Chi beve un infuso di tè o una tisana ritiene di fare qualcosa di innocuo, se non addirittura di positivo, per la propria salute e benessere. La faccenda, però, non sempre è così semplice. Una recente indagine su tè e tisane, uscita sul numero di marzo della rivista dei consumatori 60 Millions de Consommateurs, mostra che spesso il contenuto dei filtri da lasciare in infusione nell’acqua calda non è esclusivamente quello delle piante indicate sulla confezione. La testata francese ha infatti analizzato 48 prodotti, tra tè neri, tè verdi, tisane detox e tisane alla verbena e molti di questi sono risultati contaminati da pesticidi. Accanto ai marchi dei distributori, il campione ha incluso alcune marche molto note anche in Italia (Twinings, Lipton, Clipper) e i brand di insegne presenti in entrambi i paesi (Carrefour e Lord Nelson di Lidl).
Le sostanze trovate sono state in totale 16, tra queste glifosato, neonicotinoidi e insetticidi non autorizzati come il thiacloprid, l’acetamiprid, il clorfenapir e il bifentrin. La presenza di insetticidi e fungicidi nel tè si spiega piuttosto chiaramente. Questa pianta cresce prevalentemente in aree dal clima caldo e umido nelle quali c’è un elevato rischio che sia danneggiata da funghi e insetti. Nelle colture convenzionali si utilizzano pesticidi, che poi restano sul prodotto finale, anche perché le foglie non vengono lavate. Accade invece diversamente per i tè biologici, nei quali le analisi del mensile francese non hanno riscontrato contaminazioni, perché nella loro coltivazione i prodotti di sintesi sono vietati (nella precedente rilevazione della testata erano invece state trovate tracce di contaminanti anche nei prodotti bio).
In otto campioni di tè analizzati sono state addirittura rilevate sostanze vietate in Europa. I risultati peggiori li hanno registrati i tè verdi, in particolare quelli alla menta, con cinque campioni su 12 contaminati con residui oltre la soglia consentita. La maglia nera va al tè verde alla menta Cotterley, dell’insegna francese Intermarché, che contiene quattro sostanze non autorizzate. Seguono il prodotto di E. Leclerc (tre residui) e Twinings (due residui). Per quanto riguarda invece i tè neri, un solo pesticida vietato è stato trovato in tre campioni, due sono di marchi privati delle insegne francesi, mentre il terzo, Twinings Original English Breakfast, è molto noto anche in Italia.
Diversa la questione del glifosato, che per il momento (fino alla fine dell’anno) è una sostanza ammessa in Europa ed è stata rilevata nel 30% dei prodotti, soprattutto nei tè neri. Su 16 prodotti analizzati , 11 contengono residui di questo erbicida, la cui presenza si riscontra anche nel tè verde alla menta Lipton e in cinque infusi a base di verbena (Elephant, Carrefour, Tisea, Casino bio e Lord Nelson di Lidl). Il glifosato è effettivamente ancora molto diffuso e il suo effetto sulla salute dei consumatori non è stato chiarito definitivamente (è nella lista dei probabili cancerogeni, mentre è stata accertata la sua tossicità a carico dei lavoratori agricoli).
Per quanto riguarda le tisane, i risultati sono mediamente migliori rispetto a quelli dei tè. Forse perché le piante officinali vengono coltivate, o raccolte, in aree meglio controllate rispetto alle regioni produttrici di tè e molti dei campioni analizzati sono biologici. Tra queste solo una, Lipton’s Green Tea Detox Infusion, contiene un pesticida vietato. La sostanziale assenza di residui nelle tisane viene confermata anche dalle analisi fatte due anni fa da Altroconsumo su 20 prodotti a base di camomilla, finocchio e menta. Nell’ultima analisi si questi prodotti, diversamente da quanto accaduto per i tè, sono state trovate soprattutto impurità di origine vegetale o animale, e qualche frammento di plastica.
A eccezione della plastica, la presenza di queste impurità potrebbe essere determinata proprio dagli stessi motivi a cui si deve l’assenza di contaminanti chimici. Non essendo trattate con insetticidi ed essendo anzi in alcuni casi raccolte allo stato selvatico o biologiche, le tisane sono maggiormente esposte al contatto con animali, da lì si deriva il ritrovamento di insetti e peli di roditori. Più fastidiosa la presenza di frammenti sassosi e plastici, provenienti probabilmente dalle buste nelle quali la pianta era confezionata, soprattutto negli infusi a base di verbena.
Una nota positiva riguarda infine i polifenoli. Questi sono presenti soprattutto nel tè fresco (verde) sotto forma di catechine, sostanze con azione antiossidante, che aiutano a regolare i livelli di colesterolo e quindi a prevenire le patologie cardiovascolari. Nel campione, le quantità maggiori di polifenoli si trovano nei tè Clipper e Terra Etica (455 mg di polifenoli per tazza). Al contrario, Pagès, Carrefour Bio, Lord Nelson e Twinings ne contengono meno di 300 mg per tazza.
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molto interessante e utilissima questa pubblicazione su tè e tisane. Grazie mille!!!
Cecilia Fornasieri
Riguardo le sostanze non autorizzate in Europa e trovate nei the verdi e neri, non è stato specificato in che quantità si trovano nelle foglie e soprattutto si è considerato quanto di queste quantità “migrano” nell’acqua calda quando si procede all’infusione?