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Gli OGM negli alimenti sono l’ultimo prodotto della globalizzazione dei mercati

Gli alimenti transgenici sono l’ultimo prodotto della globalizzazione dei mercati. Un cibo altamente tecnologico, che non ha, purtroppo, ancora subito il vaglio di specifiche ricerche epidemiologiche volte a verificarne gli eventuali effetti negativi e, perché no, positivi che si potrebbero avere per la salute umana e per l’ambiente. Secondo accurate indagini di mercato, in pochi vorrebbero acquistare questi alimenti ma, di fatto, li troviamo già nei nostri piatti.

Nei Paesi della UE gli alimenti contenenti OGM devono essere etichettati se superano la soglia dello 0,9%. Pur essendoci questo obbligo, favorevoli e contrari a questi cibi sono accomunati dal fatto che, con ogni probabilità, già li consumano in modo inconsapevole. Qualcuno potrà pensare ad una frode alimentare; purtroppo non è così! Infatti, la legislazione vigente non prevede l’etichettatura dei derivati come carne, latte, uova, ecc., ottenuti mediante l’utilizzazione di mangimi di importazione, che per la gran parte sono geneticamente modificati, per cui, indirettamente, gli OGM raggiungono la filiera alimentare, trasformati, anche se non li vogliamo!

 

Secondo l’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) gli OGM non presentano problematiche di tipo salutistico e, pertanto, purché etichettati, possono essere venduti come gli altri alimenti. Nel nostro paese gli OGM si possono acquistare, per alimentazione umana diretta o per scopi mangimistici, ma non si possono coltivare. È una situazione che potremmo definire “kafkiana”, in quanto taluni imprenditori che pensano di poter ottenere dall’utilizzazione degli OGM un beneficio economico, non possono coltivarli e, nello stesso tempo, subiscono la concorrenza del prodotto proveniente  dall’estero ad un prezzo più basso, (gli OGM hanno un costo di produzione leggermente più basso della pianta ottenuta da semente convenzionale). Paradossalmente non possono coltivarli, ma se li ritrovano come concorrenti sul mercato. Avversari che partecipano allo stesso gioco, ma utilizzano “regole diverse”, a loro più favorevoli.

 

OGM 465404899Nel dibattito relativo alla possibilità di coltivare OGM nel nostro paese si è inserita anche la neuroscienziata, nonché senatrice a vita, Elena Cattaneo. Il suo è stato un inserimento a gamba tesa che ha portato solo considerazioni favorevoli alla coltivazione di questi prodotti e, grazie al suo ruolo, ha potuto utilizzare mezzi di comunicazione di altissima visibilità, come possono essere il “Corriere della sera” e “Il Sole 24 ore”.

Di seguito la cronistoria dei fatti:

– 11 giugno 2014, Elena Cattaneo interviene con una lettera al direttore pubblicata in prima pagina sul “Corriere della Sera”

– 11 giugno 2014, nello stesso giorno l’On. Alfonso Pecoraro Scanio, già Ministro dell’Agricoltura e Ministro dell’Ambiente, risponde alla Cattaneo

– 13 giugno 2014, l’On. Fiorello Cortiana di Green Italia-Verdi Europei, già vicepresidente della Commissione Agricoltura del Senato, risponde alla Cattaneo

– 18 giugno 2014, Legambiente risponde alla Cattaneo

– 19 giugno 2014, la Cattaneo risponde a Cortiana

– 19 giugno 2014, interviene nel dibattito anche Roberto D’Agostino

– 25 giugno 2014, seconda risposta di Cortiana alla Cattaneo

– 26 giugno 2014, seconda risposta della Cattaneo a Cortiana

– 4 luglio 2014, scienziati e agricoltori favorevoli alla coltivazione di OGM dalle pagine de “La Stampa” sostengono la Cattaneo

– 19 luglio 2014, la Cattaneo dalle pagine de “Il Sole 24 ore” pone 16 domande al Ministro dell’Agricoltura Martina

 

lavoro minorile iStock_000011174601_SmallAl di là della polemica “gli OGM fanno male alla salute umana” o “gli OGM fanno male all’ambiente”, vorrei far notare che quello delle produzioni transgeniche è solo uno dei tanti temi connessi all’ampia problematica relativa all’apertura dei nostri mercati a quelli della globalizzazione. In un futuro ormai prossimo, le nostre produzioni agro-alimentari dovranno confrontarsi non soltanto con quelle caratterizzate dalla presenza di un materiale genetico particolare, ma anche con quelle provenienti da Paesi caratterizzati da costi dei fattori della produzione inferiori, o che non hanno limitazioni nell’utilizzazione di determinati prodotti chimici, siano essi concimi e/o antiparassitari o fitoregolatori od ormoni della crescita, da Paesi nei quali il lavoro minorile non è tutelato o è, addirittura, incentivato e/o sfruttato, da Paesi che non hanno la “626” e l’elenco potrebbe continuare ancora.

 

Ecco allora che nei prossimi anni i problemi dell’agroalimentare nazionale deriveranno soprattutto dalla globalizzazione dei mercati, in quanto, come è risaputo, gli Accordi GATT, seguiti poi dal WTO, hanno sancito il principio della completa eliminazione dei dazi, con conseguente liberalizzazione dei commerci internazionali. Tutto questo comporterà la realizzazione di un grande mercato mondiale dei prodotti alimentari, un mercato dove l’imperativo sarà “produrre di tutto, ovunque, ai più bassi costi possibili (non importa con quali metodi), per poi vendere i prodotti laddove ci sono i mezzi per acquistarli”.

 

Ma i bassi costi e la globalizzazione dei mercati si conciliano con la qualità della produzione agro-alimentare da tutti auspicata? Si adattano alla necessità di assicurare un reddito anche agli agricoltori/trasformatori delle aree “svantaggiate” da un punto di vista dei costi dei fattori della produzione? Si conciliano con lo sviluppo sostenibile del territorio? Riescono a preservare l’identità culturale, economica, sociale e professionale di un territorio? È a queste domande che occorre fornire una risposta, al fine di verificare se nel lungo periodo il processo di globalizzazione dei mercati possa rappresentare per l’agro-alimentare del nostro Paese un’opportunità o, al contrario, una strada pericolosa, che potrebbe determinare effetti dannosi per il benessere della nostra società.

