asparagi dei boschi Ornithogalum_pyrenaicum_-_asperges_des_bois Wikimedia Commons

Gli asparagi dei boschi * (Ornithogalum pyrenaicum), piante della famiglia delle Asparagacee diffuse in tutto il Mediterraneo, sono consumati sia dopo una raccolta diretta sia, in certe zone, dopo l’acquisto al mercato o al supermercato. Sono considerati edibili e la loro diffusione sta aumentando, anche se la loro tossicità è nota, e non è di poco conto. Per questo l’agenzia per la sicurezza alimentare francese, l’ANSES, ha appena pubblicato un documento che invita alla cautela, racconta che cosa si è scoperto negli ultimi anni, e illustra i risultati di uno studio specifico, condotto dopo la segnalazione di diversi casi di intossicazione.

I casi degli ultimi anni

Secondo i dati del Centro Antiveleni CAP di Nancy, dal 2010 al 2020 su 37 pasti a base di asparagi dei boschi in cui erano coinvolte 66 persone, ci sono stati 48 casi piuttosto seri, ovvero il 73% dei commensali.

I sintomi principali sono stati sempre gli stessi: un intenso dolore orofaringeo (nel 42% dei casi), una sensazione di gonfiore in bocca o in gola (29%) e la difficoltà di deglutire (29%) accompagnati, talvolta, anche da un’eruzione cutanea. Si sono sempre manifestati dopo circa tre ore dall’ingestione, fatto che fa escludere una reazione allergica acuta.

L’analisi dell’ANSES

Per questo i ricercatori dell’ANSES si sono posti alcune domande, e cioè: l’intossicazione arrivava davvero dagli asparagi oppure si doveva imputare qualche altra erba selvatica, finita inavvertitamente nel mazzo? L’origine della pianta, le modalità di cottura e la quantità assunta avrebbero potuto fare la differenza? E infine, la pianta contiene sostanze tossiche?

asparagi dei boschi tre lotti commerciali analizzati anses
Tre lotti commerciali di asparagi dei boschi analizzati dall’Anses

Per rispondere adeguatamente, hanno deciso di analizzare nel dettaglio i casi giunti al CAP nel 2022 e nel 2023, in modo da avere tutti gli elementi necessari, e hanno analizzato campioni raccolti direttamente nei boschi della zona, così come altri venduti in mercati e supermercati. In totale, nel biennio ci sono stati otto casi di persone intossicate in pasti che avevano coinvolto venti persone, 12 delle quali avevano avuto sintomi (in quattro casi non gravi). La provenienza degli asparagi era stata varia, ma un botanico ha confermato che si trattava sempre di questa pianta, e non di altre. In tutti i casi gli asparagi sono stati consumati poco tempo dopo la raccolta, bolliti o cotti al vapore o in padella, e mangiati in quantità variabili da poche unità a una trentina.

Per quanto riguarda le persone intossicate, si è trattato di uomini e donne, di età compresa tra 36 e 72 anni, nessuno dei quali aveva una storia di allergie alimentari, e i sintomi sono sempre comparsi qualche ora dopo il pasto.

I cristalli di ossalato di calcio in forma di aghi (rafidi)

Le sostanze negli asparagi dei boschi

I dati relativi ai soggetti coinvolti hanno permesso di escludere cause quali la presenza di altre piante, e ha spinto i ricercatori a concentrarsi sul contenuto, alla ricerca di possibili sostanze responsabili dell’intossicazione, anche perché, in base alla letteratura scientifica pubblicata, non ci sono mai state ricerche approfondite sull’argomento.

Per i test, gli studiosi hanno ridotto in polvere i campioni e successivamente hanno sciolto questa polvere in acqua. La soluzione, che aveva una consistenza viscosa, al microscopio risultava piena di mucillagini e di cristalli di ossalato di calcio in forma di aghi (rafidi). Aghi dello stesso tipo sono presenti in diverse piante come le Aracee, che risultano irritanti al contatto, e questo ha fornito un indizio importante sui possibili responsabili dei sintomi.

L’analisi cromatografica, oltre a confermare mucillagini (costituite da zuccheri complessi che assorbono molta acqua) e rafidi, ha poi mostrato la presenza di zuccheri, acidi grassi e sitosterolo, un grasso non tossico diffusissimo nel mondo vegetale.

