Olio di palma in una brocca di vetro, foglie e frutti tropicali su un tavolo di legno

La recente notizia che Coop in cinque mesi ha cambiato le ricette di oltre 100 prodotti a marchio è un chiaro segnale di come si sta muovendo il mercato italiano. La decisione si somma alle scelte di Esselunga, che ha modificato da tempo buona parte dell’assortimento. Ci sono poi catene come: Carrefour, Unes, U2, Iper e Pam e decine di altre che hanno già centinaia di prodotti palm free sugli scaffali. L’Italia è destinata a diventare il primo Paese europeo palm free ed è facile prevedere entro la primavera del 2017 la presenza sugli scaffali dell’80% di biscotti, merendine e prodotti da forno senza l’olio tropicale. La prova di questo andamento lo registriamo ogni giorno in redazione, quando aggiorniamo la lista dei prodotti palm free della nostra banca dati che in due anni è passata da 50 a quasi mille referenze.

Presto il grasso si troverà solo in qualche linea di alimenti venduti negli hard discount, nella Nutella e nella linea di merendine Kinder Ferrero che però  usano un olio super mitigato certificato RSPO, che non dovrebbe contenere residui di sostanze tossiche dovute alla raffinazione. Nonostante ciò la lobby dell’olio tropicale – inizialmente sostenuta all’unanimità dalle aziende che producono prodotti da forno – continua a promuovere incontri e convegni per salvare l’immagine di un prodotto ormai in caduta libera.

buongrano mulino bianco senza olio di palma
Barilla cambia idea e Mulino Bianco toglie l’olio di palma da tutti i prodotti

Il fronte pro-olio di palma

Prosegue anche il tentativo di screditare e isolare il fronte del no, etichettandolo come un gruppo di sconosciuti complottisti e cercando di sminuire le evidenze scientifiche. La lobby volutamente ignora i pareri scientifici negativi espressi dagli organismi che supervisionano sulla sicurezza alimentare in: America, Olanda, Belgio e Francia e i dossier dell’Efsa e dell’Istituto Superiore di Sanità italiano. Si cerca anche di minimizzare la realtà degli oranghi decimati per la progressiva distruzione del loro habitat e gli incendi delle foreste che devastano ogni giorno il territorio della Malesia e dell’Indonesia.

I fautori dell’olio tropicale sfruttano bene i colpevoli silenzi del Crea Nut, che non ha formulato un parere sulla questione e la latitanza del Ministero della salute e del Ministero delle politiche agricole che cercano di ignorare la questione. Per fortuna sono cambiati i toni di nutrizionisti come: Andrea Ghiselli, Eugenio Del Toma, Giorgio Calabrese – da sempre  schierati in modo spudorato a favore del palma – che, dopo il parere dell’Efsa, evitano dichiarazioni unilaterali. C’è un ultimo elemento da considerare in questa storia: il comportamento di Barilla, proprietaria del marchio Mulino Bianco, che ha tradito la lobby passando sul fronte opposto. L’imponente campagna pubblicitaria firmata Mulino Bianco in tv, sui giornali e in rete per lanciare i nuovi biscotti e le nuove merendine senza olio di palma, ha modificato in modo definitivo le forze in campo, lasciando sola Ferrero e pochi altri marchi a portare avanti una battaglia ormai persa.

Roberto La Pira e Dario Dongo

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DONATELLA GALLI
DONATELLA GALLI
12 Novembre 2016 08:37

Olio di cocco nei gelati, ne vogliamo parlare? ciao

Roberto La Pira
Reply to  DONATELLA GALLI
13 Novembre 2016 10:50

Già fatto : Gelati: il 90% di stecchi, coni, snack e biscotti contiene olio di cocco e di palma. La lista dei prodotti preparati con latte, panna e burro questo è il link
http://www.ilfattoalimentare.it/gelati-passeggio-olio-palma-olio-panna.html