Sovvenzionare alimenti e pasti associati a ridotte emissioni di carbonio è un metodo efficace per convincere le persone a fare scelte alimentari più sostenibili. Lo suggerisce un nuovo studio pubblicato su Based and Applied Social Psychology dai ricercatori della Queen Mary University di Londra, che hanno svolto alcuni esperimenti chiedendo a dei volontari di scegliere uno dei quattro pasti proposti in un ambiente simulato del tutto simile a quello di una normale mensa per il pranzo.
I ricercatori hanno verificato cosa succede se un certo pasto o, all’interno di esso, gli alimenti più sostenibili sono contrassegnati come i più popolari, oppure utilizzando etichette a semaforo, per sollecitare comportamenti responsabili. Gli autori hanno osservato anche se le opzioni migliori dal punto di vista ambientale hanno un prezzo ridotto perché sostenuti da appositi sussidi o, al contrario, costano di più perché collegati a una tassazione sulle emissioni, una carbon tax.
Tanto la tassa sul carbonio, quanto le etichette e gli interventi comportamentali non sembrano avere effetti degni di nota quando sono proposti da soli. Tuttavia, quando sono associati agli sconti, applicati solo su frutta e verdura, resi possibili dal denaro in più pagato da chi sceglie alimenti a base di carne (carbon tax), ad elevata impronta di CO2, la situazione cambia. Le scelte dei consumatori, in quel caso, si modificano, e in una settimana si ottiene un calo medio del carbonio associato ai pasti del 24%. La leva più potente sembra insomma essere quelle economica, soprattutto quando si concretizza in uno sconto, ancora meglio se ottenuto grazie a tasse specifiche.
Secondo le stime effettuate dai ricercatori, l’insieme di tutti i provvedimenti in un anno porterebbe a diminuire le emissioni di CO2 di ogni persona di 80 kg rispetto a quelle di chi non modifica le proprie scelte: un quantitativo simile a quello che produce un’automobile che percorra circa 320 km.
Di solito – hanno spiegato gli autori – in questo genere di studi si analizza l’effetto di un intervento alla volta, e raramente si vedono conseguenze di entità rilevanti. Ma nella realtà è possibile introdurne più di uno contemporaneamente, e contare sull’effetto sinergico: proprio quello che sembra essere successo in questo caso, che ha anche permesso di capire che la convenienza economica, ancora meglio se motivata da ragioni ambientali, è lo stimolo è più forte a cambiare abitudini.
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[sostieni]
Giornalista scientifica
“denaro in più pagato da chi sceglie alimenti a base di carne (carbon tax), ad elevata impronta di CO2”
È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza.
Vado controcorrente. Vogliamo far tornare il cibo uno status simbol? Le tasse hanno un maggiore impatto su chi ha un reddito basso quindi dovranno scegliere di non mangiare determinati alimenti non per il bene dell’ambiente ma per scelta economica. Mi chiedo è giusto tutto ciò? A mio avviso no.