L’olio di palma fa male alla salute? La risposta è affermativa anche se gli studi condotti da alcuni ricercatori in Malesia e in Indonesia (i principali paesi produttori di olio di palma) tentano di dimostrare il contrario. Le aziende italiane che usano il palma in quasi tutti i prodotti alimentari cercano di ignorare questo problema, anche se è ormai difficile sostenere che si tratta di un grasso di buona qualità. Abbiamo chiesto un parere al Ministero della salute, all’Istituto Superiore di Sanità, all’Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione (ex Inran ora Cra Nut): nessuno ha saputo fornire risposte sulla sicurezza di questo ingrediente. In assenza di fonti ufficiali abbiamo fatto una ricerca per vedere cosa dice la letteratura scientifica a proposito del grasso palma e le conclusioni sono poco rassicuranti.
Lo studio su olio di palma e salute
“La situazione non è proprio rosea e i lavori scientifici lo evidenziano – spiega Anna Villarini biologa nutrizionista presso l’Istituto nazionale dei tumori di Milano. – Una raccolta di studi condotta dai ricercatori e nutrizionisti italiani come Elena Fattore (*), Cristina Bosetti, Furio Brighenti, Claudio Agostoni e Giovanni Fattore su oltre 50 lavori diversi e pubblicata nel 2014 su The American Journal of Clinical Nutrition, evidenzia che il consumo abituale di olio di palma fa aumentare in modo significativo la concentrazione di grassi nel sangue, dal colesterolo ai trigliceridi (leggi documento).”
“Non solo, il rapporto tra colesterolo cattivo (LDL) e buono ( HDL) aumenta, per cui alla fine si assiste a maggiori livelli di colesterolo cattivo. Un altro elemento evidenziato è la maggiore presenza di colesterolo cattivo nel sangue tra gli abituali consumatori di olio di palma, rispetto alle persone che impiegano altri grassi decisamente più salutari come l’olio extravergine di oliva. Un’altra considerazione -– continua Villarini – è che il palma viene spesso utilizzato in forma esterificata dalle aziende alimentari e questa modifica peggiora il profilo lipidico favorendo il danno cardiovascolare. C’è infine un lavoro pubblicato su Lipids nel 2014 da Perreault M dove si associa il consumo di acido palmitico all’incremento di sostanze infiammatorie circolanti nel sangue. È noto che gli stati di infiammazione cronica favoriscono lo sviluppo di varie patologie come le cardiovascolari, l’aterosclerosi, il diabete e anche alcuni tumori”.
Una tassa sull’olio di palma?
Un’altra informazione interessante riguarda l’India, dove il consumo di olio di palma e di alimenti che lo contengono ha raggiunto alti livelli. Il governo sta valutando di mettere una tassa per disincentivarne l’impiego visto l’impatto che avrebbe sui livelli di colesterolo, sulla mortalità per malattia coronarica e per malattia cerebrovascolari (vedi documento).
Ma le informative scientifiche sul palma non sono finite. Uno degli studi più accreditati condotto in 23 Paesi nel periodo compreso tra il 1980 e il 1997, da Brian K Chen e collaboratori, nel 2011 ha esaminato gli effetti negativi sulla salute riferiti ad un lungo periodo. Gli autori sostengono che per ogni kg di olio di palma assunto in più ogni anno, aumenta il tasso di mortalità per patologia cardiovascolare. La stima parla di 68 morti ogni 100.000 abitanti. Questo valore risulta inferiore per i paesi industrializzati (17 morti ogni 100.000 abitanti) dove questa materia grassa è meno utilizzata.
Volendo trasferire la valutazione dell’incremento del rischio cardiovascolare e di infarto in seguito all’aumento di 1 kg di palma pro capite l’anno, al nostro Paese la stima equivale a oltre 10.000 morti l’anno. Nello stesso lavoro, gli autori hanno preso in esame il ruolo degli altri grassi presenti nella dieta, perché i sostenitori del palma basano spesso le tesi difensive sul fatto che l’incremento di colesterolo serico non può essere imputato a un solo grasso ma a tutti quelli assunti nella dieta o, come indicato in una recente review italiana del 2013 da Fattore e collaboratori, dalla struttura dei trigliceridi. Ebbene, secondo i dati raccolti da Chen, l’effetto negativo del palma persiste indipendentemente dagli altri grassi della dieta.
L’evoluzione dei grassi nei prodotti da forno
“La rivoluzione dei grassi estranei nei prodotti da forno – spiega Antonello Paparella, presidente del corso di laurea in Scienze e Tecnologie Alimentari all’Università di Teramo – ha origini lontane. A partire dagli anni Settanta l’industria ha cercato soluzioni per ridurre i costi di produzione cominciando ad usare in modo ancora limitato il palma nel pane, nelle merendine e nei biscotti. I nuovi prodotti più morbidi, più umidi e spesso con farciture, richiedevano però imballaggi particolari e molto costosi come quelle in alluminio dei primi biscotti wafer. In altri casi si usava aggiungere alcool per evitare la formazione di muffe.”
“Con il progressivo incremento dell’olio di palma nelle ricette, i prodotti sono diventati più stabili e ormai non richiedono né alcool come alcune merendine della prim’ora né imballaggi costosi. Come spesso accade, il consumatore però non si è accorto che in questi anni l’aspetto dei prodotti è rimasto lo stesso anche se sono cambiati gli ingredienti e le ricette”.
Olio di palma e rischio cardiovascolare
Purtroppo esistono ancora pochi lavori che affrontano il problema del rapporto tra la quantità giornaliera assunta di palma e il rischio cardiovascolare. Molti ricercatori dei paesi produttori (Malesia e Indonesia) hanno cercato di dimostrare la scarsa correlazione tra l’assunzione del palma e il rischio cardiovascolare. Questi autori citano studi fatti in Francia nel 2009 dove, stimando un’assunzione media di 1,3 g di olio di palma al giorno, si sostiene non incida significativamente sul rischio cardiovascolare, rispetto all’assunzione di grassi animali. Le criticità dello studio è che la dieta dei francesi è già ricca di grassi animali ma soprattutto l’apporto di palma secondo alcuni autori è 4 volte superiore a quanto stimato nel documento. In Italia nessuno ha mai valutato il consumo pro-capite giornaliero. Per rendersi conto basta però dire che un solo biscotto per la prima colazione da 13 grammi può contenere fino a 2 grammi di grasso di palma.