 

Claudio Malagoli

© Riproduzione riservata

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vincenzo
vincenzo
24 Luglio 2014 20:30

Il problema della globalizzazione del mercato è probabilmente un punto a favore dell’adozione degli OGM in Italia visto che, come da lei pronosticato, molti coltivatori si troveranno a dover affrontare la concorrenza estera che ne fa uso.
Corriamo il rischio che la produzione agricola italiana faccia la fine di quella industriale, ormai incapace di reggere il confronto con quella straniera a causa dell’immobilismo legislativo dei governi passati.

Dubito inoltre che la qualità dei prodotti e l’identità culturale possano subire dei contraccolpi dalle colture OGM. In tutti i paesi ricchi il cibo non serve solo ad alimentarsi e molte forme di coltivazione, anche apparentemente poco remunerative, trovano comunque un ampio consenso sul mercato perchè tanta gente è be disposta a spendere di più per prodotti dalla qualità più elevata.

Le polemiche vuote sulla nocività dei prodotti, sul monopolio delle multinazionali e tutto il resto, lasciamole da parte e cerchiamo per una volta di capire, senza preconcetti e senza retoriche, cosa può essere utile al nostro paese e come possiamo trarre vantaggio dalle nuove tecnologie.

Malagoli
Malagoli
Reply to  vincenzo
25 Luglio 2014 11:11

Vincenzo, affrontare la concorrenza estera con gli OGM a mio parere è sbagliato. Sarebbe come se nella moda Valentino volesse far concorrenza all’India nella produzione delle magliette di cotone.

Per quanto attiene alle “polemiche vuote”, io non ho mai scritto che gli OGM fanno male alla salute, non è il mio campo.

Per i brevetti, anche se in questo intervento non ne ho parlato, non credo sia una polemica vuota, poiché diminuisce la libertà dell’uomo. Si legga questo link

http://www.aggiornamentisociali.it/easyne2/LYT.aspx?Code=AGSO&IDLYT=769&ST=SQL&SQL=ID_Documento=10102

vincenzo
vincenzo
25 Luglio 2014 12:33

La ringrazio per la risposta. Il mio commento sulle polemiche non era riferito a lei ovviamente ma a coloro che rifiutano di intraprendere un qualsiasi discorso costruttivo basandosi su preconcetti che hanno ben poco di scientifico.
Provo a risponderle invece sul tema principale: in Italia ci sono preziose produzioni di nicchia che è opportuno preservare e proteggere (Valentino nella moda) ma ci sono anche produzioni “normali” che già oggi sono diventate scarsamente redditizie.
Il mio timore è che nel prossimo futuro diventeremo semplicemente dei meri importatori di prodotti esteri…

Malagoli
Malagoli
Reply to  vincenzo
4 Agosto 2014 07:29

Purtroppo sono scelte politiche, sulle quali gli agricoltori, ma anche noi consumatori, possiamo fare ben poco. Se vogliamo esportare “prodotti meccanico/tecnologici” in Paesi che come pagamento ci possono offrire solo prodotti agricoli, ecco che l’importazione di alimenti è inevitabile. Queste importazioni, fatte a prezzi a volte irrisori rispetto ai nostri costi di produzione interni, deprimono la nostra produzione, con aggravio dei fenomeni di abbandono del territorio collinare/montano e di dissesto idrogeologico del territorio (proprio ieri abbiamo avuto in provincia di Treviso l’ennesimo episodio, con 4 morti). E’ inutile ribadire che nel nostro Paese abbiamo bisogno di una agricoltura diffusa che riesca a tutelare il territorio. I casi sono due, o le diamo la possibilità di sopravvivere in un mercato in cui i competitori operano ad armi pari (626, lavoro minorile, stessa burocrazia, ecc.), oppure siamo costretti a dare delle sovvenzioni.

Malagoli
Malagoli
25 Luglio 2014 14:01

Vincenzo, tutto vero quello che dice. Purtroppo nel nostro Paese, forse, si è puntato troppo sull’industria, pensando, erroneamente, che gli introiti delle esportazioni potessero risolvere ogni problema. Purtroppo non è così. L’importazione di prodotti agricoli a prezzi bassissimi, come contropartita alle nostre esportazioni, ha determinato l’abbandono dell’agricoltura dai territori di collina e di montagna, con tutte le problematiche conseguenti di dissesto idrogeologico del territorio, ecc.

A mio parere gli OGM non faranno altro che aggravare questa situazione.

Rossella
Rossella
Reply to  Malagoli
31 Luglio 2014 09:20

Putroppo mi sembra che la rappresentazione fatta delle motivazioni dello spopolamento e abbandono, soprattutto delle nostre montagne, non sia realistica, ma solo suggestiva. Le produzioni in alcune aree non è detto che risultino di maggiore qualità, ma potrebbero essere semplicemnte arretrate. per produrre a costi più elevati occorre disporre di un consumatore con capacità di spesa allargata e adeguata(non un consumatore di nicchia). Non mi sembra corretto definire “a gamba tesa” l’intervneto della senatrice Cattaneo: allora gli scienziati autorevoli non devono avere parola, lasciamo spazio solo a quelli come me? Quante inesattezze, infatti, siamo costretti a leggere?

Malagoli
Malagoli
Reply to  Malagoli
3 Agosto 2014 10:01

Rossella, possibile che gli OGM abbiano solo caratteristiche positive? La Cattaneo, purtroppo, ha portato solo elementi positivi.
Possibile che coloro che sono scettici sugli OGM raccontino solo delle falsità?

