Gli americani adorano la carne e in effetti per consumo procapite (123 kg nel 2007) sono al secondo posto al mondo dopo il Lussemburgo (136,7 kg). Così a L.V. Anderson, giornalista del magazine americano Slate, è venuta l’idea di provare ad assegnare, per gioco, un piatto di carne a ognuno degli Stati americani.
Anderson si è imposta alcune regole: solo mammiferi (dunque niente polli o tacchini, a parte qualche eccezione come l’alligatore per la Florida), nessun “doppione”, niente panini (hamburger e hot dog però non contano).
Il risultato è una divertente mappa (vedi sotto), The United Steaks of America*, che spazia dalla carne di yak dell’Idaho, dove questi animali sono stati introdotti negli anni ottanta, agli scoiattoli della Virginia occidentale, dalle polpette del Minnesota al polpettone dell’Alabama.
A parte l’alligatore, almeno un’altra anomalia balza agli occhi: il tofu (alimento che si ottiene facendo cagliare il “latte di soia”) della California, non esattamente una succulenta carne rossa. Del resto, scrive la Anderson con ironia, «è ben noto che i californiani non mangiano carne, ma solo tofu e cavolo nero. E includere il cavolo in una lista di piatti di carne sarebbe stato assolutamente ridicolo».
* Gioco di parole in cui la parola Stati, “States”, è sostituita “Steaks” che ha un suono simile e significa bistecche.
Valentina Murelli
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Foto: Thinkstockphotos.it, Slate.com
giornalista scientifica
Ricordo, da un periodo di lavoro in Illinois, che mi veniva decantata come prelibatezza la carne di scoiattolo, specie quella con gusto meno “selvatico” dello scoiattolo più in carne e più “domestico” che gira intorno ai centri abitati ricchissimi di rifiuti alimentari.