Un lavoro sicuro rappresenta un obiettivo tutt’altro che scontato per chiunque. Se poi la persona che cerca lavoro è autistica, l’obiettivo diventa praticamente un miraggio. Eppure si calcola che le persone con autismo, in Europa, siano circa l’1% della popolazione e rappresentino negli Stati Uniti una percentuale anche superiore. Per fortuna, però, c’è chi non si è arreso e si impegna perché il miraggio di un lavoro si trasformi in realtà per un numero di ragazzi sempre maggiore. Stiamo parlando di Nico Acampora e del suo progetto PizzAut, una pizzeria dove lavorano, tra sala e cucina, esclusivamente ragazzi autistici, supportati da pochi volontari.
Il primo maggio 2022 il locale, che si trova a Cassina de’ Pecchi, nell’hinterland milanese, ha compiuto il suo primo anno di vita e ha festeggiato al gran completo, con i suoi 600 mq gremiti di clienti, le 180 mila pizze servite finora. Una festa che è stata anche l’occasione per annunciare l’apertura di una seconda pizzeria. “Abbiamo appena firmato il contratto d’affitto per uno spazio di 1.100 mq a Monza, nell’area dell’ex Philips – racconta Nico Acampora –. Il proprietario si è appassionato al nostro progetto e ci ha infatti concesso un affitto a prezzi fuori mercato. Adesso però ci serve ancora mezzo milione per le spese, tra riqualificazione e organizzazione. Stiamo quindi cercando 100 aziende che facciano un investimento sociale e donino 5 mila euro ciascuna”.
Una sfida di fronte alla quale Nico Acampora non si tira certo indietro. Il fondatore, psicologo e padre di un ragazzino autistico, ha infatti già affrontato molte difficoltà, con entusiasmo e idee creative. Oltre a quelle intrinseche nel progetto, da molti giudicato ai suoi esordi come irrealizzabile, ci si è messa anche la pandemia, che è esplosa proprio nel momento in cui il locale stava per essere inaugurato. “Tutti i ristoranti erano chiusi – continua Acampora – e ho temuto che i ragazzi perdessero la fiducia e dimenticassero quanto avevano appena imparato nel percorso formativo. Da questa difficoltà è nata l’idea di allestire un food truck, che ci ha permesso di portare la nostra cucina dove ce n’era bisogno e di preparare le pizze per i lavoratori delle aziende che, pur restando aperte, non potevano in quel periodo usufruire di bar o mense”.
Con lo stesso mezzo, lo scorso 2 aprile, in occasione della giornata mondiale di consapevolezza sull’autismo, il team di PizzAut è andato anche a Roma, da papa Francesco, e, in quell’occasione i giovani lavoratori autistici, in una prospettiva ribaltata, hanno donato il loro aiuto a chi ne aveva bisogno, preparando 200 pizze per i poveri. Con l’apertura del nuovo locale di Monza, prevista entro la fine del 2022, lavoreranno 24 nuovi giovani (12 dei quali hanno già iniziato il corso di formazione alla AutAcademy), che si aggiungeranno ai dieci che stanno lavorando nella sede di Cassina de’ Pecchi. “Dopo un periodo di tirocinio retribuito – prosegue il fondatore –, riusciamo ad assumere i nostri ragazzi a tempo indeterminato e il lavoro per loro è, ancora di più che per gli altri, un elemento di riscatto sociale, dignità e inclusione”.
Il progetto funziona bene (per prenotare un tavolo ci sono lunghe liste d’attesa) e sta riscuotendo grande interesse anche a livello internazionale. In Europa, infatti, ci sono 5 milioni di persone con autismo, 600 mila solo in Italia, nessuna di queste è inserita nel mondo del lavoro e per loro e le loro famiglie le prospettive di vita erano finora quasi esclusivamente quelle della comunità, del centro diurno o comunque della necessità di un accompagnamento pressoché costante. Ora che risulta evidente la possibilità di incrementare, attraverso il lavoro, l’autonomia, le competenze e la fiducia di queste persone, prende corpo anche il progetto di una vera e propria rete di pizzerie. Un franchising dell’inclusione, dove lavorano lavoratori speciali, nel quale tutti i clienti si sentono speciali e accolti (PizzAut sforna anche pizze e piatti senza glutine certificati dall’Associazione italiana celiachia), ma dove, anche, le pizze e i piatti sono preparati a regola d’arte, con ricette originali (come la pizza Dpcm, creata in occasione della visita dell’ex presidente del Consiglio Conte, che unisce scamorza, limone e mortadella), e ingredienti di qualità a filiera corta.
© Riproduzione riservata; Foto: Carlo Mastellone, Aurora Gonevi
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Acampora merita un riconoscimento dalla Presidenza della Repubblica.
Sia per aver creato un innovativo metodo di inclusione lavorativa per una delle realtà sociali più problematiche (visti anche gl’inesistenti servizi di salute mentale in Italia) sia, anzi soprattutto, per aver “acceso un faro” sulla prospettiva di un’inclusione lavorativa molto più ampia di quella di una semplice pizzeria. Voglio dire: il suo è un progetto che ha il grande e raro pregio della RIPRODUCIBILITA’.
Grazie Acampora