articolo concreto ed equilibrato