Uno studio condotto negli Usa nel periodo compreso tra il 1992 e il 2016 dimostra che l’impatto tossico dei pesticidi sulle api e sugli altri insetti impollinatori è raddoppiato in dieci anni, nonostante siano diminuite le quantità delle sostanze chimiche impiegate nei campi. I moderni pesticidi hanno una minore tossicità per le persone, per i mammiferi e gli uccelli perché vengono irrorati in quantità minore. Questa scelta è sicuramente interessante ma c’è un problema che riguarda gli insetti impollinatori e gli invertebrati acquatici, visto che per loro i nuovi composti chimici (per lo più piretroidi e neonicotinoidi) risultano ancora più tossici.
Il danno correlato al maggior grado di tossicità supera i benefici ottenuti grazie al ridotto volume di pesticidi utilizzati. Sono queste le conclusioni della ricerca “Applied pesticide toxicity shifts toward plants and invertebrates, even in GM” pubblicata sulla rivista Science. “I composti particolarmente tossici per i vertebrati sono stati sostituiti da composti con una minore tossicità per i vertebrati e questo è davvero un successo”. È quanto ha dichiarato, al Guardian, Ralf Schulz, dell’Università di Coblenza e Landau in Germania, che ha coordinato la ricerca. “Ma allo stesso tempo, i pesticidi sono diventati più specifici (per lo più piretroidi e neonicotinoidi) e quindi, sfortunatamente, anche più tossici per gli organismi non bersaglio, come le api, gli impollinatori e gli invertebrati acquatici”.
© Riproduzione riservata Foto:Stock.adobe.com
[sostieni]
Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24