Esistono anche studi malesi e indonesiani in controtendenza, si tratta di ricerche condotte in prevalenza su animali, in cui si dimostra l’esistenza del rischio. In Leong et al. 2009 (Aumento della pressione arteriosa) ad esempio illustra come il consumo ripetuto di olio di palma sottoposto a trattamento termico determina un aumento della pressione arteriosa negli animali.
Un altro dato interessante è citato nella pubblicazione del Center for Science for the Public Interest 2005 e riguarda uno studio realizzato nelle isole Mauritius nel 1987. Qui il governo ha avviato una campagna per la sostituzione dell’olio di palma con olio di soia, per contenere il rischio di malattia cardiovascolare considerato elevato dalle autorità sanitarie. Dopo avere operato la sostituzione, il livello di colesterolo ematico misurato sulla popolazione è risultato ridotto del 15%.
E in Italia?
Sulla base di queste evidenze scientifiche chiediamo all’ex Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione ora Cra Nut e al Ministero della salute di avviare studi per valutare l’effettiva pericolosità di questo grasso nella dieta degli italiani in riferimento al rischio cardiovascolare, visto che non esistono valutazioni su questa materia grassa. Forse c’è poco interesse verso certe ricerche perché quasi tutte le aziende usano un quantità esagerata di olio di palma nei prodotti, senza doverlo dichiarare in etichetta trattandosi di un grasso mediocre che fa male alla salute quando viene assunto in quantità elevate (come fanno ogni giorno milioni di italiani quando mangiando 4 biscotti a colazione, oppure una merendina o due pacchetti di cracker o grissini).
(*) Nota
Elena Fattore ci ha scritto una lettera che abbiamo pubblicato sul sito in cui dissente da queste conclusioni. Il il testo si trova a questo indirizzo
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
scrivete tanti articoli interessanti ma, sinceramente, trovo inutile questa battaglia contro l’olio di palma. Ne parlate in termini allarmistici, come se la gente cucinasse con olio di palma al posto del classico e consumatissimo olio di oliva. La verità è che in Italia abbiamo la nostra dieta mediterranea, ricca di omega 3, provenienti proprio dall’olio di oliva extravergine, dal pesce, ecc. Le quantità di olio di palma ingerite da merendine/biscotti e simili sono infinitesimali rispetto alla quantità di grassi saturi e insaturi che assumiamo quotidianamente nei pasti principali. Con tutto il rispetto e la stima che nutro nel vostro servizio di allerta alimentare, questa cosa sembra una battaglia contro i mulini a vento, come dire, inutile! Potrebbero abbandonare l’olio di palma per usare olio di colza o altre accozzaglie provenienti da territori devastati da inquinamento. Piuttosto mi preoccuperei di portare avanti petizioni più importanti di questa.
cordiali saluti
Mi sa che sei un po’ ottimista su quello che viene di norma mangiato, sottolinieo mangiato e non cucinato… nelle famiglie moderne. Si cucinava una decina di anni fa… adesso si guarda masterchef.
Credo che ci sia una contraddizione palese già in ciò che dici; parli di dieta mediterranea come salutare e poi dici che è infinitesimale l’assunzione di questo olio così pericoloso, suggerendo poi olio di colza?? Fatti una domanda del perché non viene utilizzato olio di oliva. Sull’infinitesimale dovresti chiederti a quale quantità/giorno l’olio di palma inizia ad essere dannoso e soprattutto, hai mai conteggiato i grammi di olio di palma che ti assumeresti mangiando pasti del quotidiano che lo contengono?? Essendo un grasso così subdolamente inserito poi, anche standoci attento prima o poi lo ingerisci. Ultimo; secondo te non è una petizione importante?? Allora non sei al corrente o sottovaluti la relazione che esiste tra cibo e salute, e questa l’ennesima contraddizione.
Caro “amico”
non dimentichi che la maggior parte “Le quantità di olio di palma ingerite da merendine/biscotti infinitesimali” sono indirizzati ai bambini, persone anziane e sopratutto giovani e, comunque a tutte/i noi.
Trovo La sua affermazione un po “allegra” nei confronti di un qualcosa che mina la nostra salute, no?
Sinceramente non credo che Lei nutra un sentimento nei servizi de il “Fatto Alimentare”
Se dissente da ciò che scrive la rivista, potrebbe , almeno, avere la sensibilità di non parlare di ciò che non è ha conoscenza.
Non cordialissimi saluti
Maurizio Lupini
Caro Dr La Pira,
io condivido la vostra iniziativa sull’olio di palma per quanto riguarda gli aspetti di sostenibilità edi problemi geopolitici correlati all’utilizzo spregiudicato delle risorse.
Putroppo non avete resistito alla tentazione di tirare in ballo la salute e la sicurezza che come in altri casi (biologico o GMO) non c’entrano nulla.
In particolare non è assolutamente vero che ci sia un consenso scientifico sul fatto che l’olio di Palma faccia male.
Se legge il lavoro sull’American Journal of Clinical Nutrition da cui prende spunto il suo articolo gli autori non dicono assolutamente il consumo di olio di palma aumenti il rischio di malattie cardiovascolari.
In pratica l’analisi condotta perfettamente mostra che non ci sono evidenze che il Palm Oil abbia effetti negativi sui parametri cardiovascolari in quanto causa spostamenti positivi e negativi dei diversi markers. L’unico effetto chiaro è che se si sostituisce il Palm oil agli acidi grassi trans si ha un effetto positivo. Quindi meglio il palm oil delle margarine (almeno quelle vecchie perché oggi i trans non ci sono più neanche in quelle).
La cosa più grave è che nell’articolo citato, che è in generale molto cauto, alla fine si contraddice esplicitamente un altro articolo che aveva affermato che tassando il palm oil in India si ridurrebbe il rischio di malattie cardiovascolari. Fattore et al., dicono che non è vero e che anzi si avrebbero problemi di food security molto seri (leggi aumento dei prezzi di prodotti di base). Quindi concludono esplicitamente che prima di dare raccomandazioni di Food Policy sul PO bisogna essere molto cauti! Per questo Lei non può pretendere che enti governativi prendano posizione su una battaglia che è politica e sociale ma non riguarda la salute pubblica, almeno fino a prova contraria!
Cordiali Saluti
Vincenzo Fogliano
Caro Vincenzo Fogliano,
veramente sia gli OGM che il biologico con la salute c’entrano e anche parecchio, ma non è un discorso da affrontare ora.