Riccardo
Riccardo
25 Luglio 2014 14:27

Per quale motivo dovrei mangiarmi delle verdure o della frutta che fino a ieri si coltivava normalmente per un tipo di semenze che vogliono obbligarci a mangiare? Perchè dobbiamo mangiare roba prodotta in laboratorio e non dalla natura come avviene ormai da millenni?
Tra l’altro è stato ripubblicato sulla rivista scientifica “Environmental Science Europe”,lo studio Seralini in cui non sembra che il cibo OGM sia cosi’ tranquillamente “sicuro” da mangiare. Io la cavia per chi vuole profitti miliardari a scapito di contadini e cittadini non lo trovo per niente giusto.
http://www.lafucina.it/2014/07/10/mais-ogm-seralini/

FF
FF
Reply to  Riccardo
28 Luglio 2014 16:14

Lo studio di Seralini era già stato pubblicato nel 2012 e successivamente ritirato per le gravi carenze scientifiche e metodologiche.
Riproporlo nel 2014 non lo rende più valido di quanto fosse nel 2012…

Giovanni
Giovanni
Reply to  Riccardo
31 Luglio 2014 09:42

Caro Riccardo,
ti faccio notare che il nostro cibo è cambiato nel corso dei millenni (per fortuna) grazie soprattutto alla tecnologia!!!
D’altra parte la tradizione è un’innovazione ben riuscita e dovremmo essere tutti contenti se la ricerca (anche con tecniche di modificazione genetica) ci venisse in aiuto per risolvere alcuni problemi, come ad esempio le malattie delle piante (peronospora per la vite, batteriosi del kiwi, etc…)!!
Inoltre dalla invenzione dell’agricoltura ad oggi niente è più “naturale”, l’uomo ha sempre migliorato e addomesticato piante e animali a suo piacimento (per fortuna)!!
Infine, la maggior parte della comunità scientifica ritiene gli OGM sicuri e IDENTICI alle altre piante (Seralini lasciamolo stare per favore).
Se poi si vogliono vietare queste piante per motivi socio-economici è un altro discorso..

saluti,
ps: Le piante OGM non sono prodotte in laboratorio (e non è mai esistita la fragola-pesce:)).

Malagoli
Malagoli
Reply to  Riccardo
2 Agosto 2014 08:28

Giovanni, sembra proprio che non sia vero gli gli alimenti ottenuti da piante OGM siano identici agli isogenici, in quanto taluni studi avrebbero dimostrato il contrario, ovvero che la presenza del transgene e la presenza della proteina prodotta dal transgene, determinerebbero delle modificazioni all’interno dell’Organismo Geneticamente Modificato, con modificazione anche delle altre caratteristiche dell’organismo.
Alcuni studi avrebbero evidenziato caratteristiche nutrizionali sensibilmente diverse tra il prodotto OGM e il suo omologo convenzionale. Così, per esempio, secondo specifiche ricerche svolte da Università americane, il mais Bt avrebbe un maggior contenuto di lignina rispetto al mais convenzionale, mentre il pomodoro arricchito di Vitamina A avrebbe un minor contenuto di licopene.
In particolare, l’introduzione del transgene sembra cambiare il metabolismo della pianta, cambiando così le caratteristiche finali della pianta stessa. Ci sarebbero degli effetti a cascata dei quali ha parlato anche il prof. Dulbecco.

Giovanni
Giovanni
Reply to  Riccardo
2 Agosto 2014 20:59

Caro Malagoli,
non sono un genetista, però che io sappia con la genetica si possono modificare le piante conferendo le caratteristiche che si desiderano. Diverso da quello che è avvenuto fino ad ora: come ad esempio la radiazione gamma (effettuata più di 30 anni fa) sul frumento creso che oggi ci mangiamo tutti i giorni. In quel caso la modificazione (perché una modificazione è avvenuta!!) era totalmente casuale e non si sapevano gli effetti. Ad oggi le moderne tecniche ci permetterebbero di avere alimenti più nutrizionali, resistenti, etc conoscendone gli effetti (nel caso siano negativi si terrà in considerazione anche questo)..
Eviterei di citare scienziati e nobel perché è risaputo che la MAGGIOR PARTE DELLA COMUNITA’ SCIENTIFICA MONDIALE (PUBBLICA) è favorevole nel continuare a studiare gli OGM per le loro potenzialità.
Purtroppo oggigiorno esistono delle ricerche che dicono tutto e il contrario di tutto. Bisogna vedere su quali riviste sono state pubblicate, il team di ricercatori, se sono state confermate da altre Università indipendenti, oppure come nel caso della ricerca del Prof. Seralini vengono smentite.

Malagoli
Malagoli
Reply to  Riccardo
4 Agosto 2014 07:41

Giovanni, sulle piante ottenute per mutazione indotta, personalmente applicherei il “principio di precauzione” così come per gli OGM.

Per quanto riguarda il prof. Dulbecco, queste sono le sue parole pubblicate in una intervista da Repubblica:

“L’eliminazione di geni, uno per volta, è già stata ottenuta in organismi unicellulari mostrando che un certo numero di geni può essere eliminato anche dagli organismi più semplici, permettendone egualmente la sopravvivenza. Alcuni dei risultati ottenuti in esperimenti di questo genere hanno una particolare importanza per il nuovo progetto Venter-Smith. In un esperimento, per esempio, si è aggiunto, anziché eliminarlo, un gene ad un’alga unicellulare.

L’alga originaria era fotosintetica, cioè otteneva energia dalla luce solare, e l’usava per produrre gli zuccheri che sono necessari per la sua esistenza; dopo l’introduzione del nuovo gene, perse l’attività fotosintetica e cominciò ad usare gli zuccheri presenti nell’ambiente, anziché fabbricarli dentro di sé. Perciò il nuovo gene causò una profonda perturbazione dell’operazione di altri geni. Questo effetto non è sorprendente. Ci sono molti esempi che dimostrano una connessione tra le funzioni di geni apparentemente indipendenti. Per esempio, coi metodi oggi a disposizione è possibile determinare il grado di attività di tutti i geni in una cellula; ed è stato dimostrato che introducendo un nuovo gene in una cellula, la funzione di un gran numero di altri geni viene alterata. Eliminare un gene avrà, presumibilmente, conseguenze simili. Ciò è molto importante per il nuovo progetto: non è sufficiente introdurre un gene nell’organismo per determinarne l’effetto, che invece dipende da quali altri geni sono già presenti. Perciò bisognerà determinare l’effetto di un gene su organismi contenenti diversi gruppi di geni, il che complicherà le cose.

È chiaro perciò che l’esperimento proposto, apparentemente abbastanza semplice, incontra grandi difficoltà nell’applicazione a organismi viventi. Bisogna pensare che gli organismi oggi esistenti sono il risultato di una evoluzione che è durata milioni di anni, durante la quale tutti questi problemi, ed altri ancora, sono stati incontrati e risolti con molti tentativi. Oggi è possibile imitare l’evoluzione nel laboratorio, usando organismi molti semplici, ma è sempre un problema serio.