L’ipotesi sui sintomi

L’ipotesi più probabile è che a causare i disturbi orofaringei siano i cristalli di ossalato di calcio, che resistono alla cottura. Questi minuscoli aghi, conficcandosi nelle mucose, eserciterebbero un’azione irritante meccanica. Inoltre, le mucose danneggiate non riuscirebbero a svolgere al meglio le loro funzioni, facilitando l’arrivo anche di altre sostanze potenzialmente dannose.

Anche le mucillagini potrebbero avere un ruolo. Inizialmente catturerebbero i rafidi, ma poi li rilascerebbero nel tempo, e questo spiegherebbe la latenza tra il consumo e i sintomi. Potrebbe inoltre esistere una suscettibilità individuale, che per definizione è specifica di ogni persona. Inoltre, alcuni pazienti avevano mangiato asparagi dei boschi negli anni precedenti senza avvertire alcun disturbo.

Si tratta però di ipotesi da confermare con studi ad hoc, anche con confronto con piante ricche di afidi o note per provocare effetti simili.

Secondo l’ANSES, non è necessario vietare il consumo di questi vegetali. Tuttavia, poiché la loro diffusione sta aumentando, sarebbe opportuno informare sia il pubblico che gli operatori sanitari, e migliorare l’attività di monitoraggio e di report dei casi.

In caso di dubbio, è bene rivolgersi a un medico o a un centro antiveleni, avendo cura di fotografare ciò che si è mangiato, per aiutare i sanitari a capire rapidamente come intervenire.

* Da non confondere con gli asparagi selvatici (Asparagus acutifolius L.) nostrani.

© Riproduzione riservata. Foto: Anses, Depositphotos

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Felice
Felice
8 Aprile 2025 16:11

Maaaaaaaa la foto iniziale dell’articolo e’ un acchiappa click ?
A naso direi che sono 2 BEN cose distinte, non quanti di VOI mangino dei:
Ornithogalum Pyrenaicum VS Asparagus acutifolius

Valeria Nardi
Reply to  Felice
8 Aprile 2025 16:21

Abbiamo corretto. Grazie della segnalazione

gianni
gianni
8 Aprile 2025 16:50

Va fatta una precisazione: questa pianta è comunemente detta Asparago dei boschi ma non va confuso con Asparago Selvatico che è tutt’altra specie (Asparagus acutifolius) ed è edibile senza nessuna tossicità.

Ottavio
Ottavio
8 Aprile 2025 19:30

Ma l’avete mai visto un asparago????
Che roba è quella delle foto del post????

Valeria Nardi
Reply to  Ottavio
9 Aprile 2025 09:46

Si tratta di asparagi dei boschi (Ornithogalum Pyrenaicum) o “Asparago dei Pirenei” o “Latte di Gallina a fiori giallastri” o “asparago prussiano”, piante della famiglia delle Asparagacee diffuse in tutto il Mediterraneo. Sono comunemente più diffuse in Francia, tanto che si possono trovare anche nei mercati. Da non confondere con gli asparagi selvatici (Asparagus acutifolius L.) nostrani

Tonino Riccardi
Tonino Riccardi
8 Aprile 2025 20:35

Voi del Fatto Alimentare li mangereste?

Valeria Nardi
Reply to  Tonino Riccardi
9 Aprile 2025 10:50

In realtà i rafidi, minuscoli cristalli acuti di ossalato di calcio, sono presenti anche in alcune piante come il kiwi, il rabarbaro e l’ananas, e possono causare una leggera irritazione quando consumati. Occorre capire se nel caso degli asparagi di bosco ci sono altre sostanze che aggravano questi micro taglietti o se ne contengono una quantità non tollerabile per il consumo.

Osvaldo F
Osvaldo F
8 Aprile 2025 21:53

Immagino sia da correggere in rafidi:
ricche di afidi

Valeria Nardi
Reply to  Osvaldo F
9 Aprile 2025 09:50

Si tratta proprio di rafidi, ossia i cristalli di ossalato di calcio in forma di aghi

Simona
Simona
8 Aprile 2025 23:11

Questi non sono asparagi selvatici, non so cosa siano.