Per quanto riguarda l’olio di palma mi piace la sua certezza dell’assoluto ma purtroppo nel mondo scientifico di assoluto non c’è quasi nulla. Nell’articolo citato gli spostamenti positivi e negativi dei diversi markers (significativamente più alti i TC, il colesterolo LDL, l’apolipoproteina B, il colesterolo HDL e l’apolipoproteina AI) depongono a un più elevato rapporto LDL/HDL e questo significa che l’olio di palma, pur aumentando le concentrazioni di HDL aumenta maggiormente quelle di LDL e questo di per se è un rischio. Certamente paragonato ai grassi trans il suo effetto è meno marcato, ma non lo è se paragonato all’acido stearico o all’oleico rispetto ai quali aumenta i markers legati al rischio. Ps i grassi trans sono i più legati al rischio in assoluto ma purtroppo i grassi idrogenati stanno ancora in tantissimi alimenti e in vendita ci sono ancora prodotti fatti con grassi idrogenati!!
Vero che l’articolo citato è molto cauto nelle conclusioni invitando però a indagare maggiormente prima di poter formulare linee guida utili a decisioni politiche, non escludendo però il rischio, mentre la tassazione in India è ancora solo una proposta che come per altre problematiche, vedi le bevande zuccherate, non trova un accordo unanime e nessuno pretende che gli organismi governativi prendano decisioni drastiche, ma credo si possano dare consigli e possibili soluzioni a problematiche emergenti.
Inoltre, chi si occupa di salute pubblica con particolare riguardo all’alimentazione, come faccio io, non può ignorare che il 41,21 % della composizione in grassi dell’olio di palma è rappresentata dall’alcio palmitico, il 9,28% da acido linoleico e il 38,45 da acido oleico (fonte INRAN)
L’acido linoleico rientra nelle reazioni a catena che portano alla formazione di acido arachidonico e conseguentemente alla formazioni di interleuchine e citochine infiammatorie (è anche un grasso essenziale ma non deve essere assunto in eccesso poiché elevati livelli di molecole infiammatorie circolanti sono associati allo sviluppo di numerose patologie croniche degenerative), inoltre sopra i 160°C si rompe il doppio legame e inizia la trasformazione in “trans” cose che avviene sempre quando viene utilizzato in prodotti da forno; l’acido palmitico è invece, assieme al miristico, uno dei grassi a più alto potere aterogeno, ha marcato effetto ipercolesterolemizzante, e concorre alla formazione di molecole infiammatorie circolanti.
Non crede che il consumatore, che poi è un essere umano, abbia diritto a mangiare il ben più sano olio extravergine di oliva invece di consumare alimenti i cui ingredienti sono studiati per o possibili rischi alla salute? Io penso di si.
Anna Villarini
non ci vedo molto allarmismo nell’informare che un elemento molto usato in prodotti di consumo è pericoloso per la salute. D’altra parte sembriamo esserci dimenticati che, da qualche anno a questa parte, anche in Italia questo genere di prodotti sono largamente consumati, specialmente dai più piccoli. Anche le percentuali di persone (e bambini) sovrappeso non sono da ignorare, pur non superando qquelli di altri paesi europei…problema riconducibile anche al consumo elevato di prodotti contenenti olio di palma. È inutile guardare da un’altra parte quando il problema, certo non solo dovuto al palma, è evidente.Prodotti precotti e surgelati vengono consumati anche qui e purtroppo in quantità crescente ed è per questo che ritengo interessante avere informazioni su cosa contengono, magari qualcuno devide poi di evitarli!
Se tutti in Italia seguissero ancora la dieta mediterranea avremmo molti molti meno casi di diabete, malattie cardiovascolari e tumore.
Mah.. su questa storia dell’olio di palma state degenerando.
Ormai siamo al giornalismo alla ” Novella 2000″: sparate il titolo “L’olio di palma fà male alla salute”, poi si legge l’articolo e l’unico studio (quello francese) ove c’è una correlazione con la quantità assunta i danni sono inesistenti…
Anche l’alcool fà male se assunto in dosi smodate, che facciamo aboliamo il vino e i superalcolici, torniamo al proibizionismo ??
La differenza è che tutti sanno che troppo alcol fa male, ma nessuno sa che troppo palma fa male e non sapendo dove si trova è difficile dosare la quantità.Poi dire che c’è un solo studio scientifico che punta il dito contro il palma mi sembra riduttivo ….In ogni caso tutti lo stanno togliendo dalle ricette … perché ?
Per correttezza di informazione,se si guarda al problema alcool a 360°, i rischi-danni legati a questa sostanza contenuta in vino, birra e superacolici…sono tali che fa male sia che se ne beva un bicchiere sia che se ne beva in “dosi smodate”.
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Ad esempio, non c’è effetto soglia quando si parla di alcool come sostanza cancerogena. Sì, l’alcool è una sostanza cancerogena!
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Non è che sino a 10 sigarette al dì “non ti viene il cancro” e sopra le 10 “compare il rischio” (idem per l’alcool).
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Inoltre il concetto di bere moderato è ampiamente superato tra gli addetti ai lavori (non esiste un uso moderato di uno stupefacente!). Si, l’alcool è uno stupefacente!
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Questo è un altro argomento su cui il fatto alimentare potrà cimentarsi in futuro: informare i cittadini su cosa sia l’alcool.
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Ma torniamo in tema:può darsi che ci siano altre battaglie più importanti di quella di eliminare l’olio di palma ma ritengo che sia una buona iniziativa che può aiutare a diminuire i grassi saturi nella nostra alimentazione.
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Quando si fanno commenti in pubblico, specie se si critica, è bene metterci la faccia (nome cognome…). Tutti possiamo sbagliare (anche io) ma è troppo comodo “lanciare il sasso e nascondere la mano”.
Il problema con il palma è che a gente non ne conosce l’esistenza, per cui se dici che a colazione hai mangiato 4 biscotti con 11 grammi di burro la gente si allerta se mangi 4 biscotti con la stessa quantità di palma e quindi con la stessa quantità di acidi grassi saturi nessuno si scompone.
Non ho scritto che c’è un unico studio, ho citato l’unico descritto nel Vs articolo ove c’è una correlazione con la quantità assunta.
Poi sul fatto che lo stanno togliendo tutti… lasciamo perdere..
Spero che a breve tornerete ad occuparvi di cose più serie e reali, come peraltro avviene con la questione dello stabilimento di produzione.
Gentile Massimo , per essere puntuali abbiamo pubblicato pochi minuti fa una nota sullo stabilimento di produzione. La invito a leggere il post che stiamo preparando così potrà rendersi conto che solo lei considera la questione del palma un argomento minore. Molte catene di supermercati e le grandi aziende stanno cercando alternative al palma e questo ci sembra un argomento interessante.