Si parla molto dei possibili pericoli degli esperimenti. Certo, questa è una grande incognita. Vengono prese alcune precauzioni, che sembrano molto valide, ma che si basano sulle nostre attuali conoscenze; sarà così anche con le novità che possono derivare dall’esperimento? Nessuno lo sa. Nel passato, ci sono stati molti casi in cui i risultati sono andati oltre le aspettative. L’importante sarà essere molto cauti durante lo svolgimento del lavoro, considerare ogni risultato imprevisto come un pericolo, e valutarlo in modo appropriato.

http://www.repubblica.it/online/scienza_e_tecnologia/artificiale/dulbecco/dulbecco.html

Attilio
Attilio
26 Luglio 2014 23:07

Secondo le stime elaborate dalla Sezione colture industriali di Assosementi, le semine primaverili 2014 di mais avrebbero registrato una ulteriore perdita del 5% rispetto al 2013, assestandosi su una superficie complessiva di 1.010.000 ettari, di cui 100.000 destinati alla produzione di biogas. Negli ultimi 10 anni la coltura del mais ha perso in Italia oltre 400.000 ettari, vale a dire quasi 1/3 della superficie.

Nel 2013 le importazioni di mais si sono attestate al 37,5% della domanda totale. Nel 2014 la percentuale crescerà.Le recenti statistiche diffuse dalla Commissione Eu pongono l’Italia al quarto posto in Europa nella coltivazione di mais da granella, dopo Romania, Francia ed Ungheria. Dieci anni fa eravamo secondi.

La disaffezione degli agricoltori italiani nei confronti del mais, che rappresentava la cultura principe della nostra agricoltura, per la quale fino a dieci anni fa eravamo autosufficienti, è dovuta a diversi motivi. Uno fra questi è certamente la concorrenza del mais biotech di importazione. I nostri produttori chiedono, per ora inutilmente, che sia riconosciuto al nostro mais ogm free un prezzo che tenga conto dei maggiori costi di produzione rispetto al mais biotech. Attualmente il mais coltivato in Italia, tutto ogm free, non spunta un centesimo in più rispetto a quello biotech di importazione. Chi produce il mais ogm free con costi più alti e rese minori se lo vede poi mischiato e venduto allo stesso prezzo di quello importato tutto ogm.

Tale situazione non puo’ durare a lungo e la politica dovrebbe occuparsi un po’ di meno di come contrastare la coltivazione del mais biotech in Italia ed un po’ di più dei problemi reali della maidicoltura italiana ogm free.

Malagoli
Malagoli
Reply to  Attilio
1 Agosto 2014 22:45

Paradossalmente, purtroppo, il nostro mais “OGM Free” è destinato alla produzione di biogas, mentre utilizziamo mais OGM, poco, per l’allevamento del bestiame. E’ vero che il prezzo interno del mais è condizionato dal prezzo mondiale, ovvero il prezzo del mais OGM.

Occorre mettere in atto l’etichettatura dei derivati da OGM (carne, latte, uova, ecc.).

Andrea
Andrea
27 Luglio 2014 22:02

Io non vieterei la coltivazione OGM in Italia in modo da rendere competitiva anche la nostra produzione, però allo stesso tempo obbligherei ogni azienda ad apporre in etichetta l’indicazione OGM su ogni alimento ricavato anche indirettamente da questi prodotti.

Giancarlo Curzel
Giancarlo Curzel
31 Luglio 2014 08:29

L’ultimo paragrafo di Malagoli – una serie di domande a cui si deve dare una risposta con i fatti – è come il gatto che si morde la coda: non ci saranno mai risposte, fintanto che è vietata in Italia la sperimentazione in pieno campo.

Malagoli
Malagoli
Reply to  Giancarlo Curzel
1 Agosto 2014 22:48

Lei Curzel, ha un modo per fermare il polline delle piante OGM? Soprattutto quello di piante OGM che hanno parentali selvatiche nel nostro Paese?

Un modo sarebbe quello di fare piante maschiosterili, oppure inserire il transgene nei cloroplasti……purtroppo piante OGM di questo tipo non le fanno!

gutul
gutul
Reply to  Giancarlo Curzel
5 Agosto 2014 23:20

Non è per nulla necessaria la sperimentazione per sapere che tutti gli OGM ad oggi approvati dalla FDA sono sicurissimi da un punto di vista sia alimentarte che ambientale.
Ciò che stupisce nei media, nella politica, e di riflesso nell’opinione pubblica, è l’incapacità di identificare e riconoscere chi possiede le competenze per giudicare sulla sicurezza di questi alimenti. Il mondo scientifico è infatti compatto nel sostenere la sicurezza degli OGM. Chissà perché, invece, si preferisce dare ascolto a incompetenti e ciarlatani. Verosimilmente perchè nella nostra società vi è un grave problema di analfabetismo scientifico.

Malagoli
Malagoli
Reply to  Giancarlo Curzel
6 Agosto 2014 10:56

gutul…..ha ragione, lo stesso analfabetismo scientifico che ci aveva detto che le farine animali per l’allevamento bovino erano sicurissime, che l’amianto era una materia prima eccezionale, che incidenti come quello di Chernobyl non sarebbero mai più accaduti, ecc.

Alberto Mantovani
31 Luglio 2014 09:17

Come ricercatore dell’ISS impegnato nella sicurezza alimentare, mi lasciano estremamente perplesso le dichiarazioni aprioristiche “gli OGM fanno bene/male ai consumatori e/o all’ambiente”. Ogni OGM (come ogni pesticida o additivo) va valutato caso per caso sulla base dei dati scientifici disponibili evidenziando lacune ed incertezze. Certamente occorre molta più ricerca indipendente valida (lo studio di Seralin presentava reali lacune) e -come sottolinea anche l’articolo- studi epidemiologici.
Altra domanda è se gli OGM possono avere un ruolo fondamentale nella questione agricola (rilanciare l’agricoltura e aumentare la produzione di alimenti) che in Italia è bruciante e che nessun politico vuole affrontare. Anche sul fatto che la strada sia puntare decisi agli OGM ho molti dubbi, da cittadino e da consumatore.

