Due penne per l'iniezione del farmaco Ozempic

Dopo l’Agenzia europea per i medicinali (Ema), quella canadese e quella britannica, anche la Food and drug administration statunitense (Fda) ha deciso di indagare sul rischio che possano insorgere pensieri suicidari in chi assume Ozempic, Wegovy e Mounjaro, farmaci antidiabetici di Novo Nordisk (i primi due) e Eli Lilly (l’ultimo) usati per perdere peso. Le segnalazioni dal 2010, anno della prima approvazione, a oggi sono state infatti ben 265, con 36 decessi per suicidio o sospetto suicidio che vale la pena approfondire. L’agenzia di stampa Reuters ha cercato di vederci più chiaro e ha consultato direttamente i documenti della Fda relativi a 113 dei pazienti che hanno pensato di togliersi la vita, intervistandone direttamente cinque e trovandosi di fronte a storie sconcertanti, che fanno capire cosa significhi dover contrastare un simile effetto, oltretutto senza sapere che potrebbe essere indotto da un farmaco.

In generale, nella metà circa dei casi l’idea di suicidarsi è comparsa pochi giorni dopo l’inizio dell’assunzione dei farmaci come l’Ozempic (agonisti del recettore di Glp-1) e in due quinti è cessata con l’interruzione della terapia. Tra i 113 pazienti analizzati, una trentina aveva alle spalle una storia di depressione o altri disturbi mentali, cinque riportavano esplicitamente l’assenza di qualunque patologia psichiatrica, e tutti gli altri non dicevano nulla in merito. Come sottolineano gli autori del report, Robin Raspaut e Chad Terhune, questa lacuna dovrebbe essere colmata, obbligando i medici a raccogliere più dati su chiunque assuma questi farmaci, perché l’assenza di informazioni sulla storia del paziente impedisce di capire se possa esserci o meno un legame di causa ed effetto tra i pensieri suicidari e la terapia. Per il momento, però, solo la scheda del Wegovy esplicita la necessità di un monitoraggio specifico, ricordando che nei trial clinici è emerso questo effetto, e che anche altri farmaci dimagranti come Acomplia, mai approvato negli Stati Uniti e ritirato in Europa nel 2008, ce l’hanno o l’hanno avuto. Il richiamo è anche a un altro farmaco di Novo Nordisk, approvato come antidiabetico nel 2014 e chiamato Saxenda, che contiene un’indicazione in evidenza motivata da alcuni casi emersi durante gli studi. Del resto 90 dei 113 casi esaminati dalla Reuters ha avuto origine da segnalazioni dell’azienda danese. 

Un uomo tiene in mano una penna per l'iniezione del farmaco anti-diabete ozempic
Anche la Fda statunitense sta indagando sul rischio di pensieri suicidari legato all’assunzione di farmaci come l’Ozempic

Le testimonianze dei pazienti fanno emergere innanzitutto una conseguenza grave della mancanza di informazioni: tutti e cinque hanno affermato che, se avessero saputo del rischio, non si sarebbero spaventati così tanto e avrebbero attribuito quei pensieri al farmaco. Tre di loro, per esempio, hanno provato l’impulso di schiantarsi con l’automobile, altri hanno avuto allucinazioni, attacchi di panico e necessità di assistenza psichiatrica, mentre un’altra, infermiera, ha sentito l’impulso di spararsi e si è rivolta a un pronto soccorso. Infine, anche chi aveva sofferto di depressione in passato ha raccontato di aver vissuto episodi diversi, più intensi e per molti aspetti terrificanti. Il rischio non va dunque sottovalutato e anzi, andrebbe studiato meglio, così come andrebbe accertata la situazione psichiatrica di chi pensa di assumere questi farmaci per dimagrire, sottolineano ancora gli autori del rapporto.

Nelle stesse ore della pubblicazione di questa inchiesta, poi, l’Ema ha reso noto un altro aspetto su cui sta indagando il suo Comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (Prac): il rischio che, quando una persona in terapia con questi farmaci deve essere sottoposta a un’anestesia generale, possa andare incontro a un fenomeno raro e pericoloso noto come aspirazione, cioè la risalita del contenuto dello stomaco fino ai polmoni, che può provocare polmoniti mortali. Per questo motivo si chiede ai pazienti di non mangiare nelle 12 ore precedenti un intervento, ma chi assume un agonista del recettore di Glp-1, nonostante il digiuno, potrebbe non avere lo stomaco vuoto, perché tra gli effetti di questi farmaci c’è un rallentamento dello svuotamento gastrico. Ci sono state segnalazioni in tal senso e in giugno l’American Society of Anesthesiologists aveva emesso una raccomandazione affinché i pazienti interrompano un giorno prima del ricovero e dell’intervento (o una settimana prima, in caso di somministrazioni settimanali) la terapia, proprio per evitare qualunque rischio di aspirazione. Si attendono i pronunciamenti del Prac, ma di certo questi farmaci così popolari sono molto meno innocui di quanto si pensi e andrebbero assunti solo sotto controllo medico.

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Filippo Rossi
Filippo Rossi
31 Ottobre 2023 12:23

Sono perplesso, perchè gli agonisti del GLP-1 sono da tempo usati per la terapia del diabete di tipo 2 e non sono stti riportati cause di sindromi suicidarie. Il dimagrimento è un effetto collaterale di questo farmaco, gradito perchè spesso i diabetici 2 sono sovrappeso se non obesi.
Forse il legame con la depressione e la sindrome suicidaria è legato all’obesità, più che agli analoghi del GLP-1.
Fra l’altro una decina di anni fa venne tolto dal mercato il Rimonabant, altro farmco anti-obesità, con un meccanismo di azione totalmente diverso da quello liraglutide, semaglutide e simili, proprio per aver aumentato il tasso di suicidi negli assuntori.