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La decisione sull’etichettatura degli OGM ha un peso economico sulle famiglie pari a 800 dollari annui

Se lo Stato di New York dovesse approvare la legge che impone l’indicazione in etichetta degli ingredienti geneticamente modificati, questo si tradurrebbe, per una famiglia di quattro persone, in una maggiore spesa annua di 800 dollari. La tesi è stata presentata dallo uno studio codotto da due economisti della Cornell University, e ha suscitato subito moltepolemiche visto che risulta co-finanziato dal Council for Biotecnology Information, cioè dall’industria degli Ogm.

 

Secondo i due professori, William Lesser e Susan E. Lynch, che dichiarano di non voler prendere posizione a favore o contro la proposta di legge, l’applicazione della nuova etichetta riguarderebbe il 40% degli alimenti venduti nello Stato e il 50-58% di quelli presenti nei supermercati. Tradotto in cifre, riguarderebbe  da 21 a 25 mila prodotti alimentari e bevande, in cui gli ingredienti geneticamente modificati superano lo 0,9% del peso totale. I due economisti considerano scenari in cui i consumatori abbandoneranno l’acquisto di alcuni di questi alimenti, in favore di quelli contenenti ingredienti provenienti dall’agricoltura tradizionale senza Ogm e dall’agricoltura biologica, che subiranno un aumento di prezzo. Un’altra ipotesi ventilata è la riduzioen dell’assortimento e degli sconti, perché i produttori alimentari non appartenenti allo Stato di New York potrebbero rinunciare a questo mercato, per non dover sopportare i costi derivanti dalla nuova etichetta. Lo Stato dovrà spendere milioni di dollari per l’applicazione e il monitoraggio della nuova legge, cui si aggiungerebbero  entrate ridotte conseguenti ai minori profitti degli agricoltori impegnati nelle coltivazioni Ogm.

 

MAIS OGM 462785495
La nuova etichettatura riguarderebbe 21.000-25.000 prodotti alimentari e bevande

“Questo studio sugli Ogm è un esempio particolarmente eclatante” di come le fonti di finanziamento influenzino in modo prevedibile i risultati della ricerca, producendo quasi sempre risultati che favoriscono lo sponsor, osserva Marion Nestle, nutrizionista dell’Università di New York. “Non è che l’industria paga i ricercatori per avere le risposte desiderate alle domande. La questione è più complicata e ha a che fare con il modo in cui i ricercatori pongono le domande e cercano le risposte. Questo studio, ad esempio, si basa su un’elaborata serie d’ipotesi, che porta alla stima di 800 dollari per famiglia. Altri punti di partenza avrebbero potuto dare risultati diversi. Sono portata ad azzardare  che studi sostenuti da finanziatori indipendenti avrebbero portato a stime notevolmente inferiori”.

Beniamino Bonardi

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Paola Emilia Cicerone
Paola Emilia Cicerone
28 Maggio 2014 12:23

Ovviamente è uno studio di parte che non aggiunge niente al dibattito.Probabilmente anche eliminare la data di scadenza sugli alimenti e un po’ di controlli comporterebbe un risparmio per le aziende e in parte per i consumatori, ma non mi sembra una buona idea.

Giorgio
Giorgio
Reply to  Paola Emilia Cicerone
29 Maggio 2014 12:45

Secondo la mia modesta opinione, una cosa al dibattito la aggiunge. Che data una tesi da dimostrare, cioè un notevole aggravio dei costi per il consumatore, non é difficile per l’industria trovare dei bravi ricercatori che trovino il modo di aggregare dei costi in modo da validarla 😉
In realtà, come ammettono i ricercatori, il maggior costo per la famiglia tipo potrebbe avere un range molto ampio, cun una forchetta compresa tra i 48 e i 1556 Usd, con la parte alta raggiunta nel caso di un passaggio totale a favore del cibo biologico da aggiungersi a una tripla etichettatura e triplo stoccaggio per ognuno dei prodotti al momento in vendita.
Il realtà, conclude lo studio nelle ultime tre righe, l’esperienza europea dimostra che se correttamente etichettato, il cibo GM non viene più acquistato e finisce per scomparire dal commercio.
Che io credo, sia poi la ragione principale per la quale questo studio é stato commissionato 😉

roberto pinton
roberto pinton
28 Maggio 2014 18:54

Non ho letto l’articolo in originale, mi baso sulla sintesi qui presentata.