Malagoli
Malagoli
Reply to  Alberto Mantovani
1 Agosto 2014 22:50

Completamente d’accordo. Vanno valutati caso per caso. Poi vediamo se servono all’economia agricola del Paese.

ezio
ezio
31 Luglio 2014 10:59

Vedo molti addetti ai lavori in confusione.
Comprensione per i ricercatori che vorrebbero avere le mani libere e reinventarci l’evoluzione, ma gli operatori che puntano sull’agricoltura OGM in Italia, perdonatemi il giudizio diretto, non dimostrano alcuna visione strategica dei loro affari.
Per quanto riguarda la visione generale delle strategie nazionali, sembra che i responsabili politici, in modo trasversale, anche se con qualche anomala eccezione, abbiano sufficiente chiarezza sul danno causabile dalle contaminazioni delle nostre colture con organismi GM.
Questa situazione nazionale, in linea con i principali paesi europei, è in netto contrasto con la tendenza autolesionistica ed incomprensibile della commissione europea, che vorrebbe aprirsi ad un mercato potenzialmente per noi dannoso e non remunerativo.
Se i nostri agricoltori e trasformatori non hanno ancora compreso che dobbiamo produrre alimenti di alta qualità tradizionale mediterranea protetta, anche biologica, è come se i nostri fabbricanti di giocattoli, bulloni, auto, abbigliamento di massa e chincaglierie varie, si volessero mettere in concorrenza con i paesi emergenti e poveri.
Fare la concorrenza alle multinazionali americane, alla Cina, India, Brasile, con il nostro tessuto produttivo?
Se tra noi c’è un incosciente anche se scenziato che ci crede, penso sia fuori dalla nostra realtà economica.

Malagoli
Malagoli
Reply to  ezio
1 Agosto 2014 22:53

Completamente d’accordo, sarebbe come se la FERRARI volesse competere con la FIAT nella produzione della Panda……..sarebbe sicuramente perdente. Noi dobbiamo produrre qualcosa di diverso da un prodotto omologante, che tutti riescono a produrre.

Andrea Ricci
Andrea Ricci
31 Luglio 2014 15:23

I fautori dell’OGM mi dicano:
1 – come intendono tutelare la mia liberta’ di non volere in nessun caso mangiare alimenti OGM? Perche’ io non voglio mangiare OGM neanche se la scienza mi dimostrasse che con essi potrei vivere da leone 200 anni, e’ chiaro? Io sono contrario agli OGM per principio, per la difesa della agricoltura tradizionale, per la difesa delle sementi, degli insetti, dei contadini, delle malattie, del sistema immunitario, della natura.
2 – come intendono tutelare la liberta’ di un contadino di coltivare un campo senza OGM e non ritrovarsi contaminato dalle coltivazioni OGM del vicino?
Per la liberta’ 1 esiste un solo modo: scrivere OGM su ogni prodotto che ne contiene. I pro-OGM sono d’accordo?
Per la liberta’ 2 esiste un solo modo: confinare le coltivazioni OGM. I pro-OGM sono d’accordo?
Non vedo alcun motivo ideale perche’ una persona possa essere favorevole ad organismi geneticamente modificati di proprieta’ di enormi industrie alimentari dagli immensi profitti, dall’incontrastabile potere di lobbying e di distruzione della agricoltura tradizionale e della nostra civilta’ contadina. L’unico motivo che vedo e’ quello di essere al loro servizio: un tanto ad articolo o un tanto a post …

Attilio
Attilio
Reply to  Andrea Ricci
31 Luglio 2014 17:30

1)I cibi che contengono più dello 0,9% di ogm devono riportarlo in etichetta, ma in Italia non sono in vendita.

2) I cibi per la cui produzione sono stati utilizzati ogm: carne, latte, formaggi, non devono riportarlo in etichetta, per cui li mangi e non lo sai (l’8o% dei mangimi che si usano in Italia sono a base di soia di ogm di importazione ed da qualche anno a base di mais ogm di importazione. Lo scorso anno l’Italia ha importato 4 milioni di tonnellate di soia ogm))

3)In Friuli il Corpo Forestale dello Stato ha accertato che le contaminazioni del mais ogm nei confronti del mais tradizionale non sono andate al di là di 4,5 metri. Se in Italia fosse consentita qualche sperimentazione in campo aperti si potrebbero avere dati più certi, ma tale sperimentazione in Italia è proibita

4) le lobby che vendono le sementi ogm sono le stesse che vendono gli ibridi che vengono coltivati attualmente, per cui non cambierebbe niente.

5) L’unica coltivazione ogm permessa in Europa è il mais. Che cosa c’entrano le colture tradizionali? Nessuno le mette in discussione.

Malagoli
Malagoli
Reply to  Andrea Ricci
1 Agosto 2014 22:59

Andrea Ricci…..Completamente d’accordo

rispondo ad Attilio……per il mais il problema della contaminazione è limitato, è vero, poichè il mais non ha parentali selvatiche sul nostro territorio. Però la contaminazione esiste! Se arriva un colpo di vento i 4-5 metri possono diventare anche 40-50…….se arrivano le api ancor di più. Ecco allora che la presenza di mais OGM mette in discussione la produzione di varietà di mais tradizionali “8 file” da polenta, esenti da OGM. Se io, produttore di mais di Pollenza, non ho la certezza che sia “OGM free” non posso fare contratti di fornitura e se non faccio contratti di fornitura non semino.

ricivet
ricivet
31 Luglio 2014 18:07

a mio avviso l’agricoltura italiana può solo puntare a produzioni di eccellenza e di qualità organolettiche superiori a quanto si trova nei mercati internazionali, e qui, a mio avviso, entra in gioco la globalizzazione (con il libero mercato delle merci) e la politica (incentivazione e organizzazione di “vetrine” per la vendita dei nostri prodotti). D’altra parte se anche avessimo la libertà di seminare gli OGM, non ne vedo un ritorno economico così vantaggioso… sicuramente non saremo comunque in grado di porci sui mercati agricoli internazionali con un peso rilevante. Le nostre aziende agricole hanno estensioni medie di qualche decina di ettaro, negli Stati Uniti, Sud America, paesi asiatici e orientali, ci sono estensioni di terreno di centinaia di ettari per azienda, quindi i costi di gestione sono notevolmente ridotti. Non scendo in merito al costo della manodopera, dei carburanti, delle materie prime, della pressione fiscale, ecc. probabilmente sarebbe sufficiente ridure queste voci per migliorare il benestare di tutti, altro che OGM, lasciamoli pure in mano alle multinazioneli che si contano sulle dita di una mano!!

