Sullo scaffale dei supermercati troviamo tre tipi di pasta, la marca leader (Barilla) , la confezione con il marchio della catena ( marca privata) e il prodotto “premium” con un prezzo e una qualità superiore. Barilla si colloca in una fascia intermedia sia come prezzo sia come qualità. La pasta con il marchio del supermercato ha un prezzo inferiore del 22% rispetto alla media, mentre la pasta considerata migliore perchè utilizza semola più ricca di glutine e tecnologie “dolci” come l’impasto e l’essiccazione lenta a basse temperature costa di più.
Il Fatto Alimentare ha messo a confronto gli spaghetti grossi Rummo nel formato da 500 grammi con quelli a marchio Coop, prodotti nello stesso pastificio, e acquistati presso un punto vendita della provincia di Torino(*). Basta leggere l’etichetta e dare uno sguardo alle diciture sulla confezione per accorgersi che si tratta di prodotti diversi.
La pasta Coop rientra nei prodotti “standard”, caratterizzati da un contenuto di proteine del 12,5 % comune a quasi tutti i marchi . La pasta a marchio Rummo è caratterizzata in particolare dalla “lenta lavorazione” e certificata per la tenuta in cottura e la qualità delle semole. Tutto ciò è affiancato da un contenuto di proteine ben superiore alla media (14,5 %).
Il prezzo ovviamente varia: quello rilevato nel punto vendita è 0,66 (**) euro a confezione (500 grammi) mentre per Rummo raddoppia quasi, arrivando a 1,08 euro per lo stesso formato.
Abbiamo chiesto a Rummo quali sono le differenze ci è stato risposto che la produzione per le marche commerciali varia in funzione delle richieste e delle esigenze della catena. Coop si colloca in una fascia di prodotto standard. Per quanto riguarda la pasta a marchio Rummo, la “lenta lavorazione” è una peculiarità che conferisce al prodotto conferisce un valore aggiunto. La differenza di prezzo è quindi in questo caso giustificata dalla diversa qualità della semola (più ricca di proteine) e del trattamento finale. Il consumatore che vuole una pasta in classe “premium” è probabilmente disposto a spendere qualcosa in più.
(*) Alcuni prezzi subiscono variazioni in base al punto vendita
(**) Coop precisa che il prezzo medio a livello nazionale della pasta Coop è di 0,5 euro/500 grammi
Claudio Troiani
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Interessante come grazie alla precisazione della Coop si vede che il prezzo della sua pasta a Torino è di 0,66 euro a fronte della media nazionale di 0,50 ossia circa il 30% in più
Volevo chiedere a Claudio Troiani se la provenienza del grano di Rummo per la produzione di pasta a marchio coop è la stessa rispetto a quello a marchio Rummo.
Sapendo di per certo che la produzione di prodotti marchio Rummo esclude grano proveniente dalla terra dei fuochi volevo sincerarmi che fosse così anche per la pasta con marchio coop
La materia prima della pasta coop non proviene dalla terra dei fuochi anche perché Coop stabilisce capitolati specifici che comprendono anche le caratteristiche della stessa materia prima.
La materia prima per la pasta Coop non è la stessa utilizzata per la pasta rummo essendo il contenuto di proteine diverso e appartenendo le due paste a fasce di prezzo diverse, come peraltro confermato da Coop.
@Roberto La Pira. Approfitto della sua disponibilità per chiederLe anche questo. Io sono un grande consumatore di riso vivi verde bio a marchio coop il cui produttore è di Vercelli. In questi giorni si fa un gran parlare della zona di Vercelli come molto inquinata: anche in questo caso il marchio coop è sinonimo di garanzia e controlli? C’è da essere sicuri anche su questo prodotto?
grazie
Che poi, anche non venisse dalla Terra dei Fuochi…ma da qualche altra parte.. lei sarebbe sicuro della salubrità della materia prima? Solo perché ora ne parlano in tv non vuol dire che il resto del mondo sia lindo. Vedi questo: http://goo.gl/1XgkxO
nella terra dei fuochi non si coltiva grano!!
Ora, dato per scontato che sono due prodotti differenti a me sembra importante capire se queste “differenze” giustificano un prezzo doppio. Io se pago il doppio voglio un prodotto di qualità superiore doppia, e qui dov’è? Spesso troviamo prodotti che si spacciano di qualità superiore (e forse lo sono) ma non si comprende coma mai questo comporta variazioni di prezzo che non sembrano in linea con le differenze
Ciao Maurizio, io non ho provato la pasta a marchio Coop ma compro 9 volte su dieci la pasta Rummo. La decima volta è Garofalo o De Cecco.