La maggiore spesa annua di 800 dollari per famiglia, da quel che capisco, deriverebbe dal rifiuto da parte dei consumatori di prodotti con OGM e dalla loro consapevole scelta, in alternativa, di prodotti OGM free.

Parrebbe potersi dedurre che nemmeno i consumatori statunitensi apprezzerebbero prodotti di cui conoscessero l’origine OGM, tant’è che preferirebbero orientare le loro scelte su altri, ancorchè più costosi.

Il che mi sembra un motivo in più per etichettare con chiarezza i prodotti derivati da OGM, fornendo ai consumatori elementi per effettuare scelte d’acquisto informate (quali che siano).

Tacere un elemento che questa ricerca dimostrerebbe fondamentale nell’orientare le decisioni d’acquisto mi sembra pura barbarie di mercato.

Le imprese che si oppongono all’etichettatura non vogliono che i consumatori siano adeguatamente informati sugli alimenti che consumano. Così facendo, pretendono di determinare in loro vece una priorità a considerazioni economiche a scapito di altre (sanitaria, ambientali, sociali, etiche…).

“Vorresti scegliere cosa acquistare? Sei pazzo, il tuo ruolo è solo darmi dei dollari”, in sostanza.

vincenzo
vincenzo
Reply to  roberto pinton
29 Maggio 2014 13:14

E’ un diritto sacrosanto del consumatore conoscere quello che si acquista, ma il problema vero è un altro: l’informazione è veramente utile al consumatore?
Oggi la gente acquista prodotti biologici a prezzo superiore credendo che abbiano delle proprietà nutrizionali maggiore e non acquista gli OGM credendo in chissà cosa.
La vera battaglia dovrebbe essere rivolta ad una corretta informazione.

marco
marco
Reply to  roberto pinton
7 Giugno 2014 21:30

si infatti ..anche su questo sito ci sono state spesso in passato , in materia di ogm , parecchi commenti di persone che sottolineavano l’aspetto economico (dei maggiori costi etc etc) per “certi consumatori poveri” a cui la faccenda interessava poco …
mi sembra strano di non averne trovata ancora nessuna in giro…
addirittura una volta c’è stata una “pseudo signora” che si augurava di poter mangiare tutto OGM e poverella al momento non poteva farlo , e perché no? basta acquistare prodotti di origine USA/CANADA e almeno al 70% … 🙂

Vincenzo
Vincenzo
Reply to  marco
9 Giugno 2014 01:34

l’aspetto economico è importante, non solo per la signora che prendi in giro ma soprattutto per molte popolazioni che soffrono la fame. Una resa agricola maggiore può salvare molte persone nei paesi del terzo mondo

faman
faman
29 Maggio 2014 15:41

Beh appunto, vietando integralmente la presenza di ogm quindi ogni famigla amricana potrà anche risparmiare quegli 800$/yr

