I pasti sostitutivi sono prodotti destinati, appunto, a sostituire uno o più pasti quotidiani, disponibili in diverse forme come barrette, polveri e soluzioni, per essere integrati in una dieta ipocalorica sotto supervisione specialistica. Sempre più spesso, però, sono ora usati anche come cibo rapido. I prodotti progettati per sostituire un pasto completo nel controllo del peso hanno un contenuto tra le 200 e le 400 kcal per porzione e una quantità di proteine che va da un quarto alla metà dell’energia totale, come indicato dalla normativa europea.
I sostituti del pasto hanno raggiunto un mercato globale che ha un valore di oltre 15 miliardi di dollari nel 2025, con una previsione di oltre 22 miliardi entro il 2030. Questi valori di mercato e gli aumenti previsti sono frutto della convergenza tra la praticità d’uso, le innovazioni tecnologiche degli alimenti e le trasformazioni nelle preferenze dei consumatori e nello stile di vita, che ha portato i produttori a sviluppare prodotti sostitutivi del pasto più sofisticati e nutrizionalmente equilibrati.

Pasti sostitutivi per le patologie
I pasti sostitutivi sono stati sviluppati originariamente per uso dietetico in condizioni patologiche ben individuate e per pazienti con esigenze particolari, come in caso di obesità e sovrappeso, insufficienza renale, di malattie oncologiche oppure in terapia intensiva, e non per persone sane. I cibi sono molto complessi dal punto di vista nutrizionale per essere riprodotti in laboratorio ed è impossibile inserire tutte le sostanze in essi contenute in una compressa, tavoletta o soluzione.
Certamente insufficienti sono le normative, come il Regolamento (CE) n. 1924/2006 sulla dichiarazione nutrizionale e sulla dichiarazione di proprietà funzionali degli alimenti, che si applica anche ai pasti sostitutivi, e il Regolamento (UE) n. 609/2013 concernente i supplementi alimentari e i prodotti alimentari destinati a diete particolari, tra cui i pasti sostitutivi, stabilendo requisiti di sicurezza e di etichettatura. Anche se possono vantare buone proprietà nutritive per composizione ed essere utilizzati per scopi specifici e particolari come una dieta prescritta e seguita da un dietologo, difficilmente un pasto sostitutivo ha la completezza di un pasto equilibrato e sano.

Il boom del mercato
Recentemente si nota che anche le persone sane usano pasti sostitutivi, per diversi motivi, ma soprattutto per questioni di tempo. I pasti sostitutivi sono pratici e veloci da preparare, ideali per chi ha uno stile di vita molto impegnato e non ha tempo di cucinare pasti tradizionali, oppure come supporto a uno stile di vita e un regime alimentare ritenuto salutare, più consapevole e strutturato. Recentemente si osserva anche la presenza di pasti sostitutivi preparati in casa per sostituire uno o più pasti tradizionali, come colazione, pranzo o cena e che tipicamente sono frullati o zuppe preparate con frutta, verdura, cereali integrali, latte o acqua. Per realizzarli si usa un estrattore, e al succo risultante si aggiungono fiocchi d’avena, mandorle o corn flakes. Sono usati da chi ha uno stile di vita frenetico e desidera controllare l’alimentazione senza usare prodotti industriali o ultra processati.
Nelle persone sane è sempre preferibile usare alimenti comuni e non ricorrere a sostitutivi. L’idea che un pasto sostitutivo possa essere una scelta più sana o più completa di un alimento normale è una chimera. Infatti non conosciamo ancora tutte le molecole contenute negli alimenti, e più li studiamo e più molecole sono scoperte. Di queste nuove molecole, poi, non conosciamo ancora bene la funzione e il rapporto con la nostra salute. Come può un alimento artificiale essere completo o addirittura più ricco di nutrienti, quando molti di essi sono ancora sconosciuti? Se si tratta di sostituire saltuariamente o per breve tempo un pasto è un conto, ma pensare di utilizzare a lungo un pasto sostitutivo non è raccomandabile e gli esiti sono imprevedibili. Questo perché vi è un’alta la probabilità di non consumare quella pluralità ancora sconosciuta di nutrienti di cui sono naturalmente ricchi molti alimenti.
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Professore Emerito dell’Università degli Studi di Parma e docente nella Facoltà di Medicina Veterinaria dal 1953 al 2002