Attilio
Attilio
1 Agosto 2014 09:59

TUTTE LE SEMENTI SONO IN MANO ALLE MULTINAZIONALI, NON SOLO GLI OGM!

Il ritorno economico ci sarebbe perché lo scorso anno il 30% del mais era inquinato da aflatossine ed è stato bruciato. Il mais bt invece è resistente alla piralide.

Ancora: la resa media per ettaro in Italia lo scorso anno non ha superato gli 80 quintali contro i 106 della Spagna dove si coltiva il mais bt.

In dieci anni l’Italia ha perso 400.000 ettari seminati a mais per cui lo scorso anno abbiamo dovuto importare il 37,5% del nostro fabbisogno. Nel 2005 eravamo autosufficienti per la produzione di mais, mentre di anno in anno continuano le importazioni: questo non dice nulla?

Evidentemente per certa gente piuttosto che il mais bt, meglio il mais alla diossina importato dall’Ucraina (26.000 tonnellate di mais alla diossina sbarcati in Italia un paio di mesi fa, commercializzato prima che le analisi portassero le Autorità a conoscenza della situazione)

P.S. Sono un maidicoltore

Malagoli
Malagoli
Reply to  Attilio
1 Agosto 2014 23:04

il mais Bt è resistente alla piralide, ma non alle aflatossine.

Negli USA, dove si fa largo uso di Mais Bt, il contenuto di aflatossine ammesso nel latte è 10 volte quello ammesso nei Paesi della UE, segno inequivocabile che il mais Bt può servire, ma non è l’unica soluzione.

ezio
ezio
1 Agosto 2014 11:00

Sig. Attilio lasciando in secondo piano tutte le altre questioni che lei non affronta, ma nel merito delle sue convinzioni le pongo un semplice quesito:
Non è meglio per noi italiani acquistare materie prime a bassissimo prezzo, coltivazioni dove non potremo mai competere e coltivare diversificati prodotti pregiati a maggior valore aggiunto? Non ci sarebbe un maggior ricavo anche per chi non opera in un latifondo?

Attilio
Attilio
1 Agosto 2014 11:30

Ma lei sa che la metà del pil agricolo dipende dalla zootecnia (carne e latte) e che tutti i nostri principali prodotti dop, igp e tradizionali, quali prosciutti, salumi, formaggi sono di origine zootecnica e che par alimentare gli animali sono necessari soia e mais?
Importiamo già quasi tutta la soia necessaria, in stragrande parte ogm. Da qualche anno importiamo un terzo del mais necessario. Di qui a qualche hanno la nostra zootecnia ed i nostri prodotti tipici di origine animale dipenderanno completamente dalle materie prime che importiamo dai Paesi del Nord e Sud America, che decideranno i prezzi e se e quanto destinare all’export.
Se a Lei va bene mettersi nelle mani degli Americani, a me no.

Malagoli
Malagoli
Reply to  Attilio
1 Agosto 2014 23:12

Le importazioni di soia e di mais sono per noi inevitabili, poichè i Paesi esportatori con soia e mais ci pagano le loro importazioni di macchinari, ecc. E’ una questione politica, poichè nel Commercio Internazionale vige ancora il baratto! Pertanto noi esportiamo Autoveicoli, motori, Macchine per impiego generale, ecc. e loro ci pagano con Prodotti di colture agricole.

In questo modo i nostri politici proteggono l’industria a scapito dell’agricoltura.

gutul
gutul
Reply to  Attilio
5 Agosto 2014 23:52

Attilio, lei ha ragione,

Malagoli, lei no. Baratto? Seriamente?

Ad ogni modo non riesco a capire: perchè mai, se un prodotto non è nocivo, ne viene vietata la coltivazione?
E mi spiego meglio, vorrei essere chiarissimo:
a deciderecos afarne dell’agricoltura italiana non devo essere io, nè Malagodi, nè la politica o chiunque altro. Santo cielo, questo è (dovrebbe essere) un paese libero, con che diritto si vorrebbe costringere chichessia a coltivare questo o quello nel SUO campo?
Se un prodotto è sano, e se lo certifica l’EFSA non vedo come possa essere altrimenti, chiunque ha il sacrosanto diritto di coltivarlo, se vuole. Il resto sono aberrazioni della ragione.

Malagoli
Malagoli
Reply to  Attilio
6 Agosto 2014 11:03

Baratto…..seriamente

Tanto per rendercene conto, di seguito riporto alcuni dati relativi ai flussi di import-export da alcuni Paesi. Trattasi solo di esempi, e come tali devono essere considerati, e vogliono esclusivamente evidenziare che a fronte di una esportazione di prodotti meccanico/tecnologici/moda, il nostro Paese accetta in pagamento prodotti agricolo/alimentari (i dati sono ufficiali e sono del Ministero dello Sviluppo Economico e si riferiscono all’anno 2012).

Paese: Argentina (anno 2012)
ESPORTAZIONI ITALIANE (1.019 milioni di euro), principali prodotti esportati
– Macchine per impiego speciale (90 milioni di euro)
– Macchine per impiego generale (35 milioni di euro)
– Medicinali (32 milioni di euro)
– Parti di Autoveicoli, motori, ecc. (27 milioni di euro)

IMPORTAZIONI ITALIANE (1.025 milioni di euro), principali prodotti importati
– Oli e grassi vegetali e animali (84 milioni di euro)
– Prodotti di colture agricole permanenti (35 milioni di euro)
– Carne lavorata e conservata e prodotti a base di carne (22 milioni di euro)
– Prodotti di colture agricole non permanenti (19 milioni di euro)
– Pesce, crostacei e molluschi lavorati e conservati (18 milioni di euro)

Paese: Brasile (anno 2012)
ESPORTAZIONI ITALIANE (4.994 milioni di euro), principali prodotti esportati
– Parti di Autoveicoli, motori, ecc. (408 milioni di euro)
– Macchine per impiego generale (737 milioni di euro)
– Macchine per impiego speciale (365 milioni di euro)
– Altre macchine (203 milioni di euro)

