Il ministro dell’Agricoltura, d’intesa con i ministri dell’Ambiente e della Salute, ha notificato alla Commissione europea la richiesta per il divieto di coltivazione, su tutto il territorio italiano, degli Ogm autorizzati a livello europeo. La richiesta è stata fatta in base alla nuova direttiva europea 2015/412 dell’11 marzo 2015, che consente agli Stati membri di vietare al proprio interno la coltivazione degli organismi geneticamente modificati.
La richiesta italiana è stata inviata il 1° ottobre, due giorni prima della scadenza prevista dalle misure transitorie della direttiva europea. Come risulta dal sito della Commissione europea, prima del nostro paese hanno avanzato la stessa richiesta Austria, Cipro, Croazia, Francia, Galles, Germania, Grecia, Irlanda del Nord, Lettonia, Lituania, Olanda, Polonia, Scozia e Ungheria. Il Belgio ha fatto richiesta di divieto solo per la regione della Vallonia. Secondo quanto riferisce Greenpeace, sul filo di lana si sono aggiunte, oltre all’Italia, anche Bulgaria, Danimarca, Lussemburgo e Slovenia.
Il divieto riguarda otto varietà di mais geneticamente modificato: una già autorizzata, il MON810 di Monsanto, e altre sette in via di autorizzazione. Nove paesi (Austria, Bulgaria, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lussemburgo, Polonia e Ungheria) avevano già vietato la coltivazione del mais geneticamente modificato MON810 già prima dell’approvazione della nuova direttiva, ricorrendo alle cosiddette clausole di salvaguardia.
E qui facciamo il nostro solito errore, vietiamo la coltivazione interna ma non vietiamo l’acquisto.
Risultato?? ci prendiamo come al solito solo i danni. il mais, la soia e gli altri ogm potranno essere importati, acquistandoli metteremo i soldi nelle tasche di qualcun’altro e noi avremo comunque gli OGM in circolazione.
Giusto o sbagliato che sia l’utilizzo di OGM è necessario a mio avviso vietarne anche l’importazione e non solo la coltivazione. Oppure autorizzare la coltivazione e l’importazione.
Perfettamente d’accordo con Lei, il punto è che sanno che vietandone l’importazione si distruggerebbe l’intero settore zootecnico italiano e a seguire una buona fetta dell’industria alimentare italiana, ma si preferisce tacere questo fatto ai consumatori e proseguire in questa via di mezzo ipocrita, bloccando oltretutto ogni possibilità di ricerca pubblica.