La differenza di prezzo si nota immediatamente con gli occhi (colore, consistenza, fattura), durante la cottura con una tenuta perfetta e soprattutto quando addenti la pasta. Ti posso garantire che la pasta Rummo renderebbe buono qualsiasi condimento 😀
Barbara, non ne faccio una questione di gusto e/o di scelta individuale ma di rapporto qualità/prezzo. Per me una cosa che costa il doppio deve valere il doppio. Ora non si evidenziano questi aspetti dalle valutazioni oggettive riportate nell’articolo.
Mi perdoni Maurizio, ma quello che chiede è parecchio soggettivo.
Il rapporto qualità/prezzo non può prescindere dalla “qualità percepita”. Il quanto si è disposti a spendere per un prodotto dipende dal grado di soddisfazione che da, non solo da cosa o come è fatto.
Il altre parole, solo lei provandola potrà dire se per lei la pasta Rummo vale il doppio della spesa rispetto ad un’altra, non ci sono parametri oggettivi per dirlo.
Alessandro, scusami ma non sono d’accordo. Se vale il tuo ragionamento non ha molto senso fare articoli come quello su cui stiamo ragionando. Basterebbe il percepito. Quindi se per me una pasta è buona va bene? E se è stata realizzata con materie che me la fanno apparire tale? Nello specifico comprando entrami i tipi di pasta devo confessare che non vale il doppio. Può essere migliore, in alcune tipologie di pasta e per questo si può scegliere una o l’altra. Una pasta che vale il doppio dovrebbe rendere quella inferiore quasi immangiabile, appiccicosa, che non tiene la cottura ecc.
Provo a spiegarmi meglio: articoli come questo sono utili perchè danno una spiegazione delle caratteristiche di un prodotto rispetto ad un altro. Si parla sempre di caratteristiche oggettive, del tipo maggiore quantità di proteine, quindi maggiore quantità di glutine.
Articoli come questo aiutano a capire più in profondità un prodotto e in alcuni casi anche a capire perchè ne preferiamo uno rispetto ad un altro. Ma il “valore” che si da ad un prodotto non può essere solo dato dalle caratteristiche oggettive.
Ad esempio, una crema di nocciole che a parità di ingredienti contiene il 40% di nocciole rispetto ad una che ne contiene il 20% vale di più?
Possiamo oggettivamente dire che ha più nocciole e molto probabilmente, per questo motivo costerà di più: il fatto però che io sia disposto a pagare di più quel prodotto non può prescindere da quanto io apprezzi il gusto di nocciola. Se 40% di nocciole portassero un gusto troppo intenso che non mi soddisfa, io non sarei disposto a spendere di più per tale prodotto e mi orienterei su quello con il 20%. Diversamente chi apprezza un gusto più intenso si orienterebbe sull’altro prodotto. Non è un articolo da solo però che me lo può far capire. Devo provare. O affidarmi, in alternativa ad analisi sensoriali effettuate con metodi scientifici.
Alessandro condivido in toto il tuo commento. Il punto che sostenevo, forse nella pasta risultava meno evidente, è proprio quella differenza di % di nocciole (al di là del gusto personale ampiamente condiviso). Se mi dovesse costare il doppio è giustificato?
A mio parere il paragone andrebbe fatto con il prodotto Fior Fiore Coop (sempre prodotto da Rummo) che si colloca sulla stessa fascia di prezzo e posizionamento.
Sono d’accordo con Maurizio, anche perché, osservando la questione da un altro punto di vista, dovremmo essere costretti a renderci consapevoli che i prodotti COOP, tanto decantati per qualità e prezzo, sono in effetti solo dei sottoprodotti di marche più prestigiose.
E cosa distingue più, allora, questa rinomata catena COOP da un qualsiasi, dignitosissimo, discount?
