Pinne di squalo secche nel negozio del cinese tradizionale

squalo makoIl numero e la varietà di specie di squali minacciate di estinzione e ciononostante pescate per venderne le pinne nei mercati internazionali del pesce è molto superiore a quanto si pensasse, e richiede un’azione urgente dei governi. Questo l’appello lanciato dagli autori di uno studio nel quale un team internazionale di ricercatori ha analizzato quasi 10mila campioni di pinne messe regolarmente in vendita nei mercati internazionali del pesce di Hong Kong (il più grande hub mondiale per questo tipo di commercio) e del sud della Cina. Come riferito su Conservation Letters, i ricercatori hanno utilizzato le più moderne tecniche di sequenziamento rapido del DNA sui campioni, e hanno così identificato nel 86 specie tra squali, razze e chimeriformi, meglio noti come squali fantasma o pesci topo. Ma 61 di esse, pari a più di due terzi del totale, sono risultate inserite nelle liste internazionali delle specie a rischio, o comunque in una situazione limite, proprio perché oggetto di un overfishing che non sembra conoscere tregue né battute d’arresto.

Lo studio ha così messo in evidenza una situazione molto critica: secondo la Lista rossa delle specie minacciate dell’Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN) del 2021, circa un terzo di questo tipo di pesci è a rischio. Ma i dati appena pubblicati dicono anche altro, e cioè che le specie in pericolo sono molte di più. Tra quelle identificate con l’analisi del DNA ne sono state trovate sia alcune tipiche del mare aperto (squali pelagici) come le verdesche (Prionace glauca) e lo squalo seta (Carcharhinus falciformis) e, soprattutto, specie che vivono più vicine alle coste, come lo squalo orlato o pinna nera minore (Carcharhinus limbatus), lo squalo bruno (Carcharhinus obscurus), lo squalo pinnacorta (Carcharhinus brevipinna) e lo squalo grigio (Carcharhinus plumbeus): secondo gli autori, queste ultime specie sono destinate a estinguersi molto presto, se non ci saranno interventi rapidi e incisivi, proprio per la loro vicinanza alle coste e, di conseguenza, la loro maggiore esposizione alla pesca. E a questi si aggiungono i membri delle specie già oggi considerate in pericolo, inserite nella Lista rossa ma, di fatto, non tutelate da alcuna norma specifica, come gli squali delle specie Carcharhinus porosus, Lamiopsis temminckii e Carcharhinus dussumieri, diversi membri della famiglia Triakidae, e poi ancora molti squali di fiume e varie specie di pesce martello.

pinne di squalo
Due terzi delle specie di squalo sul mercato delle pinne sono a rischio estinzione, secondo i risultati dello studio

Quali soluzioni adottare? Secondo gli esperti, la prima cosa da fare è inserire molte più specie nelle liste della CITES, la Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione, cui aderiscono moltissimi governi, e che prevede azioni concrete di tutela e conservazione, e che verrà aggiornata nel mese di novembre, nell’ambito della sua diciannovesima conferenza (Cop19). L’imminente incontro rappresenta infatti un’occasione unica per definire un’azione globale, hanno sottolineato, e non ci si può permettere di perderla. Ciò che bisogna fare è chiaro: le specie minacciate (soprattutto se vivono vicino alle coste) dovranno essere protette attivamente, ogni squalo venduto per il consumo umano dovrà essere tracciabile e sostenibile. I paesi, dal canto loro, hanno diverse armi per proteggere i loro squali oltre al divieto di commercio: dalla creazione di aree protette alle modifiche alle attrezzature da pesca legali, alla gestione dei periodi di cattura. Le soluzioni non mancano, ed è giunto il momento di farvi ricorso.

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Claudio
Claudio
28 Luglio 2022 09:49

Perchè invece non inventarsi allevamenti di squali sostenibili, in gabbie etiche e con modalità di produzione rispettose del benessere animale. Ci mettiamo sopra una bella etichetta rassicurante e continuiamo come nulla fosse.

Marina Brusa
Marina Brusa
27 Agosto 2022 09:37

Apprezzo il paradosso del sig. Claudio . Certo , piuttosto che una rinuncia ad un piatto siamo disposti a rovesciare ogni equilibrio di biodiversita’ . La propria pancia al di sopra di ogni considerazione ! L’ unica arma e’ un ‘ azione combinata di regolamentazione legislativa e sensibiizzazione diffusa . Per chi sa e vuole leggere , da 20 anni ci viene detto che il consumo dello squalo e squaliforme ( es. palombo) non e’ sostenibile . NON compriamolo !!! Ottimo l’ apporto della stampa ed articoli come questo .