Pesce al mercurio: quali sono i rischi reali? Quali precauzioni per bambini e donne incinte? Tutte le risposte in un’intervista di Eurofishmarket a Maurizio Ferri
Pesce al mercurio: quali sono i rischi reali? Quali precauzioni per bambini e donne incinte? Tutte le risposte in un’intervista di Eurofishmarket a Maurizio Ferri
Roberto La Pira 19 Marzo 2014Qual è il rischio legato al consumo di prodotti ittici?
Il gruppo di esperti, partendo dall’ultimo parere EFSA del 2004, ha valutato se le assunzioni provvisorie settimanali tollerabili (PTWIs) stabilite dal comitato misto FAO/OMS di esperti sugli additivi alimentari (JECFA) di 1,6 μg (microgrammi)/kg di peso corporeo di mercurio organico e di 4 μg//kg di mercurio inorganico, fossero da ritenersi appropriate. In linea con JECFA, il gruppo CONTAM ha quindi stabilito una dose settimanale tollerabile (TWI) per il mercurio inorganico di 4 μg//kg di peso corporeo, espresso come mercurio e di 1,6 μg/kg per il metilmercurio. È stata inoltre valutata l’esposizione alimentare umana tenendo conto dei gruppi sensibili di consumatori e delle fonti di esposizione non alimentari.
È chiaro che l’assunzione media di mercurio da pesce e frutti di mare varia da paese a paese a seconda della quantità e del tipo di pesce consumato. Esiste dunque una regionalizzazione dei consumi di pesce, ad esempio In Italia il consumo di prodotti ittici si attesta intorno ai 22 Kg pro capite/anno, con il Sud che consuma il doppio del Nord.
Dalle stime di assunzione di metilmercurio attraverso il consumo di prodotti ittici, è risultato che la media dei livelli di esposizione in Europa sulla base dei dati forniti dagli Stati membri è al di sotto e a volte piuttosto vicina alla dose settimanale tollerabile di 1,6 μg/kg di peso corporeo per tutti i gruppi di età, con l’eccezione di bambini piccoli (meno di sei anni) e altri bambini come descritti in altre indagini. I consumatori frequenti di pesce, che potrebbero includere le donne in gravidanza, possono superare tale dose sino a circa sei volte. I bambini non ancora nati costituiscono il gruppo più vulnerabile. Infatti se il metilmercurio supera i livelli di assunzione stabiliti diventa particolarmente tossico per il sistema nervoso e cervello in via di sviluppo. L’esposizione durante la gravidanza e la prima infanzia è quindi particolarmente preoccupante.
Che tipo di controlli vengono eseguiti presso i PIF per le merci importate?
La normativa comunitaria prevede controlli fisico/materiali sulle partite introdotte con una percentuale che può variare tra lo 0% ed il 100% (quest’ultima per il controllo sulle partite di animali vivi). Solitamente presso i PIF italiani, la media percentuale del controllo di laboratorio su tutte le merci sottoposte a controllo fisico/materiale è pari a circa l’8%. Per i prodotti della pesca e dell’acquacoltura, il controllo di laboratorio è in media del 8,3%. Dai dati del 2011 del Ministero della salute, sul totale dei controlli di laboratorio, quelli effettuati sui prodotti della pesca e dell’acquacoltura hanno rappresentato circa il 65,5% (1.369 controlli di laboratorio) con una prevalenza di controlli microbiologici.
Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.
Ho letto l’intervista, praticamente si capisce che donne in età fertile e bambini dovrebbero evitare pesci come il tonno. Ma per uomini e anziani quali indicazioni si devono seguire? Perchè alla fine dell’intervista, se si prende il caso del tonno, è difficile non ammettere che si tratta di un potenziale veleno per tutti che tralaltro, aggiungo io, si trova sul mercato a caro prezzo.
Enricodefinire il tonno un potenziale veleno non è corretto , stiamo parlando in ogni caso del tonno obeso che di solito non trova in pescheria dove si vende ilpinna gialla che non risulta così ricco di mercurio
Capisco la sua risposta, ma si tratta più di un calcolo probabilistico, anche favorevole per il consumatore, che di una effettiva scelta. Mi spiego. Sabato ero al reparto pescheria del supermercato, vedo un bel trancio color marroncino di tonno fresco in vaschetta in offerta, lo compro e lo cucino con un bel sugo e spaghetti. Ecco, ora che tonno ho mangiato? Non era indicata provenienza, qualità e nient’altro. Probabilmente non era un tonno obeso, ma è giusto una probabilità, perchè poteva anche esserlo. Con tutte queste variabili non controllabile, sinceramente da consumatore io preferisco ridurre al minimo e, quando possibile, evitare di comprare il tonno. Anche se so già che non rinuncerò ad avere una scatoletta in casa, che è sempre pratica e facile all’uso.
Enrico , la provenienza e il tipo di tonno devono essere indicati in etichetta! Il tonno obeso non si trova al supermercato glielo garantisco. In ogni caso se il consumo è saltuario o limitato non ci sono grossi problemi, l’intervista lo dice chiaramente. E poi le scatolette non sono implicate in questo discorso lo abbiamo scritto più volte perchè la carne viene a tonni di medie dimensioni dove i livelli di mercurio sono entro i limiti. Questo lo dice anche il servizio delle Iene !
cosa si sa della presenza di metilmercurio nel pesce da “allevamento” o acquacoltura?
Vero che i pesci di medie dimensioni potrebbero essere meno ricchi di mercurio (ma dipende dove hanno vissuto e cosa hanno mangiato, non è così sicuro). Ma come si fa a dire con quali tonni si producono le scatolette? Generalmente si usa il Katsuwonus pelamis (skip jack o tonnetto striato) che è di piccole dimensioni, ma possono essere usati anche Tunnus obesus o Tunnus albacares di dimensioni ragguardevoli.
Resta valida la domanda circa i riferimenti a tali affermazioni relative all’assenza di Tunnus obesus nei nostri supermercati
La pesca di tonno a pinne gialle nel mediterraneo è regolamentata e ci sono quote precise stabilite dall’UE. In genere viene catturato allevato e venduto a caro prezzo. In ogni caso si tratta si quote minime sul commercio . Per le scatolette si usano tonni di medie dimensioni.
Il tonno in scatoletta non è tonno del Mediterraneo ma principalmente del Pacifico del Sud o eventualmente dell’Atlantico del Sud. Anche quello lavorato in stabilimenti in Italia proviene dal Pacifico. Quello del Mediterraneo che è di alta qualità viene comperato dai giapponesi che lo pagano molto bene e lo usano per il sushi e non va all’industria.
Quindi, considerando che il tonno in scatola proviene molto spesso dal pacifico in zone di pesca che comprendono anche le coste del giappone, che garanzia abbiamo che non abbia contaminazione radioattiva con tutta l’acqua contaminata che fukushima ha sversato (e che continua a sversare ogni tanto). Se il tonno del mediterraneo è inquinato e quello in scatola non ci si può fidare, allora evitiamo completamente il tonno?
Sig La Pira,
il tonno obeso nel Mediterraneo non esiste, non è sgnalata neanche una cattura accoidentale di esemplari erranti….dunque come si può parlare di tonno obeso nel Mediterraneo?
Giovanni ha ragione abbiamo fatto confusione il tonno obeso non vive nel Mediterraneo. Quello a cui si riferiva il commento è il tonno a pinne gialle. Le catture sono regolamentate e ci sono anche alcuni allevamenti.