Ma proprio per questo motivo non si può ricondurre il valore di un prodotto alla sola conta dei costi delle materie prime. Rispondo anche a Maurizio in questo senso: una cosa non costa di più necessariamente perchè le materie prime che la compongono costano di più. Ci sono tantissime variabili che concorrono alla formazione del prezzo. Il “brand” ad esempio, si paga. Pensate che il valore dei componenti di una Ferrari giustifichi la differenza di prezzo con un’Audi? No, ci sono altri fattori che concorrono. Parlando di Coop, è diventato nel tempo sinonimo di garanzia di qualità e sicurezza alimentare. Molti consumatori questa garanzia sono disposti a pagarla di più rispetto ad uno stesso prodotto non marchiato Coop. Molti altri no. E allora a parità di materie prime potremmo trovarci un prodotto marchiato Coop che costa di più di un prodotto marchiato Auchan ad esempio. Qual è il migliore allora? dipende da quali fattori influenzano l’acquisto. Chi percepisce il marchio Coop come un valore aggiunto si orienterà su quello. Chi valuterà solo le materie prime utilizzate, diversamente sceglierà Auchan.
In realtà la questione è tutt’altro che semplice poi, perchè i prezzi dipendono anche dai volumi di acquisto e quindi dal prezzo che la GDO riesce a “staccare” alle aziende che producono a marchio. Cosa che magari un’azienda “di nicchia” per ovvi motivi non può fare.
Va bene, è tutto giusto: un marchio ha dei costi che sono senz’altro superiori ad un prodotto per la grande diffusione.
Su questo siamo tutti d’accordo.
Ma se superiamo il discorso della marca privata e diamo per buona la “qualità Coop”, la domanda rimane la stessa che ha posto Maurizio: possiamo giustificare un costo quasi doppio per un prodotto quasi identico, solo con i costi di un prodotto di marchio? Io credo di no, per cui mi viene naturale pensare che anche il prodotto valga di meno.
Perche’ si parla sempre delle solite marche e non invece di marche altrettanto buone rispetto a garofalo e rummo , mi riferisco in particolare alle marche pugliesi , quali Granoro e Riscossa , entrambe paste di buonissima qualita’ ( proteine 12,5 -13 ) e che hanno per giunta costi del tutto analoghi rispetto alla pasta a marchio Coop ( quindi tra i 50 e 60 centesimi al pacco ) ??
Giuseppe questo è un altro aspetto del tema. Probabile che Granoro e Riscossa abbiano una minore presenza sul territorio quindi si andrebbe a parlare di un qualcosa che interessa un minor numero di persone? Forse si dovrebbe intervenire su come migliorare le conoscenze dei cittadini in particolare mi riferisco ai contenuti del sito Fatto Alimentare (o altri simili). Tante volte sembra di essere un circolo chiuso di quattro rompiballe che vanno a cercare il pelo nell’uovo. Purtroppo, e sottolineo purtroppo, molte persona fanno troppo facilmente l’equazione + costa + vale oppure + è pubblicizzato + vale. In mezzo c’è tutto un mondo da scoprire, e qui concordo con il ragionamento di Alessandro, dovi ognuno di noi può trovare il suo punto di equilibrio (gusto, tasca). A proposito di pasta a me piace molto la Granoro proprio perchè trovo quel giusto mix, ma lo sai che tanti pensano che sia una sottomarca o addirittura un prodotto discount (in senso negativo) anche se molti prodotti discount nulla hanno da invidiare a molti più blasonati.
Credo che potremmo andare avanti in eterno senza trovare un punto d’incontro perchè partiamo da punti di vista molto diversi.
E la differenza sta proprio nelle definizioni: cosa vuol dire “costo”? cosa vuol dire “valore”?
Se il “costo” è un concetto che racchiude in se parametri oggettivi (materie prime, manodopera, etc…), non si può dire lo stesso del concetto di “valore”. In sostanza la pasta Rummo tra costi materie prime, costi di produzione, etc, di certo non costa il doppio di un’altra. Se sono questi i parametri che si vogliono prendere in esame allora diciamo che non vale il doppio. Ma sarebbe un’analisi parziale: come possiamo sostenere che non vale il prezzo che costa se c’è chi, a quel prezzo, la compra con soddisfazione? Il prezzo è sempre e comunque fatto dal mercato. Alla domanda “possiamo giustificare un costo quasi doppio?” allora la risposta deve essere sì. Ma non è la mia risposta, bensì quella di quei consumatori per cui la pasta Rummo vale quella cifra. Perchè evidentemente queste persone nel momento di fare un acquisto fanno valutazioni di altro genere. E le loro motivazioni sono legittime tanto quanto quelle di chi sostiene il contrario. Non si può dire che una parte ha ragione e l’altra ha torto.
E’ come andare in un ristorante di lusso o in una trattoria. A parità di piatti e ingredienti utilizzati per realizzarli, ci sarà chi sceglie una soluzione o un’altra. Chi può permettersi di dire che una vale di più o di meno?