Giovanni Tagliabue
Giovanni Tagliabue
29 Maggio 2014 16:11

Ha ragione il sig. Vincenzo! Il consumatore “ha il diritto di sapere”. Giusto, Ma di sapere COSA? Si sottintende, sembrerebbe, che sapere se il cibo contiene ingredienti da cosiddetti “OGM” dia qualche valore aggiunto informativo. Invece non è così: l’etichetta giustamente deve riportare la composizione del cibo (valori nutrizionali), le eventuali avvertenze di possibile allergenicità (es. presenza di glutine). Il PROCESSO tramite il quale quel certo cibo o i suoi ingredienti sono ottenuti non dice NIENTE sulla sua maggiore o minore salubrità, sull’opportunità o meno di nutrirsene. Chiedere l’etichettatura de “gli OGM” non ha quindi senso; perché allora non chiedere che in etichetta si riporti se il contenuto è ottenuto, esempio, tramite mutagenesi indotta da radiazioni o elementi chimici (centinaia di varietà vegetali alimentari: mvgs.iaea.org) o, che so, da coltura tissutale, o da piante ibridate, o qualsiasi altro METODO? La salubrità si accerta tramite test di possibile allergenicità o tossicità, non è assolutamente prevedibile considerando i processi di produzione.
Ma allora perché tutto questo can-can sull’etichettatura? E’ un trucco sporchino dell’industria dell’”organico” (soprattutto negli USA), che soffiando sul fuoco dei dubbi riguardanti la salubrità de “gli OGM” spinge i consumatori verso il “biologico”: infatti è per questo che il bio-agribusiness finanzia alla grande i pro-etichetta, e in generale chi combatte lo spauracchio de “gli OGM”: http://www.forbes.com/sites/henrymiller/2012/10/22/the-roots-of-the-anti-genetic-engineering-movement-follow-the-money

Giorgio
Giorgio
Reply to  Giovanni Tagliabue
29 Maggio 2014 21:01

Il consumatore, ha il diritto di sapere quello che gli pare e piace visto che e’ lui quello che compra..non e’ tanto difficile da capire.
Più difficile da capire invece e’ con quale diritto 3 corporations e i 4 gatti che da queste dipendono per campare credono di poter decidere cosa e’ meglio che i consumatori abbiano il diritto di sapere o meno.
Fosse per quelli come voi finiremmo per ritrovarci a mangiare soylent verde..

Giovanni Tagliabue
Giovanni Tagliabue
Reply to  Giorgio
31 Maggio 2014 09:37

Il consumatore “che vuole sapere quello che gli pare e piace” PAGHI LUI per saperlo: siccome cioè i costi della tracciatura e segregazione dei cosiddetti “OGM”, da etichettare a parte, inevitabilmente ricadrebbero sui prezzi, sono coloro che esigono di essere de-OGMizzati che devono assumersi l’onere di un’informazione inutile. Si imponga quindi l’etichettatura di alimenti e cibi “non-OGM”: gli amanti del “biologico” e dell’”organico”, COME GIà FANNO, pagheranno di più per avere la garanzia di prodotti “non-OGM”, senza che gli aumenti derivanti dalle loro paturnie ricadano su tutti i consumatori. “Non è tanto difficile da capire…”

Giorgio
Giorgio
Reply to  Giorgio
1 Giugno 2014 16:37

Un’ideona davvero..la rivoluzione copernicana del terzo millennio che vede al centro gli ogm e tutto il resto, la maggioranza, che gli ruota intorno..e si adegua.
Poi magari riscriviamo anche le leggi della fisica e riprendiamo a far girare il sole intorno alla terra..che diamine, per farvi felici questo e altro ! Oppure potremmo direttamente istituire una tassa su tutto ciò che non e’ Ogm e bonificarla direttamente a rate trimestrali su un conto pro Ogm che Monsanto devolverà a se stessa e ricercatori associati quale risarcimento morale e materiale per l’ostinato rifiuto dei consumatori ad adeguarsi ai desideri dell’industria Ogm..
Ahhh..senso del ridicolo..questo sconosciuto !
Guarda, facciamo prima a fare come il cinese del proverbio..ci sediamo sulla sponda del fiume e aspettiamo..
Se anche l’America sta seguendo l’Europa sulle sue orme e’ solo questione di tempo..vi resta sempre il terzo mondo che per qualche lustro, forse, vi potrà dare qualche soddisfazione..
E gli animali da allevamento che, poveretti, non hanno difese..

ps. ma se invece di sprecare tempo e denaro in giro per la rete e i parlamenti di mezzo mondo a difendere l’indifendibile tornaste nei laboratori a cercare di inventare qualcosa di realmente utile e inattaccabile..no eh..? troppa fatica immagino..