Valeria Nardi
Reply to  Simona
9 Aprile 2025 09:46

Si tratta di asparagi dei boschi (Ornithogalum Pyrenaicum) o “Asparago dei Pirenei” o “Latte di Gallina a fiori giallastri” o “asparago prussiano”, piante della famiglia delle Asparagacee diffuse in tutto il Mediterraneo. Sono comunemente più diffuse in Francia, tanto che si possono trovare anche nei mercati. Da non confondere con gli asparagi selvatici (Asparagus acutifolius L.) nostrani

Giordano
Giordano
9 Aprile 2025 09:54

Come hanno scritto altri utenti, per evitare una possibile ed inutile ansia sul cibo che mangiamo (ne abbiamo già tante), va ben chiarito – non in fondo all’articolo ma subito in alto, magari nel titolo stesso – che non si tratta dei germogli asparagi selvatici, quelli che si raccolgono nei prati e nei boschi della macchia mediterranea, ma di un’altra pianta che, per diffusione e tradizione, non viene raccolta e utilizzata in cucina quanto la prima.

Ida-dancicco
Ida-dancicco
Reply to  Giordano
9 Aprile 2025 14:20

Che sciocchezze scrivete. Chi li mangia in Italia questi fiori!!!!

Valeria Nardi
Reply to  Ida-dancicco
9 Aprile 2025 14:39

Il comunicato e lo studio sono della maggiore autorità francese per la sicurezza alimentare. Come si legge nello studio e nell’articolo evidentemente qualcuno c’è che li mangia. E anche se in Italia può essere una pianta poco consumata, questo non vuol dire che la notizia non sia di interesse anche dei nostri lettori. Ad esempio qualcuno potrebbe viaggiare e in un mercato francese trovano questi asparagi di bosco.

Luciano
Luciano
Reply to  Ida-dancicco
11 Aprile 2025 14:36

Ad esempio io da molti anni e non ho mai avuto alcun sintomo di nulla. Nel risotto o nella frittata sono ottimi.

Azul98
9 Aprile 2025 13:53

Ma da quanto tempo è raccomandato se si raccoglie nei boschi una varietà di un esemplare edibile di fare vedere al centro più vicino sia forestale,oppure comprensorio di zona che è aperto apposta con dottore che analizza immediatamente ciò che si è raccolto, che sia come al solito come i funghi o ribes selvatici, e asparagi in questo caso, sono varietà endemiche, meglio sempre prima avvalersi di un medico e personale competente che è presente dalla mattina fino a sera piuttosto che arrivare a certe situazioni.

Valeria Nardi
Reply to  Azul98
9 Aprile 2025 14:11

Non si tratta di un errore di raccolta. Sono proprio le piante che da sempre vengono consumate in Francia, che a poche ore dall’ingestione portano a una sintomatologia da tenere sotto controllo.

Azul98
Reply to  Valeria Nardi
9 Aprile 2025 14:41

Speriamo nei controlli.

Orval83
Orval83
9 Aprile 2025 20:12

Domanda: c’è un sacco di gente che li mangia letteralmente da una vita, e non ha mai accusato i sintomi descritti nell’articolo…quindi?
E non si tratta chiaramente di fortuna, visto che nell’articolo parlano di 73% dei casi studiati…evidentemente la risposta sta in una di quelle alle domande poste nel testo…perchè gli asparagi in sé sicuramente non danno problemi, mangiandone in quantità umane.

Giulio
Giulio
10 Aprile 2025 07:46

Mi permetto un piccolo appunto formale: le regole della nomenclatura scientifica vogliono che l’epiteto specifico (quello che identifica la specie) sia sempre minuscolo, a differenza di quello generico (che identifica il genere) che va maiuscolo. Quindi dovrebbe essere Ornithogalum pyrenaicum e non Ornithogalum Pyrenaicum.
Naturalmente si tratta solo di una formalità che non inficia la sostanza dell’articolo

Valeria Nardi
Reply to  Giulio
10 Aprile 2025 09:43

Ha ragione. Abbiamo corretto

Zoe
Zoe
10 Aprile 2025 15:57

Quelli nelle foto non sono assolutamente asparagi dei boschi, bisogna fare informazione, non disinformazione ignorante.

Valeria Nardi
Reply to  Zoe
10 Aprile 2025 16:19

Quelli nelle foto sono asparagi dei boschi: Ornithogalum pyrenaicum. Da non confondere con gli asparagi selvatici (Asparagus acutifolius L.) nostrani.

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