Io sono sempre una persona che quando compra i prodotti sta sempre attenta agli ingredienti, io leggo di tutto, mi scrivo perfino le varie diciture degli additivi alimentari e cerco la sostanza e la sua nocività, però in questo articolo, come han scritto altri si parla dell’olio di palma come se lo si usa al posto dell’olio d’oliva. L’olio di palma ha la stessa quantità di grassi dell’olio d’oliva, solo che ha 50 % saturi e 50 % insaturi, ma sul fatto dell’ambiente sono d’accordo, ma sul fatto della sua nocività non tanto. Anche se aumenta i livelli di LDL, basta seguire una dieta equilibrata ricca di Omega 3 e si annullano gli effetti dell’olio di palma RAFFINATO! quello usato nelle industrie è quello raffinato, l’olio di palma quando viene ottenuto non è bianco, ma bensì è arancione visto che contiene beta-carotene e vitamina A. l’olio di palma grezzo fa molto bene visto che contiene molti nutrienti. Comunque anche gli altri oli vegetali non è che siano così salutari eh. Come materia grassa bisognerebbe usare lo strutto, che fa meno male dell’olio di palma, non inquina l’ambiente e non causa danni ed è adatta anche per intolleranze al lattosio.
Grazie per il contributo , abbiamo scritto un articolo su questo argomento. Ma l’industria può fare a meno dell’olio di palma. Lo ha sempre usato e non lo ha mai dichiarato in etichetta perché i nutrizionisti lo hanno sempre considerato un olio mediocre di scarsa qualità. Bastano 4 biscotti e una brioche per assumere 22 g di grasso di palma al giorno, ovvero l’equivalente di 22 grammi di burro.
Dire che olio di palma e di oliva hanno la stessa quantità di grassi potrebbe essere sibillino. Io potrei capire che c’è poca differenza tra i due oli anche in fatto di qualità…. parlando dell’extravergine, l’olio della civiltà mediterranea, credo che abbia una valenza biologica molto diversa a tavola del possedere “solo il 50%” di saturi. Se poi dici che basta qualche omega 3 per bilanciare il tutto, allora mi verrebbe da dire, aggiungiamo omega 3 al palmistico e tutto va a gonfie vele?? Non é proprio così. Se poi hai bisogno degli omega 3, proprio un recente articolo mette in evidenza che solo quelli dell’extravergine d’oliva hanno effetti benefici….ricordandoti che le molecole nel nostro organismo espletano la loro funzione poiché circondate da un corollario di molecole che entrano attivamente a far parte del biochimismo di assorbimento..
Anche sulla tua affermazione sullo strutto dovrebbe essere preceduta da: a patto che gli animali provengano da agricoltura controllata e che l’alimentazione eviti l’utilizzo di, mangimi a base di scarti della lavorazione industriale, che non vengano utilizzati ormoni di crescita, antibiotici e molecole steroidee etc…
Lei ritiene che queste catene di supermercati siano attente alla questione dell’olio di palma per una questione etica?
o perché preoccupate per la nostra salute?
Brunelli
Difficile generalizzare alcune hanno l’etica altre hanno il marketing. Se passa il concetto che l’olio di palma è un ingrediente critico il marketing cambiano subito le ricette.
Alcune hanno il marketing, altre hanno adottato l’etica come strategia di marketing. Io di aziende grosse attente alla salute francamente non ne conosco.
Buongiorno a tutti,
sono anche io a conoscenza che alcuni colossi della GDO e dell’industria stia cercando di limitare l’inserimento nelle ricette dell’olio di palma ma il mio quesito è il seguente: siamo sicuri che lo stiano facendo per un discorso di salute/sicurezza e non per motivi di sostenibilità (anche in vista di EXPO 2015) ?????
Caro dr. Roberto La Pira.
E’ da qualche settimana che sto leggendo la vostra campagna contro l’olio di palma e devo dire che la cosa non mi fa piacere.
Capisco la battaglia da un punto di vista etico ed ecologico, ma non condivido assolutamente tutti questi inutili allarmismi sulla salute.
Già in Italia non c’è un minimo di cultura alimentare, e con articoli e campagne come la vostra non si fa altro che peggiorare la situazione.
Una persona che legge l’articolo dovrebbe leggere anche i commenti e soprattutto quello di Vincenzo Fogliano, a cui io mi associo e mi sarei aspettato una risposta seria, invece ho visto che hai risposto solo ai commenti più “leggerini”.
L’olio di palma rosso è un olio eccellente. L’unica cosa di cui si dovrebbe parlare se proprio si vuol parlare di olio di palma è della qualità di quest’olio, allora si che si inizierebbe a creare un po’ di cultura tra la gente.
Se è una campagna etica e in favore dell’ambiente ben venga, ma non buttiamola sulla salute ed evitiamo articoli allarmistici come questo perchè così si scredita un sito che per certi aspetti e argomenti è utile.
Gentile Massimo Gentili, Anna Villarini ha risposto con un lungo intervento agli interrogativi di Vincenzo Fogliano. Forse la nota è sfuggita alla sua lettura, ma si trova proprio in queste pagine. L’olio di palma ottenuto rosso dalla spremitura dei semi è un prodotto valido di cui abbiamo già detto e scritto a lungo in questo sito. Ma il grasso di cui parliamo noi ( oggetto della petizione) è presente quasi tutti i prodotti da forno, nei gelati … non è rosso ma è chiaro e molto simile al burro. Per quanto riguarda la salute, se diciamo che una persona assume 20-25 g di grasso di palma al giorno secondo lei va bene? Eppure succede spesso ad insaputa dei consumatori che non conoscono questo tipo di grasso sempre abilmente nascosto dalle aziende nella lista degli ingredienti.
Secondo me la vostra campagna è sbagliata non tanto perché tenta di eliminare l’olio di palma dai prodotti, ma perché non indica chiaramente un sostituto adatto. Alla fine, le aziende sostituiranno un grasso raffinato (il palma) con un altro grasso raffinato (che so, girasole alto oleico o altre schifezze del genere) col risultato che tutti saremo contenti di non aver guadagnato un bel niente da tutta questa storia. L’olio di palma nei prodotti da forno andrebbe sostituito col burro, qualunque altra sostituzione sarebbe inutile. Col paradosso che sostituendo col burro, non ci sarebbero “vantaggi” (tra virgolette, perché ormai che i grassi saturi non c’entrino nulla con la salute del cuore sta venendo fuori un giorno sì e l’altro pure) dal punto di vista della salute (visto che anche il burro è saturo, più o meno come il palma). Vedremo come va a finire.