marco
marco
Reply to  Giovanni Tagliabue
7 Giugno 2014 21:35

il fatto che non vengano indicati altri “parametri dannosi” non necessariamente implica che non si debba iniziare da nessuna parte!!

che si chieda l’indicazione anche del metodo X y o Z (se questo è a rischio)
non c’è solo BIO o solo OGM , ma c’è anche tutto il resto …

tra l’altro sono notevoli “gli studi” effettuati qui in europa sulla presenza di (mi pare si chiami cosi) glifosfato , quello rilasciato dal ROUNDUP (erbicida usato nelle coltivazioni OGM)
nel latte materno , etc etc etc

qua ognuno difende “certi interessi” , i propri …

Giusoppo
Giusoppo
31 Maggio 2014 21:14

il problema nasce dall’irrazionale paura nei confronti delle piante geneticamente modificate, e dalla dicotomia farlocca ogm=dannoso/naturale=sano. la demonizzazione fa male in ogni caso.

Giorgio
Giorgio
Reply to  Giusoppo
1 Giugno 2014 16:51

Che sia una paura e sia irrazionale lo stai dicendo tu..su quali basi ?
Se vogliamo parlare di dicotomie farlocche, lo sanno anche gli asini che e’ meglio una cattiva soia ogm che una sana pianta di cicuta..e quindi ??

vincenzo
vincenzo
Reply to  Giorgio
3 Giugno 2014 10:12

La lettura scientifica seria in questi anni ha dimostrato che le colture OGM sono identiche a quelli tradizionali.
La paura è indotta dalle tecniche di marketing messe in atto da concorrenti, come chi produce prodotti biologici.
Al consumatore medio non si può certo chiedere di leggere le rassegne scientifiche per capire quale prodotto è opportuno comprare, per questo è importante una corretta informazione ed una opportuna vigilanza sulla pratiche commerciali scorrette.

marco
marco
Reply to  Giusoppo
7 Giugno 2014 21:37

ma quale irrazionale paura
anche il fatto alimentare ha citato l’articolo

http://www.ilfattoalimentare.it/erbicida-roundup-latte-materno-usa.html

Vincenzo
Vincenzo
Reply to  marco
9 Giugno 2014 01:30

Ne sei la prova vivente….l’articolo dice che nel 30% dei campioni è stata rilevata una traccia ed il quantitivo, nel peggiore dei casi, era ben al di sotto del limite inferiore

marco
marco
Reply to  marco
11 Giugno 2014 10:42

“nel peggiore dei casi” …..era ben al di sotto…… personalmente non sono prova vivente di nessuna paura, ma voglio solo testimoniare che l’informazione “è pilotata” da chi ha interessi in merito, gli articoli sono diversi , quindi i vari commenti relativi a prove viventi sopratutto in termini di percentuali , lasciano il tempo che trovano
gli studi e gli articoli tra pro e contro sono notevoli. non cito tutti i riferimenti ma sono tante “le testimonianze” che anche se al di sotto del “limite inferiore” (che poi bisognerebbe capire bene in che modo verrebbe fissato e da chi) indica una presenza. Inolte ci sono altri studi mi pare norvegesi o finlandesi che hanno dimostrato quantitativi che erano ben AL DI SOPRA …….
alla fine .. paura o non paura scienza o non scienza , ma perchè se tu ti vuoi nutrire di OGM non lo fai personalmente lasciando a chi non vuole di POTER LIBERAMENTE DECIDERE DI NON FARLO? anzichè cercare ad ogni costo di “promuoverli commercialmente” ?

