Findus ha ottenuto la certificazione MSC di pesca sostenibile per molti prodotti del suo assortimento

Cresce l’impegno di Findus nell’approvvigionamento di pesce in maniera responsabile, con la certificazione di sostenibilità del Marine Stewardship Council (MSC), la più importante organizzazione nell’ambito della tutela degli ecosistemi marini e pesca sostenibile. Già a partire dalla fine del mese di marzo, compariranno sui banchi dei surgelati le prime confezioni con il bollino blu del MSC, accompagnato dallo slogan “Insieme per il futuro degli oceani”. Inizialmente la certificazione di sostenibilità sarà solo sulle confezioni  dei Fiori di merluzzo e nasello e sui Bastoncini di Capitan Findus, per poi estendersi alle altre linee.

La certificazione MSC richiede il rispetto di alcuni requisiti fondamentali per minimizzare l’impatto sull’ecosistema marino, come ad esempio la scelta di lasciare in mare abbastanza esemplari da permettere la riproduzione e pescare in maniera responsabile rispettando le leggi nazionali e internazionali. La decisione di Findus rappresenta un passo avanti rispetto ai precedenti impegni dell’azienda per ridurre gli sprechi. Secondo Francesca Oppia di MSC Italia, la scelta è molto importante perché “il leader di mercato può e deve essere il motore propulsore del cambiamento”, e questa spinta dovrebbe essere uno stimolo per l’intera la filiera ittica.

Un rapporto non ufficiale del WWF trapelato lo scorso anno metteva in dubbio la validità della certificazione MSC

In questa vicenda c’è un aspetto che desta qualche perplessità. Un articolo pubblicato lo scorso mese di novembre sul quotidiano The Times  rivolge a MSC l’accusa di avere un conflitto di interessi. Curiosamente, a puntare il dito contro l’associazione è il WWF, che ha contribuito alla  fondazione ormai 20 anni fa. Secondo il documento trapelato, MSC avrebbe dei “difetti sistematici preoccupanti” nelle pratiche di certificazione, che finirebbero per indebolire gli standard di sostenibilità che dovrebbe garantire. Secondo il report  ogni marchio certificato versa all’associazione una percentuale delle vendite, contribuendo per tre quarti alle entrate di MSC. Il giornale sostiene che  MSC avrebbe “perseguito aggressivamente una crescita globale”, tanto che in soli dieci anni i prodotti certificati dall’associazione sono passati da mille a oltre 20 mila.

Alle critiche sollevate dal quotidiano britannico, WWF ha risposto affermando che il documento trapelato era una bozza ancora da revisionare e non rappresenta in alcun modo la sua posizione. WWF Italia nel mese di dicembre 2016 (subito dopo la pubblicazione dell’articolo di The Times), ha preso posizione pubblicando la guida al consumo di pesce, in cui ribadisce l’importanza di acquistare prodotti certificati MSC. Per l’associazione questa certificazione resta a tutt’oggi la migliore risposta disponibile per rendere evidente al consumatore la sostenibilità di questa fonte alimentare.

Per quanto riguarda le accuse di conflitto di interesse, MSC precisa che, anche se il 73% delle sue entrate deriva dall’utilizzo del logo sui prodotti, negli anni la certificazione è stata tolta a tutti i prodotti che non rispettavano i requisiti. Per l’associazione i 20 mila prodotti con bollino blu non sono la conseguenza di una politica aggressiva, ma della nascita di un circolo virtuoso tra domanda e offerta di pescato sostenibile. Dal canto suo Findus fa sapere al Fatto Alimentare di avere “piena fiducia in MSC e nel suo metodo di certificazione”.

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