Ci sono già 100 tipi di biscotti , 40 grissini e cracker e 30 merendine senza il palma. L’olio di girasole ha una composizione diversa ha pochi saturi e poi non distrugge le foreste.Il burro è la soluzione ottimale , bisogna però a questo punto ridurre la quantità di biscotti al mattino forse e meno brioche.
E allora perchè non facciamo una petizione per diminuire il numero di biscotti che la gente mangia al mattino?
La trovo una soluzione più sensata di questa.
Alternative vere all’olio di palma?
Olio di cocco o burro o al più olio d’oliva che se lo prendi raffinato io non lo vedo migliore del palma raffinato.
Gli oli di semi per quanto mi riguarda sono tossici.
Io non mangio mai queste cose industriali, ma se ne dovessi mangiare uno, lo farei con olio di palma, non di girasole, ci tengo alla salute.
C’è stata una petizione per eliminare gli oli di semi, forse sarebbe più giusto pubblicizzare quella.
Ciao Massimo.. se leggi tutti i post delle precedenti discussioni sull’argomento “olio di palma” io ma, anche altri abbiamo ampiamente dibattuto anche sugli oli di semi nella loro totalità.. ho pure postato un link sul processo estrattivo dell’olio di palma utilizzato a livello industriale. Convergo sul fatto che gli oli estratti con solventi chimici e che subiscono determinati processi industriali, sono dannosi.
E secondo te il palmisto che viene utilizzato dalle industrie come viene estratto?? Non è che l’industria alimentare va dai contadini e gli dice “dammi quel buon olio di palma estratto a freddo” (con basilari e meccaniche tecniche estrattive).. diciamolo senza indugi. L’olio di palma è soltanto un ottimo olio versatile per l’industria ma, non per il consumatore.
Non conosco la fonte che dice che in olio di oliva ci sono più saturi degli insaturi è completamente il contrario…
http://www.uniba.it/ateneo/facolta/agraria/notizie-ed-eventi-locali/archivio-notizie-ed-eventi/notizie/aspetti-compositivi-oli-doliva-gallina-toschi.pdf (questo è uno dei tanti incipit)
– La stabilità in olio d’oliva deriva dalla sua componente di antiossidanti.
– una differenza esiste tra stabilità dei grassi organici che hanno una funzione all’interno del biochimismo cellulare degli animali superiori e che sono elementi costitutivi. Si accumula sottoforma di grassi saturi perché importante forma di energia, con alta stabilità in fase di accumulo – un altro conto è parlare di stabilità dal punto di vista alimentare, infatti più è stabile un grasso, più fatica faccio a degradarlo, più si possono formare composti intermedi tossici. Credo che la stabilità abbia direzioni diverse in funzione di ciò che sto trattando, o l’aspetto nutrizionale o l’aspetto funzionale. Poi potremmo parlare dei radicali liberi che possono essere generati dai grassi insaturi ma, questo è un altro tema.
Una soluzione semplice e pratica per diminuire l’uso dell’olio di palma, dello zucchero e altri conservanti e’ quella di limitare il consumo dei prodotti da forno preconfezionati.
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Per chi puo’ prepararli a casa si possono avere due vantaggi: 1) controllo totale degli ingredienti senza additivi o conservanti, 2) diminuzione dei grassi e zuccheri semplici con possibilita’ di avere prodotti di ottimo sapore e con una densita’ calorica ridotta anche di 100/150 kcal per etto.
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Un’altra possibilita’ e’ eliminare dalla dieta biscotti o merendine ed usare pane con il companatico che si desidera. Se per assurdo mangiassimo pane e formaggio o salame avremmo molte meno calorie rispetto a qualunque biscotto o merendina che in media troviamo nel mercato.
per chiarimenti si veda questo VIDEO
https://m.youtube.com/watch?v=G11Lmm3s2IQ
Antonio, hai ampiamente ragione. Prepararsi le cose da soli sarebbe la soluzione mondiale al problema. Purtroppo però il problema è che la gente non sa e non vuole informarsi… siamo ingannati da un sistema che di pubblicità che ti entrano nel cervello e ti dicono; – solo cose buone- un mondo buono- lievito madre- il profumo della campagna- buono come quello della nonna-..capisci allora quanto è perniante tutto il sistema sulla nostra psicologia?? Mia nonna era più ignorante di tutti noi oggi ma, quando acquistava alimenti era un bersagliere: si lamentava, riportava indietro i prodotti, spulciava ogni centimetro, in una parola era esigente e stimolava il venditore ad essere anche lui stesso esigente. Oggi ti trovi in casa con delle scatole di alimenti che sono perfetti solo dal punto di vista legale e tu mangi inconsapevolmente prodotti che l’abitudine ti ha portato a comprare, senza sapere nulla del prodotto in se.
Letto il commento di Anna villarini.
Riporto quest’ultima parte:
Inoltre, chi si occupa di salute pubblica con particolare riguardo all’alimentazione, come faccio io, non può ignorare che il 41,21 % della composizione in grassi dell’olio di palma è rappresentata dall’alcio palmitico, il 9,28% da acido linoleico e il 38,45 da acido oleico (fonte INRAN)
L’acido linoleico rientra nelle reazioni a catena che portano alla formazione di acido arachidonico e conseguentemente alla formazioni di interleuchine e citochine infiammatorie (è anche un grasso essenziale ma non deve essere assunto in eccesso poiché elevati livelli di molecole infiammatorie circolanti sono associati allo sviluppo di numerose patologie croniche degenerative), inoltre sopra i 160°C si rompe il doppio legame e inizia la trasformazione in “trans” cose che avviene sempre quando viene utilizzato in prodotti da forno; l’acido palmitico è invece, assieme al miristico, uno dei grassi a più alto potere aterogeno, ha marcato effetto ipercolesterolemizzante, e concorre alla formazione di molecole infiammatorie circolanti.
Non crede che il consumatore, che poi è un essere umano, abbia diritto a mangiare il ben più sano olio extravergine di oliva invece di consumare alimenti i cui ingredienti sono studiati per o possibili rischi alla salute? Io penso di si.
Anna Villarini
1 – se uno si occupa della salute delle persone sta bene attento a non consigliare un prodotto da forno contenente molti PUFA proprio per il motivo spiegato dell’ossidazione, quindi il palma vince sul girasole o qualsiasi olio di semi.
2 – ci sono prodotti contenenti olio d’oliva come ingrediente e questo è chiaramente specificato nella confezione, quindi il consumatore può scegliere questo tipo di olio.