Roberto Pinton
3 Giugno 2014 14:26

Per il signor Vincenzo: a pagina http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0308814613019201 può scaricare l’articolo “Compositional differences in soybeans on the market: Glyphosate accumulates in Roundup Ready GM soybeans” pubblicato su Food Chemistry. Nei campioni di soia OGM sono state rilevate alte dosi dell’erbicida glifosate, assenti nei campioni convenzionali e biologici.
Lo studio rileva inoltre che le differenti pratiche agricole hanno anche un diverso impatto sulla composizione nutrizionale della soia, che ha un profilo migliore se coltivata in modo biologico.
Lo studio dimostra la “sostanziale non equivalenza” della soia OGM con le altre; dato che la normativa comunitaria considera la “sostanziale equivalenza” un pre-requisito per l’autorizzazione di un evento OGM, non è complesso trarre le conclusioni.
Dall’abstract: “La soia OGM conteneva elevati residui di glifosate e AMPA (in media, rispettivamente 3,3 e 5,7 mg/kg).; i lotti di soia convenzionale e biologica non presentavano nessun residuo di tali sostanze,
Utilizzando 35 diverse variabili nutrizionali e di composizione per caratterizzare ogni campione di soia, siamo stati in grado di individuare, senza eccezione, la soia OGM , quella convenzionale e biologica , dimostrando la “sostanziale non equivalenza” nelle caratteristiche di composizione della soia pronta per l’immissione sul mercato”.

vincenzo
vincenzo
Reply to  Roberto Pinton
3 Giugno 2014 14:55

Lo conosco bene ed ho già fatto i miei commenti a proposito su questo blog.
Prima di assurgere un articolo scientifico a bibbia bisogna aver valutato tantissimi aspetti e non credo che lei l’abbia fatto.
Le potrei citare decine di articoli, anche ben più autorevoli di quello da lei proposto, che traggono conclusioni opposte, ma non così che si fa corretta informazione.
Lei ovviamente ha degli intessi personali a svalutare le colture OGM per cui sta cercando di orientare l’opinione a suo favore, ma questa è proprio la disinformazione di cui parlavo nei miei interventi precedenti.

Matty
Matty
Reply to  vincenzo
3 Giugno 2014 17:33

Caro vincenzo,

sono d’accordo con le tue posizioni, però accusare gli altri di essere portatori di interessi è un’argomentazione povera, che lascerei ai vari complottisti che popolano il web.

Questo è uno dei pochi blog in cui sono ben accetti tutti i punti di vista e in cui, anche se hai delle opinioni diverse da quelle degli articoli non vieni tacciato di avere secondi fini.

Matty
Matty
Reply to  Roberto Pinton
3 Giugno 2014 17:30

Gentile Roberto,

ti riporto il mio commento a proposito dell’articolo postato sul Fatto da te citato, considerazioni a cui nessuno ha mai risposto:

“Però discutiamo anche sul fatto che l’analisi dell’ANOVA è stata fatta solo per i nutrienti presenti in maggior quantità nella soia bio.
Sarebbe stato corretto farla anche per i nutrienti di cui la soia GM era pià ricca: B6, acido linoleico, acido linolenico, ferro, ecc…
Se fossi malizioso penserei che l’obiettivo dello studio non sia stato tanto quello di confrontare i tre metodi di coltivazione ma dimostrare la superiorità della soia bio.
Per quanto riguarda l’aspetto dei residui il risultato è sicuramente da tenere in considerazione, ma correlare l’utilizzo massivo di glifosate alla soia GM lo trovo un po’una forzatura dato che:
– è impossibile trovare residui su soia non RoundUp Ready, dato che il glifosate è un erbicida totale e non selettivo e nessun contadino lo utilizzerebbe su soia non GM.
– nella soia non GM sono stati trovati comunque tracce di pesticidi con una DL50 molto più bassa del glifosate.”

Vi invito a leggere tutto lo studio, non solo abstract e conclusions.

vincenzo
vincenzo
Reply to  Matty
4 Giugno 2014 09:21

Da consumatore “indipendente” io acquisto sia prodotti biologici che convenzionali e se potessi, probabilmente acquisterei anche OGM.
E’ ovvio che preferirei avere sulle etichette le informazioni circa la provenienza dei prodotti ma sarei anche più soddisfatto se finisse questo terrorismo mediatico nei confronti delle colture GM.
La maggior parte dei consumatori non ha la possibilità, la voglia o l’interesse a documentarsi opportunamente, per cui le opinioni presenti in blog come questo finiscono per condizionare l’opinione pubblica e orientare gli acquisti.