IMPORTAZIONI ITALIANE (3.402 milioni di euro), principali prodotti importati
– Prodotti di colture agricole permanenti (268 milioni di euro)
– Pasta-carta, carta e cartone (259 milioni di euro)
– Prodotti di colture agricole non permanenti (155 milioni di euro)
– Carne lavorata e conservata e prodotti a base di carne (127 milioni di euro)

Proteggiamo l’industria a scapito dell’agricoltura.

ricivet
ricivet
1 Agosto 2014 14:05

Caro Sig. Attilio, a me fa piacere che in queste discussioni partecipino anche i maidicoltori, ma risponda alla mia domanda: se i costi di produzione in Italia fossero gli stessi del sud america o ancora meglio dei paesi asiatici, siamo sicuri che non ci sarebbe il giusto margine di guadagno? perchè devo orientarmi all’utilizzo di semi OGM quando così facendo non faccio altro che unificare il mercato correndo il rischio ulteriore che il mais subisca un ulteriore calo di prezzo visto che non ci sarà più nessuna differenza? da studi eseguiti in campo emerge che spesso che le nostre coltivazioni maidicole non rispettano il le minime pratiche agricole che permetterebbero una diminuzione della densità delle piante che porta alla facilitazione delle lavorazioni in campo con coltura in corso, riduce l’umidità intrafila (minori tossine) e ne migliora la produzione … indicativamente le buone pratiche agricole rappresentano le buone pratiche di allevamento, secon le quali ci si è accorti che migliorando il benessere degli animali (non entro in merito perchè ci sono anche delle assurdità) sono migliorate le produzioni, stessa cosa nei frutteti: fino a 30 anni fa si facevano piante alte 3 metri perchè producevano di più, adesso si fano impianti più bassi e leggermente più fitti sulla interfila ma con frutti raccolti prevalenetemente da terra e non con scale raccoglifrutta motorizzati. passo e chiudo

attilo
attilo
2 Agosto 2014 19:28

Gli argomenti sollevati sono troppi. Pongo solo alcune domande.
Se gli ogm pongono problemi di sicurezza alimentare, perché li importiamo? Se pongono problemi di sicurezza ambientale, è etico lasciare il problema agli altri e noi goderne benefici? Se non sono compatibili con il nostro modello di sviluppo, qual è il motivo per cui non esiste un solo disciplinare di produzione dei nostri prodotti alimentari dop ed igp made in Italy (pensiamo a formaggi e salumi) che preveda l’alimentazione del bestiame con mangimi esclusivamente ogm free? Senza i milioni di tonnellate di derivati di ogm distribuiti come mangimi non esisterebbero i rinomati prodotti con marchi Dop ed Igp.

E’ offensivo, per un’intelligenza media e un’onestà di fondo, il fatto che da 15 anni importiamo quei mitici e spaventosi organismi geneticamente modificati, vietando contemporaneamente non solo ai nostri agricoltori di coltivarli in campo, ma persino ai ricercatori di sperimentarli all’aperto. L’accanimento contro la coltivazione del mais biotech senza bloccarne le importazioni rappresenta una assoluta mancanza di coerenza. Se in Italia non si può coltivare mais biotech, perché si consente di importarlo?

Per quanto riguarda che coltiva l’Ottofile o il Marano (una esigua minoranza), 200 metri di distanza sono più che sufficienti per evitare contaminazioni. Ma se alle vacche diamo da mangiare la granella del mais ottofile il latte costerebbe 10 euro al litro.

vincenzo
vincenzo
Reply to  attilo
5 Agosto 2014 13:56

Caro Attilio,

i prodotti OGM pongono problemi di sicurezza alimentare ed ambientale al pari dei prodotti OGM free. Basta vedere una rassegna degli articoli di questo blog per rendersene conto.

Il problema fondamentale è che una dilagante disinformazione, ha dipinto gli OGM come “spaventosi organismi” di fronte al cittadino medio.

La politica italiana, che dal cittadino medio cerca consensi, si è adeguata a questa disinformazione ed ha prodotto le incoerenti leggi che tu hai stesso citato.

Malagoli
Malagoli
Reply to  attilo
5 Agosto 2014 22:12

Il vero problema è che questi OGM che ci vogliono far coltivare fanno parte di una strategia commerciale che a noi, agricoltura Italia, non interessa. Gli OGM soddisfano le esigenze dell’agricoltore americano (produrre quantità e sempre di più e a bassi costi), ma non soddisfano le esigenze della nostra agricoltura, che non può certo competere sulla base dei bassi costi di produzione con quella americana.

Sulla disinformazione, proprio non sono d’accordo. Vincenzo, vuole forse dire che i Governi dei Paesi che non vogliono gli OGM si siano fatti influenzare dalla fragolapesce? Io non credo, avranno visto che ci sono tante cose che non vanno.

Malagoli
Malagoli
4 Agosto 2014 08:19

Attilio pone delle considerazioni serie:
– “Se gli ogm pongono problemi di sicurezza alimentare, perché li importiamo?” Li importiamo in primo luogo perché si è scelto di non etichettare i derivati ottenuti dalla loro trasformazione (carne, latte, uova, ecc.) e, pertanto, possono essere comodamente utilizzati in zootecnia e poi perché alcuni Paesi possono darci solo mangimi OGM come pagamento per le nostre esportazioni di prodotti meccanico/tecnologici;

– “Se pongono problemi di sicurezza ambientale, è etico lasciare il problema agli altri e noi goderne benefici?” Queste sono scelte che riguardano i singoli Paesi, che si assumono rischi che noi non vogliamo. La stessa cosa potremmo dire per il lavoro minorile ….. è giusto importare riso, solo come esempio, da Paesi che sfruttano il lavoro minorile?

– “Se non sono compatibili con il nostro modello di sviluppo, qual è il motivo per cui non esiste un solo disciplinare di produzione dei nostri prodotti alimentari dop ed igp made in Italy (pensiamo a formaggi e salumi) che preveda l’alimentazione del bestiame con mangimi esclusivamente ogm free?” Molto semplicemente la Legge non prevede che obbligatoriamente siano ottenuti con mangimi “OGM free” e poi, in una situazione di “inquinamento genetico” sarebbe molto difficile produrre con la certezza di non utilizzare una minima percentuale di OGM;

– Sulle sperimentazioni all’aperto ho già risposto. Il problema è il polline, che, soprattutto per le piante che hanno parentali selvatiche sul nostro territorio, non è il caso del mais, può diffondere la modificazione genetica, per esempio la resistenza ai diserbanti, in modo incontrollato.

