L’Antitrust dichiara guerra alle patatine “artigianali”, “cotte a mano”, “light”, al “pollo” o con il “pomodoro” (quando questi poi non compaiono tra gli ingredienti). In seguito a una denuncia dell’Unione Nazionale Consumatori, l’autorità ha annunciato l’apertura di tre procedimenti a carico delle aziende produttrici di patatine Pata S.p.A., Ica Foods S.p.A. e Amica Chips S.p.A.
Dal 2011 ad oggi Il Fatto Alimentare ha pubblicato una decina di articoli sulle scritte e le immagini scorrette che spesso compaiono sulle buste di questi snack. Spesso le segnalazioni ci sono arrivate dai lettori, e in alcuni casi siamo riusciti ad ottenere che le aziende modificassero le espressioni sulle confezioni, nelle pubblicità o sui siti internet.
Anche negli ultimi mesi abbiamo segnalato la presenza di fotografie e diciture ambigue sulle patatine (leggi articolo), ecco di seguito i casi più eclatanti.
Sul pacchetto Amica Chips si vede una coscia di pollo ma in realtà le patatine hanno solo l’aroma del volatile arrostito, tanto che sarebbe stato più corretto riportare vicino all’immagine con caratteri tipografici ben visibili la dicitura “al gusto di … ” . Un altro caso simile riguarda le chips “Più gusto – esotica freschezza – lime e pepe rosa” della San Carlo, che tra gli ingredienti non riporta né l’agrume né il pepe, ma aromi che ne riproducono il gusto.
Tra le scritte che lasciano più perplessi c’è “cotte a mano” o “fritte a mano”, frasi che richiamano una produzione artigianale e di pregio, mentre si tratta sempre di una procedimento di tipo industriale che non apporta miglioramenti nutrizionali o qualitativi. Ma le patatine fritte, pur essendo junk food per eccellenza, sono irresistibili, quindi quando troviamo la scritta “light” ci sembra un miracolo. Anche in questo caso non bisogna farsi ingannare dalle scritte in etichetta perché rispetto alle versioni classiche le differenze di grassi o calorie sono minime e a volte inesistenti.
L’episodio più recente di immagine ingannevole sulla confezione segnalata dai lettori riguarda la Rustica San Carlo, promossa dal testimonial Carlo Cracco. Sul pacchetto, oltre la patatina compaiono numerosi altri ingredienti che potrebbero suggerire un’aromatizzazione speciale, mentre si tratta di un suggerimento di presentazione non troppo chiaro per i consumatori.
Si spera che i procedimenti aperti dall’Antitrust spingano le aziende a rendere le confezioni più corrette e prive di ambiguità. Va comunque ricordato che il consumatore per primo deve tenere presente che il prodotto in sé – patatine fritte industriali – non è sinonimo di salutismo, e va considerato un consumo trasgressivo e occasionale.
Valeria Nardi
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Foto: iStockphoto.com
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Giornalista, redattrice de Il Fatto Alimentare, con un master in Storia e Cultura dell’Alimentazione
Eh sì, infatti io dal 2011 attendo una risposta da parte di San Carlo…
http://www.ilfattoalimentare.it/patatine-san-carlo-patatine-piu-gusto-vivacequali-differenze-tra-i-prodotti.html
Sono una golosa e attenta consumatrice di patatine fritte e una lettrice online del “Il Fatto Alimentare” .
Dopo avere visto lo spot di Amica Chips ho acquistato una confezione di “Eldorada” la tradizionale da 130g e sono stata attratta dalla scritta sulla confezione “ -20% di grassi rispetto alle tradizionali………..”
Poiché sono una studentessa iscritta alla facoltà di Scienze e Tecnologie alimentari presto molta attenzione agli ingredienti, alle tabelle nutrizionali di qualsiasi prodotto che acquisto, ancor più di quelli che consumo con maggior frequenza.
Il claim mi ha colpito, oltre che per la ridotta % di grassi che la confezione pubblicizza , anche per la non corrispondenza a quanto letto nel Reg. CE n° 1924/06 relativo alle indicazioni nutrizionali e sulla salute fornite sui prodotti alimentari.
In particolare l’Allegato di detto Regolamento cita:
“A TASSO RIDOTTO DI [NOME DELLA SOSTANZA NUTRITIVA]
L’indicazione che il contenuto di una o più sostanze nutritive è stato ridotto e ogni altra indicazione che può avere lo stesso significato per il consumatore sono consentite solo se la riduzione del contenuto è pari ad almeno il 30 % rispetto a un prodotto simile, …”
Non solo all’assaggio le patatine si presentavano unte, a evidenziare che non sono poi così prive di grassi rispetto alle altre, ma se ho ben interpretato il punto che per i grassi non si può dichiarare meno del 30% rispetto ad un prodotto simile a mio parere questo non è stato fatto.
Inoltre volevo far notare che l’art. 8 del regolamento comma 1 dice:
“Le indicazioni nutrizionali sono consentite solo se elencate nell’allegato e conformi alle condizioni stabilite dal presente regolamento”.
A questo punto una mia considerazione personale come fa il prodotto a rispettare quanto prescritto nel regolamento??
Poiché l’impiego delle indicazioni nutrizionali e sulla salute NON può essere falso, ambiguo o fuorviante si può ritenere che il claim “20% di grassi in meno…” una “pubblicità ingannevole” per il consumatore.
Mah, se il dato del 20% di grassi in meno è corretto, non si può dire che sia una dicitura falsa, perchè l’informazione che da è vera…Nè a mio avviso è equiparabile al claim “a tasso ridotto di…”. Mi sembrano concettualmente cose diverse.
Che poi la loro dicitura non sia inserita nell’elenco di quelle consentite e che per questo non sia corretta è un altro discorso che posso condividere.
Occorre educare e far capire la dannosità delle patatine fritte e del fritto in genere!
Attenzione ai fritti, d’accordo, ma neanche demonizziamoli… Lo stesso Del Toma, dietologo, di recente su Repubblica ha inteso ribadire che vengano pure i fritti, in modo occasionale e trasgressivo, se inseriti una tantum in una dieta corretta. Meglio ancora se accompagnata da regolare attività fisica…Perché rinnegare, ogni tanto, il sapore di un buon fritto di pesce o altro? Qualche piccola soddisfazione “proibita” è umana e aiuta a vivere, pur rispettando il proprio corpo. Ovviamente, parliamo di fritti “curati” e non di “cibo mondezza”…
Occasionali non fanno male a nessuno, ma dipende cosa si mangia normalmente, nel mio caso anche se evito quando possibile potrebbe essere occasionale senza alcun effetto collaterale 😀
lo stesso può dirsi delle patatine Veggy di Amica Chips?
Sono pubblicizzate come prodotto vegano (perchè nelle altre patatine cosa c’è di origine animale?) e sarebbero (secondo definizione dell’azienda – http://www.amicachips.it/it/prd/handcooked.html) snack di patate aromatizzato al gusto di spinaci e pomodori. Anche qui mi sembra ci sia un caso di pubblicità ingannevole