3 – nella biosintesi degli acidi grassi che si ha inevitabilmente qualora ci sia un eccesso calorico, qual’è il primo grasso che il corpo produce?
Il palmitico. Ora di cosa vogliamo parlare?
Ma la fisiologia e la biochimica uno le tratta sempre come gli fa più comodo?
I grassi saturi svolgono un ruolo protettivo e sono stabili.
Perchè l’olio di oliva è così salutare?
Perchè è in gran parte saturo e poi monoinsaturo.
Basta con le favolette, la gente poi si stufa e sono stanco pure io di dover difendere ogni volta alimenti innocenti.
Se uno vuole scegliere prodotti non contenenti olio di palma può farlo, perchè i produttori sono ben lieti di scriverlo.
La cosa grave è che scrivono oli vegetali. Io è qui vorrei delle specificazioni maggiori perchè c’è differenza tra palma e girasole.
Poi il non consumare prodotti contenenti olio di palma per il discorso ambiente è un altro discorso, che condivido in gran parte.
Ho sbagliato a scrivere una cosa nel commento, mi scuso.
Olio d’oliva e palma hanno meno polinsaturi (che sono i più dannosi dannosi) rispetto agli oli di semi.
L’olio d’oliva è in gran parte composto da monoinsaturi e il palma da saturi.
Il problema nei grassi alimentari, soprattutto quelli utilizzati nell’industria alimentare sottoposti a trattamenti termici e/o a lunghe conservazioni per quanto mi riguarda è soltanto uno: il numero di doppi legami.
E’ molto pericoloso sostituire olio di palma o d’oliva con oli di semi.
Quello che scrive il professor Fogliano è sacrosanto.
Vorrei aggiungere, da nutrizionista, che demonizzare un singolo componente della dieta non contribuisce a fare corretta informazione in campo nutrizionale.
Questa assurda campagna contro l’olio di palma è assolutamente fuori luogo quando lo si inquadra come deleterio per la salute. Sarebbe stata encomiabile se si fosse limitata all’aspetto etico, ma evidentemente avete scelto una politica giornalistica più facile e diretta al grande pubblico per motivi che non voglio neanche sapere.
Non esistono prove che l’olio di palma faccia male senza prendere in considerazione le quantità che vengono introdotte nell’unità di tempo. Perchè non fate lo stesso per i dolci o per la carne? Perchè non chiedete il ritiro dal mercato dei filetti di manzo? Perchè non vi accanite sull’acqua? Sopra i 4 litri al giorno comincia ad essere pericolosa! State pericolosamente contribuendo alla perdita del buon senso e all’aumento delle mode nutrizionali con questo atteggiamento.
Chiedete perchè non c’è una risposta dagli organi ufficiali? Perchè non c’è motivo di rispondere, così come non c’è motivo di rispondere a domande come queste: “L’olio di oliva fa male alla salute?” o “Le noci fanno bene?”. Semplicemente perchè queste domande non hanno senso dal punto di vista scientifico.
Possono far male o bene a seconda che se ne abusi o meno e a seconda della nostra alimentazione nel suo complesso!
Ma la risposta esiste già se volete vederla. E sta nelle nostre linee guida per una sana alimentazione. L’olio di palma attualmente è presente sopratutto nei prodotti da forno(biscotti, merendine, crackers, fette biscottate, ecc.) e le nostre linee guida hanno già individuato la porzione corretta e la corretta frequenza di consumo di questi cibi in modo tale da non esagerare nè con gli oli vegetali tipo il palma (ma anche il sanissimo olio di oliva) nè con gli zuccheri e le calorie in genere. Se rispettiamo le corrette porzioni e frequenze di consumo di questi prodotti possiamo verosimilmente fregarcene dell’olio di palma, almeno fino a che non avremo una indicazione che questo grasso faccia male A QUALSIASI DOSAGGIO, cosa che mi pare non sia stata confermata da nessuno studio (e sarebbe pure strano).
Bernardini, ma lei che è nutrizionista ha calcolato quanto olio di palma c’è nel cibo di un ragazzo o di un adulto? Ci faccia sapere noi lo stiamo facendo. Noi non abbiamo demonizzato, abbiamo raccontato una realtà che per anni nessuno ha voluto raccontare.
Caro Gabriele, credo che tu non abbia letto alcun post nel merito delle discussioni che ampiamente sono state dibattute. Sei un nutrizionista e credo che tu perda la visione generale del problema proprio dal punto di vista nutrizionale. A te come ad altri ti dico vatti a leggere come viene estratto l’olio di palma o vai in una industria dove lo fanno così capisci il metodo e il processo. Ti dice niente il fatto dei residui benzenici che trovi in questo olio?? Se tu sei legato all’olio di palma “rosso” contenete tocoferoli e carotene bè sei lontano un miglio. Per di più da nutrizionista dovresti sapere che l’olio di palma è quello più vicino ai grassi animali, perciò c’è il rischio che mangianadoti patatine assumi gli stessi grassi che trovi in una bistecca, e il mondo tutto questo non lo sa. Se sei un nutrizionista dovresti sapere che ci sono studi scientifici che mettono in risalto come l’olio d’oliva ha effetti benefici in varie direzioni, sempre che sia il “vero olio di oliva”. Da nutrizionista dovresti sapere che le molecole e la loro attività nel nostro organismo non rispondono solo a mere interazioni stechiometriche, perciò non è lo stesso assumere grassi da qualsiasi sostanza poiché sono sempre grassi, non è proprio così. Per quanto riguarda gli altri concetti tipo acqua etc… glisserei. 1) tutte le sostanze fanno male entro certe soglie, 2) chi assume 4 litri di acqua al giorno?, 3)da nutrizionista fatti una domanda, ; dicci secondo te l’olio migliore per la preparazione dei prodotti, dimmi chi lo utilizza e se non lo trovi, dimmi perché; 4)chiediti perché gli organi ufficiali non si espongono, se sei nutrizionista lo dovresti sapere – il Prof. Cannella, già menzionato diceva che spesso aveva la bocca cucita quando si trattava di dire le cose come stanno. 5) il suggerimento un pò di tutto basta che non si esageri mi sembra un pò superficiale, anche mio nonno lo diceva e non era nutrizionista.
ti faccio una domanda io, perché non si utilizza olio di oliva per le preparazioni industriali??
