Per chi non può o non vuole bere caffè ci sono numerose alternative, come l’orzo che una volta veniva considerato solo un surrogato di basso costo e oggi rivalutato. È un prodotto semplice, sia per quanto riguarda la materia prima sia per la lavorazione e risulta quindi difficile differenziare in modo significativo le formulazioni.
Il Fatto Alimentare ha confrontato l’orzo solubile Crastan prodotto a Pontedera in Toscana e quello Coop confezionato nello stesso stabilimento. Crastan è una grossa azienda del settore che in un unico impianto realizza oltre al suo orzo, i barattoli con il marchio di varie catene di supermercati e confezioni per conto terzi come Orzo Bimbo di Nutrition&Santé, considerato il terzo brand del mercato dopo Orzoro di Nestlé e lo stesso Crastan.
Tornando agli orzi di Crastan e Coop osservando le confezioni si nota una forte similitudine sia nella forma (barattoli uguali da 120g) sia nella composizione, visto che gli ingredienti sono gli stessi. L’unica leggera differenza riguarda i valori nutrizionali ed è legata alla variabilità della materia prima. Cambia invece il prezzo che è naturalmente più alto per Crastan, 1,48 euro, rispetto a 1,20 di Coop, pari al 23%. La diversità del listino è sensibile ma è normale tra i prodotti di marca e i corrispondenti prodotti con il marchio del supermercato per l’incidenza dei costi di marketing e distribuzione.
Durante la produzione di orzo solubile una variante importante per il consumatore potrebbe essere la provenienza della materia prima, ma nei due casi esaminati il cereale è sempre italiano. Crastan infatti stipula annualmente contratti dedicati di semina con consorzi agricoli certificati e seleziona le qualità di orzo in base a parametri ben definiti.
Abbiamo chiesto all’azienda quali siano le effettive differenze tra l’orzo confezionato con il proprio marchio e quello destinato alle marche commerciali (oltre Coop è fornitore di Esselunga, Carrefour, Conad, ecc.). Crastan ha risposto che non è facile trovare elementi di differenziazione in un prodotto poco elaborato come l’orzo, anche se nei capitolati stipulati con le insegne ci possono essere alcune richieste specifiche che riguardano i formati dei barattoli, il colore dell’orzo solubile, influenzato da fasi della lavorazione come la tostatura e la solubilizzazione, o la selezione di determinate varietà del cereale.
Alla fine tra un prodotto e l’altro non ci sono grosse differenze, sia per la natura della materia prima sia perché la lavorazione avviene nello stesso impianto.
Claudio Troiani
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Giornalista, redattrice de Il Fatto Alimentare, con un master in Storia e Cultura dell’Alimentazione
Salve,
non potendo prendere caffè, sono una consumatrice abituale e esperta di orzo e li compro tutti per confrontarli. La differenza vera è il sapore: Crastan è molto più deciso e in apparenza meno zuccherato anche se nessuno contiene zucchero. Orzo bimbo ha, forse volutamente, un sapore più tenue e la polvere è più sottile e delicata. Coop è più “acquoso” e meno intenso come sapore.
Non avete citato i barattoli doppi, formato famiglia e molto più economici che vende ad esempio l’Esselunga: quantità doppia a 0,99 Euro. La polvere è più grezza e ha un’apparenza e un sapore meno raffinato, anche troppo intenso e produce meno schiuma con l’aggiunta di acqua. Quindi la scelta credo dipenda dal gusto e credo che la scelta di Orzo bimbo sia un sapore appunto più adatto ai bambini. Un saluto e grazie per l’articolo.
Sara Barbanera