– “L’accanimento contro la coltivazione del mais biotech senza bloccarne le importazioni rappresenta una assoluta mancanza di coerenza.” Completamente d’accordo;

– “Per quanto riguarda chi coltiva l’Ottofile o il Marano (una esigua minoranza), 200 metri di distanza sono più che sufficienti per evitare contaminazioni.” Mi consenta, ma questa è una sua opinione, poiché le distanze di coesistenza non sono mai state definite in modo preciso. Per esempio alcune ricerche hanno messo in evidenza che le api possono spostarsi per 3 km dall’arnia

http://www.treccani.it/enciclopedia/ape/

– “Ma se alle vacche diamo da mangiare la granella del mais otto file il latte costerebbe 10 euro al litro.” Il mais otto file è destinato alla produzione di polenta per uso umano diretto e non per alimentazione animale.

Malagoli
Malagoli
6 Agosto 2014 17:13

Nella prima lettera al Direttore del Corriere della Sera la sen. Cattaneo scrive, testuali parole “Non trovo prove che gli Ogm siano più dannosi o rischiosi per l’ambiente delle coltivazioni tradizionali o di quelle biologiche…”

Gent. Senatrice queste sono, invece le parole della Società Italiana di Ecologia…..”Biotecnologie: secondo taluni non si dovrebbero porre limitazioni alla ricerca biotecnologica che ha un ruolo fondamentale per alleviare i problemi dell’umanità.
Sotto il termine “biotecnologie” vengono in realtà indicati settori scientifici e tecnologici diversi: dallo sviluppo di nuovi farmaci (a volte, ma non sempre, basati sull’utilizzo dell’ingegneria genetica), alla clonazione di organi e organismi, all’introduzione di organismi geneticamente modificati per scopo agricolo o zootecnico. Ognuna di queste tecnologie pone problemi diversi dal punto di vista scientifico, etico e sociale e non si può quindi parlarne in maniera generica. Per quanto riguarda l’aspetto di maggiore impatto sull’ambiente, ovvero l’introduzione di organismi geneticamente modificati (OGM), vogliamo osservare che, se è vero che gli effetti sulla salute umana dell’ingestione di cibo proveniente da OGM sono stati grandemente esagerati da alcuni movimenti ambientalisti, è anche vero che alcuni scienziati hanno grandemente esagerato i benefici che possono derivare dall’utilizzo degli OGM per combattere la fame nel mondo e ne hanno minimizzato i pericoli per il mantenimento dell’ambiente naturale di cui l’uomo è parte. Va infatti ricordato che attualmente il 70% dell’area coltivata ad OGM è destinata a specie modificate per resistere all’azione degli erbicidi. L’aumento di produzione agricola dovuto a questi OGM è minimo, se non inesistente, l’unico cosiddetto “vantaggio” essendo la possibilità di utilizzare indiscriminatamente grandi quantità di erbicida senza danneggiare la specie coltivata. Ma gli OGM possono anche costituire un pericolo per il funzionamento degli ecosistemi, poichè la loro introduzione è del tutto analoga al rilascio di specie esotiche, una pratica che ha portato nel recente e lontano passato a qualche beneficio, ma anche a molti danni, di natura sia biologica che economica. L’introduzione di OGM ha già contribuito in alcuni casi al declino di specie e razze naturali e, se effettuata su larga scala, può contribuire a una drastica diminuzione della biodiversità dei nostri ecosistemi. Vogliamo ricordare con forza che a medio e lungo termine la salute dei nostri figli e dei nostri nipoti dipende dal mantenimento del funzionamento degli attuali sistemi naturali che forniscono gratuitamente non solo cibo, legname, fibre tessili, medicinali, ma anche servizi fondamentali per la nostra sopravvivenza quali la purificazione naturale di aria e acqua, il riciclo dei sali nutritivi, la stabilità dei versanti montagnosi, la protezione delle coste dall’erosione.”

Seguono 200 firme, soprattutto di studiosi e accademici

Scienza e ambiente 2002 – Società Italiana di Ecologia

http://www.ecologia.it/index.php?option=com_content&view=article&id=23:scienza-e-ambiente-2002&catid=23:appelli&Itemid=210

Malagoli
Malagoli
7 Agosto 2014 22:18

La sen. Cattaneo, nella Lettera al Direttore del Corriere della Sera, afferma che gli OGM ………… “Di certo, hanno già molto ridotto l’uso di insetticidi e l’impatto ambientale dell’agricoltura globale e, come ricordavano anche l’arcivescovo di Milano Angelo Scola e l’Accademia Pontificia, sono una risposta concreta all’esigenza di sfamare la popolazione mondiale.”

In merito agli insetticidi e all’impatto ambientale direi che la senatrice si è avventurata in un “campo minato”, poiché in questo ambito c’è l’incertezza più assoluta.

Per quanto attiene la fame nel mondo, devo dire che al momento attuale la Chiesa non ha preso una posizione definitiva sulla questione OGM. Consiglierei alla sen. Cattaneo questa lettura del Cardinale Turkson, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace

http://www.aggiornamentisociali.it/easyne2/LYT.aspx?Code=AGSO&IDLYT=769&ST=SQL&SQL=ID_Documento=10102

Malagoli
Malagoli
7 Agosto 2014 22:21

La sen. Cattaneo, nella Lettera al Direttore del Corriere della Sera, afferma che gli OGM ………… “Di certo, hanno già molto ridotto l’uso di insetticidi e l’impatto ambientale dell’agricoltura globale e, come ricordavano anche l’arcivescovo di Milano Angelo Scola e l’Accademia Pontificia, sono una risposta concreta all’esigenza di sfamare la popolazione mondiale.”

In merito agli insetticidi e all’impatto ambientale direi che la senatrice si è avventurata in un “campo minato”, poiché in questo ambito c’è l’incertezza più assoluta.

Per quanto attiene la fame nel mondo, devo dire che al momento attuale la Chiesa non ha preso una posizione definitiva sulla questione OGM. Consiglierei alla sen. Cattaneo questa lettura del Cardinale Turkson, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace

http://www.aggiornamentisociali.it/easyne2/LYT.aspx?Code=AGSO&IDLYT=769&ST=SQL&SQL=ID_Documento=10102