La Pira, se una persona esagera con l’olio di palma significa che lo fa anche con il sale, gli zuccheri e coi carboidrati in generale, nonchè verosimilmente con le calorie e quindi è la sua dieta in genere che è scorretta. SE si forniscono messaggi corretti di salute pubblica alla popolazione (e se la popolazione li segue ovviamente, ed questo il punto cruciale, fare in modo che li segua) automaticamente si riduce il rischio di abuso di olio di palma (e tutto il resto, che se in eccesso è dannoso come il palma). Perciò il corretto approccio, non è quello di demonizzare un ingrediente tentando di toglierlo dalla produzione, ma quello di educare a mangiar meglio a partire dalle quantità (di tutto quello di cui si abusa) e sopratutto cercando di stimolare le persone a muoversi maggiormente. Lei pensa forse che eliminando l’olio di palma dai biscotti l’industria (che deve vendere per definizione e quindi inventarsi prodotti appetibili) non troverà un escamotage per mantenere “buoni” i biscotti? crede forse che togliendo l’olio di palma si ridurrà il consumo di biscotti? Io non credo, credo anzi che la gente verrà indotta a considerare i nuovi biscotti più “sani” e a mangiarne di più!
Abbiamo fatto gli yogurt magri, i prodotti light, forse gli infarti sono diminuiti??
E allora impegniamoci tutti ad aumentare la consapevolezza e la cultura nutrizionale in altri modi più proficui che non quelli del terrorismo alimentare.
Facciamo muovere di più i nostri bambini, facciamo loro perdere peso anche con qualche biscotto all’olio di palma nella dieta. questo si che produrrebbe dei risultati!!
Io concordo con voi sulla necessità di fare qualcosa per quanto concerne l’aspetto ETICO di questo problema, non per quello nutrizionale.
Il discorso che fa lei sull’educazione alimentare è corretto e noi nel nostro piccolo lo facciamo spesso. Ma individuare i prodotti mediocri nella dieta e focalizzare l’attenzione su un problema per modificarlo è anche un nostro compito di giornalisti . Dire che forse ci sono problemi con il bisfenolo, con l’abuso di antibiotici, sulla presenza di additivi critici e anche sull’olio di palma ci sembra del tutto normale.
Maurizio, che vuoi farci sono un nutrizionista ignorante!
Quello che trovo francamente deprecabile è l’immagine che vorreste suggerire dove la produzione di burro è eticamente sostenibile. Siate seri, per piacere.
Aggiungo, tra l’altro già citato in altri mille post, cari nutrizionisti, che dal punto di vista della coltivazione la palma da olio, divenuta ormai una monocoltura, subisce trattamenti chimici con pesticidi, 1 non legali in europa, 2 con soglie e tolleranze che minimamente si sognano in quei paesi, 3 con leggi e decreti che credo non prevedano la stima dei residui chimici nel prodotto finale.
In ultimo ma, non per ultimo, lo sapete qual’è il primo utilizzo di quest’olio nel mondo?? Olio da biomassa, ..le industrie marcegaglia hanno flotte di navi cariche che fanno avanti e indietro per bruciarle nelle loro fabbriche di energia e prender contributi europei per produzione di energia verde. Cosa dire altro?? Un sole esempio con l’olio d’oliva… quest’olio visto la sua multipla proprietà nutrizionale e “parafarmaceutica” era ed è considerato un unguento sacro… è banalità, è storia ma, forse potrebbe aiutarci a capire il senso delle cose.. l’economia non è solo profitto.
Come ho già detto in un precedente intervento, la demonizzazione di una materia prima tout court è deprecabile e dannosa nei confronti dei consumatori, e questo sarà il risultato più evidente, per commentare l’intervento di Tibaldi (il titolo qui usato:” Fa male” è scorretto, perché “fa male come il burro, e in quantità eccessive, burro che pure ha acidi grassi saturi in quantità rilevante e pure i trans derivati dall’idrogenazione nel rumine delle vacche”) . Io condivido gli interventi di Fogliano e Gentile. Non sembrano proprio chiari gli intenti della campagna scatenata contro l’olio di palma . Credo che la discussione dovrebbe essere riportata in termini più sobri e non da campagna scandalistica, che produrrà solo danni come altre pur criticate da questo blog. Può essere interessante andare a leggere anche gli articoli e le interviste (con riferimenti bibliografici) a nutrizionisti e scienzati pubblicati da Famiglia Cristiana del 7.12.14 (pag 71-78) “Dossier e salute”.
Comunque, prima di continuare a sollevare un dannoso polverone, perché non formulare un quesito ad un ente indipendente quale EFSA , che sicuramente dispone di database e panels di alto livello scientifico sufficienti a fornire risposte adeguate , e aspettare una risposta ? vedremo se EFSA suggerirà alla Commissione di bandire l’olio di Palma perché ritenuto “dannoso” dai promotori della campagna.
Chiaro che a fronte di una iniziativa mediatica di questo tipo il marketing di aziende alimentari che devono difendere prodotti, fatturato e posti di lavoro potranno essere indotte a modificare parzialmente le ricette, ma con quali risultati? Non è certo con l’uso di olio d’oliva (italiano) che si otterranno migliori risultati tecnologici e caratteristiche ossidative sufficienti.
Quanto a Maurizio faccio osservare che si sta estendendo la tecnica di estrazione con CO2 supercritica, e comunque molti dei grassi non “demonizzati” sono ancora estratti con solvente (che va comunque eliminato dal prodotto finito).
E poi, quanto danno hanno fatto le nostre mamme che prima dell’avvento di biscotti e merendine ci davano a merenda e colazione pane burro e marmellata ? Ma il burro era equivalente al palma.
E’ l’educazione alimentare e la rieducazione ad un’attività fisica corretta che può aiutare a risolvere problemi che qui si vogliono affrontare con battaglie più o meno giustificate.
Costante , la sua frase ” Non sembrano proprio chiari gli intenti della campagna scatenata contro l’olio di palma” mi sembra alquanto offensiva ne confronti della redazione. Noi facciamo i giornalisti e portiamo avanti le iniziative frutto della nostra sensibilità e professionalità oltre che gli input che provengono da lettori e da altri suggeritori (come lei ad esempio) che ci sembrano avere un senso e un’utilità. Non ci sono misteri o dietrologie. Qualsiasi altra cosa che lei lascia supporre è frutto della sua fantasia. I misteri su cui focalizzare l’attenzione sono quelli delle aziende che per per decenni hanno volutamente tenuto nascosto l’uso di un grasso mediocre ne prodotti alimentari. Provi a chiedersi se dietro questo comportamento possono celarsi intenzioni ” poco chiare”.