marco
marco
Reply to  Matty
7 Giugno 2014 21:42

appunto … ma i condizionamenti si rischiano per entrambe “le parti”
quindi sarebbe probabilmente giusto per “entrambe le parti” che sia coloro che vogliono gli OGM che coloro che non gli preferiscono, possano SCEGLIERE , con le etichette appunto (anche cercando di disciplinare bene le coltivazioni per non rischiare contaminazioni)
che facciamo allora chiudiamo i blog ?
da consumatore che non preferisce gli OGM ti posso testimoniare che su questo sito più volte e da “più nick” ho riscontrato testimonianze che potevano condizionare …..a favore degli OGM e con un “certo terrorismo sempre sul fattore COSTI” ..

Giorgio
Giorgio
3 Giugno 2014 19:31

Quattro ore prima di questo intervento parli di letteratura scientifica seria. Quattro ore dopo, di fronte a uno studio scientifico indipendente e verificabile, invece, invochi non meglio identificati aspetti da tenere in considerazione per poter considerare attendibile uno studio scientifico.
Quando i due emisferi si saranno messi d’accordo su cosa e’ lecito considerare attendibile riguardo gli ogm fai un fischio, così capiamo anche noi..
Nel frattempo, visto che millanti decine di studi a supporto di quelle che finora sembrano solo affermazioni personali, inizia a indicarcene qualcuno che non sia stato pagato dal solito oste riguardo al proprio vino.
Le altre volte che ho fatto questa semplice richiesta su questo sito i fans degli ogm sono scomparsi come neve al sole senza produrre neanche un link.Magari a questo giro mi andrà meglio…

vincenzo
vincenzo
Reply to  Giorgio
5 Giugno 2014 10:09

Ogni ricerca, per quanto indipendente possa essere, contiene delle errori dovuti alla molteplicità di variabili in gioco che possono condizionare il risultato.
Inoltre, data la complessità di argomenti come questi, è impossibile arrivare ad un responso definitivo anche dopo anni di…figuriamoci che valore può avere un singolo studio.
Aggiungo alcune cose importantissime:
la qualità di uno studio si misura anche in base all’impegno che i ricercatori per tentare di confutare la propria tesi.
Un altro fattore importante è inoltre la “review” dell’articolo da parte di altri ricercatori che verificano la qualità della ricerca.
Per lei potranno non significare nulla, ma le assicuro che sono aspetti importantissimi per distinguere una ricerca ottima da una spazzatura.
Se lei si limita a “contare” le ricerche pro-ogm e contro-ogm commette un errore grossolano, per questo le ripeto nuovamente che non ha senso citare articoli a caso.

marco
marco
Reply to  vincenzo
7 Giugno 2014 21:45

giusto, ma da quanto tempo queste ricerche stanno studiando i pro e contro…10 …20 anni ?
quante ne sono state fatte , sono sufficienti ?… forse è ancora un po poco….e forse sono stati soprattutto coloro che erano interessati alla diffusione commerciale a sponsorizzare e guidare alcune ricerche … purtroppo

roberto pinton
roberto pinton
5 Giugno 2014 11:20

Appunto.
Lo studio di cui trattasi è pubblicato su Food Chemistry, che è opportunamente peer reviewed e ha un impact factor di 4.072 negli ultimi cinque anni, è diretta da G.G. Birch, professore emerito alla Food and Nutritional Sciences School all’università di Reading e ha come redattori capo della sezione Analytical, Nutritional and Clinical Methods Paul Finglas, direttore di ricerca all’Institute of Food Research di Norwich e Laurence Melton, professore di chimica degli alimenti all’università di Auckland.
Dei 43 componenti del board fanno parte anche gli italiani Maurizio Battino, docente della scuola di specializzazione in Scienza dell’alimentazione dell’università politecnica delle Marche, Stefano Polesello, primo ricercatore all’IRSA del CNR, Sebastiano Porretta, responsabile del dipartimento di Consumer Science alla Stazione sperimentale per l’industria delle conserve alimentari di Parma e Alberto Ritieni, docente presso il dipartimento di Scienza degli Alimenti dell’università di Napoli Federico II.

