Il pesce biologico in competizione con quello degli allevamenti intensivi. Un progetto di Crea e Cnr per favorire lo sviluppo dell’acquacoltura sostenibile
Il pesce biologico in competizione con quello degli allevamenti intensivi. Un progetto di Crea e Cnr per favorire lo sviluppo dell’acquacoltura sostenibile
Beniamino Bonardi 7 Marzo 2017Nel 2016 il biologico ha registrato un incremento di vendite del 21% nei settori dell’ortofrutta, della carne e dei formaggi. Al contrario, il pesce degli allevamenti biologici stenta a decollare. Per favorire l’adozione di modelli produttivi sostenibili in acquacoltura, a cominciare proprio da quello biologico, e per incentivare i consumi nella ristorazione collettiva pubblica, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (Crea) ha condotto, in collaborazione con l’Istituto di Ricerca sulla Crescita Economica Sostenibile del Cnr, il Progetto SANPEI II – “Sano come un pesce biologico italiano II: valorizzazione dei prodotti da acquacoltura biologica italiana nella ristorazione collettiva pubblica”, finanziato dal Ministero delle politiche agricole.
Il progetto era finalizzato a colmare le lacune tecniche e scientifiche che ancora impediscono lo sviluppo del settore dell’acquacoltura biologica, oltre a quelle economiche come i costi di produzione e di certificazione, i mangimi poco performanti e la scarsa domanda del mercato.
Sul versante della produzione, è stata studiata per la prima volta una possibile futura fonte sostenibile di esemplari di spigole, orate e saraghi, prelevati dai laghi costieri del Parco Nazionale del Circeo e avviati a un centro sperimentale del Crea. I pesci sono stati allevati secondo i principi dell’allevamento biologico, con la somministrazione di mangimi certificati bio, ridotte densità di individui e uso limitato di farmaci allopatici, monitorando la fase di crescita e studiando vari aspetti della qualità del pesce: il contenuto lipidico, la caratterizzazione degli acidi grassi, altri aspetti organolettici e l’accrescimento.
Le analisi svolte hanno evidenziato come i giovani esemplari selvatici di orata provenienti da ambienti lagunari, presentino una qualità nutrizionale migliore. Sono stati riscontrati valori più elevati di acidi grassi omega-3 (come nel rapporto omega-3/omega-6), oltre che di alcuni macro e microelementi (sodio e magnesio, rame e ferro), rispetto a quelli degli allevamenti intensivi.
Secondo Elena Pagliarino, ricercatrice del Cnr, “la soluzione delle criticità tecniche dell’acquacoltura biologica e l’investimento in questo settore da parte degli allevatori potrebbero ricevere una spinta dal mercato. Attualmente l’acquacoltura biologica è una nicchia, anche perché la domanda è scarsa, ma potrebbe penetrare nella ristorazione pubblica: scolastica, universitaria, sanitaria e poi anche commerciale”.
Il progetto SANPEI ha sperimentato l’introduzione nelle mense scolastiche e in quelle universitarie del pesce biologico fresco italiano al posto di quello surgelato di specie intensamente sfruttate. “Si tratta di un’idea che, pur essendo semplice, ha una serie di criticità – sottolinea Pagliarino – nella logistica, nell’organizzazione, nella gestione del prodotto, nella preparazione delle ricette, fino al consumo. Quindi richiede innovazione in questi ambiti, tenendo sempre conto che bisogna contenere i costi, perché siamo in una sfera di acquisto pubblico”.
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Fabrizio Capoccioni