Per prevenire l’aumento di peso nei bambini delle scuole primarie e allontanare il rischio che fin da quell’età si entri in una situazione pre-diabetica, con predisposizione alle malattie metaboliche, c’è un intervento efficace che non si basa su un solo strumento, ma prevede lo sviluppo di diverse attività lungo tutto il corso dell’anno, con il coinvolgimento anche dei genitori. Se si assegna ai bambini un piccolo appezzamento di terra su cui coltivare un orto da seguire regolarmente e, in parallelo, li si fa prendere parte a lezioni di nutrizione adatte alla loro età e a corsi di cucina, i parametri metabolici migliorano, sia pure di poco, rispetto a quelli di coetanei di condizioni sociali analoghe che non sono inseriti in alcun programma. Si ottiene cioè un risultato importante, perché spesso è in quell’età che si iniziano a vedere i danni di un’alimentazione sbagliata e un peggioramento delle condizioni di salute.
Che un metodo di questo tipo possa funzionare lo si è visto in 16 scuole pubbliche della periferia di Austin, in Texas, frequentate da studenti per la maggioranza ispanici. In questi istituti 3.300 alunni tra i 7 e i 12 anni sono stati coinvolti nel programma Texas Sprouts, svoltosi nel corso di tre anni scolastici, tra il 2016 e il 2019, durante i nove mesi di lezioni.
I bambini sono stati suddivisi in gruppi da 18 alunni, coordinati da un Comitato per il giardinaggio. Tutti dovevano uscire regolarmente (in aree verdi che erano in media di circa 1.000 metri quadrati) e occuparsi dell’orto. In più dovevano seguire le lezioni sia sul giardinaggio che sulla nutrizione e prendere parte a corsi di cucina studiati apposta per loro. I genitori, una volta al mese, erano invitati a loro volta a partecipare a una lezione sulla nutrizione.
Come riferito su JAMA Network Open, alla fine i bambini del gruppo Texas Sprouts hanno avuto una riduzione media dell’emoglobina glicata (parametro che si misura per verificare la predisposizione alla sindrome metabolica e al diabete di tipo 2) dello 0,02% e delle LDL, il cosiddetto colesterolo cattivo, di 6,4 mg/dl. Non sono risultati modificati, invece, i valori di insulina, glicemia e resistenza all’insulina, né altri parametri relativi ai grassi. Gli effetti non sono quindi stati spettacolari, ma sono stati comunque indicativi di un’inversione di tendenza, di un timido avvio nella giusta direzione.
Secondo gli autori, il messaggio più importante dell’esperimento pilota, comunque, è quello generale, ossia sottolineare il ruolo che possono avere una corretta educazione alimentare di tutta la famiglia e l’inserimento nei programmi scolastici di attività all’aperto che mettano in contatto i bambini con la natura e, soprattutto, con il cibo, permettendo loro, oltretutto, di fare un po’ di moto. Il tutto funziona ancora meglio, dal punto di vista del metabolismo, specialmente quando le due tipologie di intervento sono combinate. In Italia esistono alcune scuole che attuano, quando possibile e quando sono disponibili spazi adatti, programmi che prevedono un orto didattico, così come corsi di educazione alimentare, ma molto resta da fare, anche perché il personale spesso non è sufficiente o non ha la necessaria formazione.
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Giornalista scientifica
E’ una bellissima idea, mi piacerebbe, se riesco, a proporla anche nella scuola elementare del mio paesino
In Italia mai che viene fuori una qualche idea che si può definire intelligente e che abbia un risvolto pratico , solo idee cervellotiche ed interessate al proprio tornaconto
Gentile Roberto,
Slow Food, l’associazione nata in Italia trent’anni addietro e oggi presente in molti paesi nei cinque continenti, ha messo a punto il progetto “Orto in Condotta” che nel giro di quindici anni ha coinvolto più di 500 istituti scolastici in tutt’Italia. In questi orti per tutta la durata dell’anno scolastico gli studenti seminano, coltivano e alla fine raccolgono e consumano il frutto delle loro fatiche, acquisendo un ricco ventaglio di competenze, fra le quali la capacità di distinguere il cibo vero da quello che si può trovare al supermercato. Come vede, in questo come in molti altri settori non siamo secondi a nessuno. Purtroppo, invece, c’è ancora chi – come lei – si avventura in affermazioni generiche e qualunquiste.