Infatti caro Costante il problema è proprio questo. Ottenere prodotti con materie prime che abbiano ottime caratteristiche tecnologiche, significa come è accaduto negli ultimi 50 anni di industria alimentare, fare uso di prodotti nutrizionalmente scadenti anche se tecnologicamente ottimi. Il problema è che quando si parla di alimenti, non si può trattare una industria come facesse automobili. Se a te questo concetto non è chiaro ma, è chiaro invece secondo te il fatto che l’olio d’oliva non contiene alcuna sostanza antiossidante (tipo tocoferoli, squalene, vitamina E, provitamina A etc..)e che invece sono famosissime le attività antiossidanti degli idrocarburi a basso peso molecolare tipo esano o eptano estratte dal petrolio, allora ciò che dici ha ovviamente un senso… In quanto ad indipendenza dell’EFSA avrei i miei dubbi, ti consiglio di informarti sulla non proprio trasparente funzione di quest’organo.
Una cosa vorrei precisarla. Costante, tu vorresti assimilare le margarine o l’idrogenazione industriale dei grassi, con conseguente produzione di di acidi trans, con la bioidrogenazione batterica?? La prima cosa che ti vorrei dire è che questi grassi bioidrogenati, sono una componete importante di evoluzione verso il CLA in seconda battuta come ho già espresso in altri post, è la differenza non stechiometrica dei composti che rende il grasso naturale maggiormente digeribile e utile all’organismo; infatti i trans che inevitabilmente trovi in latte, formaggio, carne, sono immersi in una miscela di acidi grassi di diversa natura, tale da rendere quella particolare composizione adatta all’uomo. I trans in un formaggio sono nell’ordine del 2-4% del totale, in una margarina superiamo i 20%, in olii raffinati possiamo arrivare fino al 15%.. quindi la differenza sta nel considerare l’intera totalità costitutiva dell’alimento.
Una campagna coraggiosa e di informazione: grazie al Fatto Alimentare!
Fate più voi per difendere con i fatti la tanto sbandierata dieta mediterranea che i vari Ministeri della Salute (di chi?) e Autorità burocratiche.
Leggete il post di anna villarini e firmate la petizione. Ci lamentiamo sempre che nessuno fa niente… ma siate seri… lo sapete che le macchinette nelle scuole dei vostri figli sono piene di Palm Oil, lo sapete che le ditte di ristorazione forniscono nelle mense ai vostri figli cibi con PO, lo sapet che se nessuno alza la voce non si crea alternativa al PO, dove vivete? Leggete le etichette. Complimenti per l’iniziativa. Un nutrizionista schierato contro il PO
Al di là delle evidenze scientifiche che possono o non possono dimostrare un effetto dannoso dell’olio di palma sulla salute della popolazione, ritengo che la sensibilizzazione (culturale) del Fatto Alimentare su questo problema sia una cosa meritevole.
Se i miei colleghi nutrizionisti che vanno in TV dicessero sempre e comunque la verità (sul vino, sulle merendine, sulla Nutella, sulla Coca Cola, sullo zucchero) senza alcun pelo sulla lingua…
sarebbero radiati dal palinsesto in un attimo!
Dr. La Pira, Non volevo certamente incolpare la redazione di conflitto d’interesse nella campagna lanciata contro l’olio di palma. Ho voluto semplicemente osservare che la demonizzazione scatenata sulla solo presunta pericolosità (“fa male”) di un ingrediente alimentare largamente in uso da tanti anni e che NON è affatto acclarata da evidenze scientifiche condivise espresse ufficialmente da organismi terzi di riconosciuta autorevolezza , né da autorità nazionali o sovranazionali quali ad es.FDA ,FA,EFSA , potrebbe anche ingenerare dei dubbi che, provando a far diventare terroristicamente una “parolaccia” la dizione “olio di palma” come va indicato dal 13 dicembre c. m., data di entrata in vigore delle nuove norme sull’etichettatura, si tenti di togliere un singolo ingrediente dalla produzione .
Lei sa bene che anche la correlazione fra acidi grassi saturi e malattie cardiovascolari è oggetto di revisione (Am.J.Clinical Nutrition). Non discuto i riferimenti etici, peraltro affrontabili diversamente, ma come ho già detto suggerirei un approccio diverso rivolgendo un quesito all’EFSA. Non è sensato parlare di cibi buoni e cattivi, ma di abitudini alimentari più o meno corrette. Solo stimolando una onesta consapevolezza e cultura alimentare, basata su elementi scientifici certi, ci si può battere per un cibo migliore .
Ma quando 20 anni fa in Europa sono arrivati soia e mais OGM qualcuno ha valutato la sicurezza alimentare? Quando gli acidi grassi trans hanno invaso il mercato dei prodotti da forno qualcuno ha valutato preventivamente la sicurezza alimentare? Quando si usavano bottiglie di plastica in pvc ha valutato preventivamente la sicurezza alimentare? Quando hanno iniziato ad usare l’olio di palma qualcuno ha valutato preventivamente la sicurezza alimentare? Se le dico che mola gente assume 30 di grasso di palma al giorno cosa dice ? Lei sa perfettamene che i nutrizionisti seri hanno sempre giudicato il palma un acido grasso mediocre da sconsigliare . Adesso che è stato scoperto essere in tutti i prodotti grazie ad una legge europea che obbliga la citazione sulle etichette qualcuno lo vuole promuovere! Il grasso di palma era e rimane un ingrediente ” cattivo ” e va detto chiaramente ed è inaccettabile che abbia invaso la nostra dieta.
Caro Costante. Ho capito che lei deve difendere le industrie e a più riprese lo ha dimostrato anche in altri post. Lo dica che lei è un funzionario che entra in commissioni decisionali, si sente da come parla. Tuttavia dica la verità. Raccolga le osservazioni che obiettano realisticamente e nel concreto l’olio di palma e dica che non è vero quello che si dice. Le farei una lista di autorevoli nutrizionisti ma, non posso citare persone che non conosco che dicono l’esatto contrario di ciò che dice lei. Perché lo dicono? Perché sono contro il sistema?? Scienza per scienza dove sta la verità?? Se si costruiscono leggi ad hoc attorno ad un ingrediente, secondo lei eliminando ciò che di reale è quello stesso ingrediente?? No ci giri attorno. Ci ha provato in mille modi, paragonando pure la bio idrogenazione ruminale con l’idrogenazione chimica dei grassi. E non ha risposto. Lo dica l’olio di palma è solo un prodotto industriale a basso costo che fa comodo alle industrie alimentari. Per fortuna le persone si stanno un po’ svegliando.