Dopo la scoperta nei giorni scorsi di un focolaio di peste suina in un allevamento in provincia di Pavia, la situazione per l’intero settore dei salumi si prospetta grave. Fino ad ora erano state trovate oltre un migliaio di carcasse di cinghiali colpiti dalla malattia e una decina di suini, ma la peste non era entrata negli allevamenti superando le ‘barriere’ di sicurezza. Dalle prime informazioni risulta che nell’azienda agricola sin dai primi di agosto, si era manifestata una mortalità anomala che ha portato al decesso, in modo progressivo, di un numero importante di animali.
giornalista redazione Il Fatto Alimentare
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La regione Lombardia ha sempre difeso ed aiutato i cacciatori (che sono tanti e quindi tanti voti). Mi risulta, controbattete se sbaglio) che proprio questa categoria ha introdotto anni fa i cinghiali dell’est perchè più prolifici e quindi con più capi da abbattere. E adesso emettono grida di allarme, ma non abbligano i cacciatori a fare vere e proprie battute per abbattere i selvatici. E allora … andiamo avanti così. Business e voti sono l’unica cosa che conta!!!
I cinghiali dell’Est europa non sono di per sè portatori di PSA e a oggi si ignora come sia arrivata in Italia. Il virus viaggia in tanti modi (carni suine, animali vivi, feci o altro materiale infetto trasportato in talia, chissà). Forse è bastato importare un salame casalingo dall’Est, mangiarlo solo parzialemente nel bosco e poi lasciarlo agli animali. Non si sà e forse non si saprà mai. Detto questo, i cacciatori sarebbero lieti di organizzare delle battute di caccia, ma non glielo concedono per evitare che gli animali si spostino e così diffondano il virus.