Rassicuro il signor Vincenzo, per me non “significa nulla”, anzi, lo ritengo un elemento utile “per distinguere una ricerca ottima da una spazzatura”.

Matty
Matty
Reply to  roberto pinton
5 Giugno 2014 13:35

Chiedo scusa Roberto, ma quelle referenze sono riferite alla rivista non allo studio, corretto?

Per quanto riguarda l’articolo sui residui di glifosate (ti invito a leggere il mio commento precedente) l’unico risultato degno di nota è gli agricoltori usanto tanto round up sulle colture GM, ma da qui a dire che le piante GM sono pericolose in quanto tali ce ne passa.

Dal mio punto di vista è una tecnologia che, potenzialmente, potrebbe avere un sacco di applicazioni utili.

Il fatto che dagli anni ’70 ad oggi il via libera è stato dato solo a 4 applicazioni , indica che si sta andando coi piedi di piombo…

Cordiali saluti.

vincenzo
vincenzo
Reply to  roberto pinton
5 Giugno 2014 14:13

Il discorso è stato nuovamente sviato…
Io non contesto l’articolo in sè ma il fatto che venga strumentalizzato per sostenere la tesi che una coltura GM sia dannosa per l’organismo umano.
Questo è terrorismo mediatico e non riesco ad accettarlo.
Se volete opporvi alle colture GM possiamo parlare di sostenibilità, di biodiversità, di eventuali posizioni monopolistiche delle aziende e probabilmente su molti di questi aspetti mi troverete in gran parte d’accordo.

roberto pinton
roberto pinton
5 Giugno 2014 15:35

Ultimo interveno, poi smetto, risponderei privatamente, ma dalla pagina non si può.

Per il signor Matty: sì, lo studio dimostra che gli agricoltori usano tanto diserbante nei campi di soia (il cui patrimonio genetico è giustappunto stato modificato proprio per resistere al diserbante).

Non siamo nel campo della ricerca pura, la soia non è stata resa resistente al diserbante per una sfida intellettuale e poi messa sotto una campana di vetro.
Siamo nel campo della ricerca applicata: la soia è stata fatta per essere venduta, seminata, diserbata e raccolta.

Permetterà, quindi, che non si può affatto disgiungere la soia OGM resa tollerante al glifosate dall’uso massiccio di glifosate che si fa su quella soia: si tratta della logica conseguenza della modifica (o ci si attendeva che l’agricoltore acquistasse a maggior prezzo sementi rese tolleranti all’erbicida per poi non usare l’erbicida?).

Il riferimentro alla rivista, al suo impact factor, a editor e board editoriale, invece, era a beneficio del sig. Vincenzo, che pretende (giustamente) review dell’articolo per verificare la qualità della ricerca, sostenendo che, in sua assenza, si poteva anche trattare di spazzatura.

Comme il sig. Vincenzo correttamente ricorda, poi, ci sono le questioni legate alla sostenibilità, alla biodiversità, alle (non) eventuali posizioni oligopolistiche delle aziende, su cui potrebbe concordare.

Per me, fine della questione, chiedo scusa, non ce la faccio a seguire tutto.

ezio
ezio
8 Giugno 2014 12:03

I “fedeli” ed gli addetti ai lavori degli OGM, se ne devono fare una ragione del fatto che gli alimenti geneticamente modificati sono ormai rifiutati dalla stragrande maggioranza dei consunatori anche minimamente informati.
La diatriba strumentale ed ostile che questi hanno verso il mondo del biologico-organico, considerato come il nemico da battere, è stupida e perdente, in quanto questa realtà rappresenta non più del 5% dei consumatori, mentre gli oppositori informati, sono tutti quelli che sanno cosa significa il termine OGM.
Quindi rispetto per tutti ed indichiamo chiaramente in etichetta di cosa è fatto quello che acquistiamo e che mangiamo, assumendocene liberamente la personale responsabilità per noi stessi, i nostri figli ed il nostro ambiente.