Patatine fritte: arriva la patata anticancro con il 75% in meno di acrilammide! C’è però un problema, il tubero è “geneticamente modificato”
Patatine fritte: arriva la patata anticancro con il 75% in meno di acrilammide! C’è però un problema, il tubero è “geneticamente modificato”
Agnese Codignola 14 Novembre 2014Negli stessi giorni in cui due stati americani (Oregon e Colorado) hanno detto no alla proposta di obbligo di etichettatura per gli ingredienti geneticamente modificati (GM), lo U.S. Department of Agricolture ha detto sì alla coltivazione su larga scala di una patata GM. Il nuovo tubero sviluppa una quantità minore di acrilammide quando viene cotta ad alte temperature (come nel caso delle patatine fritte), e quindi potrebbe fare diminuire il rischio di cancro cui la sostanza è da anni associata. L’acrilammide si forma perché durante la frittura delle patate un aminoacido chiamato aspargina reagisce con alcuni zuccheri (reazione di Maillard) e porta alla formazione di questa sostanza considerata nociva per l’organismo anche se le quantità non sono state stabilite. Nella nuova patata il contenuto di aspargina è drasticamente ridotto e quindi si forma una minor quantità di acrilammide.
La nuova patata è stata modificata seguendo un procedimento che non sfrutta l’inserimento di un gene tramite un vettore virale o batterico, come avvenuto finora per gli altri vegetali geneticamente modificati, ma interviene direttamente sulla replicazione del genoma con una tecnica nota, chiamata RNA a interferenza permettendo di “spegnere” l’espressione di alcuni geni specifici. Il problema è che la nuova tecnica non è mai stata utilizzata nell’ambito alimentare e quindi, nulla si sa sugli eventuali effetti sul lungo termine. La patata chiamata “Innate” vuole sottolineare l’assenza di organismi estranei ma solo l’avvenuta modifica del suo DNA per tranquillizzare i possibili clienti. Un altro aspetto interessante è che il tubero risulta più resistente alle ammaccature, permettendo una riduzione degli scarti in fase di lavorazione. L’ultimo appunto riguarda l’azienda produttrice , la JR Simplot, una storica company americana rimasta per molti anni unica fornitrice di patate per McDonald e ancora oggi una tra le principali.
Il via libera dell’USDA ha suscitato immediate reazioni per quanto riguarda la sicurezza proprio da parte dei consumatori che dovrebbero essere i primi beneficiari della patata con meno acrilammide. Le patate GM sono state studiate alla fine degli anni novanta dalla Monsanto per conferire resistenza a un parassita, ma l’idea risultò essere un gigantesco flop e la produzione fu abbandonata. Le catene di ristoranti e dei fast food e le aziende produttrici di semilavorati non vollero utilizzare quelle patate per timore delle reazioni dei consumatori. Adesso i clienti di Simplot si sono schierati su fronti diversi: ci sono i curiosi e quelli che rifiutano a priori la proposta. Ma ciò che si attendeva di più era la reazione delle grandi associazioni di consumatori, in grado di orientare significative fasce di consenso e quindi di mercato. Gli esperti del Center for Food Safety hanno ricordato che non ci sono dati sull’ingestione di alimenti creati con la tecnica dell’RNA a interferenza, e quindi risulta prematuro consentire la vendita della patata Innate, annunciando una causa contro la decisione. C’è di più, secondo questi studiosi alcuni degli enzimi soppressi sono molto utili per l’utilizzo dell’azoto del terreno da parte della pianta e per le sue naturali difese contro i parassiti.
A queste prime critiche l’USDA ha risposto (scarica pdf), ricordando che le patate Innate hanno lo stesso tasso di nutrienti di quelle normali, con la sola esclusione delle sostanze oggetto della modifica. L’acrilammide, per esempio, dopo la preparazione di patatine fritte risulta inferiore in misura variabile dal 50 al 75%: un valore che, di per sé, non dice molto, visto la quantità sicuramente cancerogena negli uomini non è stata ancora determinata. La questione questione sembra tutt’altro che risolta. La Simplot, comunque, ha chiesto spontaneamente al dipartimento di verificare la sicurezza di Innate.
Un po’ a sorpresa, sul fronte opposto, sia pure in via preliminare, si è schierato l’altro grande istituto di ricerca indipendente, il Center for Science in the Public Interest (CSPI), solitamente molto critico. Secondo quanto riferito dal New York Times, che ha pubblicato un ampio resoconto su tutta la vicenda, il CSPI supporta Innate per la possibile diminuzione dell’esposizione dei consumatori all’acrilammide.
Nei prossimi mesi si capirà se la nuova patata avrà più successo di quella della Monsanto, anche se per ora le quantità necessarie a soddisfare il mercato americano sono lontanissime da quelle che l’azienda, dopo 14 anni studio su Innate, è in grado di fornire che dovrebbe essere coltivata su poche migliaia di ettari, mentre ne occorrerebbero milioni. Nel frattempo l’associazione di categoria, il National Potato Council, forse temendo la concorrenza, e certamente paventando la contaminazione oltre che lo stop alle vendite nei paesi dove i prodotti GM non sono ammessi, si è mostrata prudente. Non si tratta di un timore infondato, la Cina di recente ha rispedito al mittente un carico di mais americano perché contaminato da mais GM Syngenta. La strategia della Simplot punta però a esportare Innata in paesi che già consentono la vendita di vegetali GM come: Canada, Messico, Giappone e altri paesi asiatici, per assicurarsi un mercato ed evitare il disastro Monsanto.
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Giornalista scientifica
Bisognerebbe avere un parere EFSA
Costante
D’accordo per l’EFSA. Ed anche per augurarci che nessuno accetti/rifiuti per principio i risultati delle biotecnologie negli alimenti.