Da quando nel 1996 sono arrivati sul mercato i semi geneticamente modificati, le coltivazioni Ogm hanno registrato per dodici anni una crescita con incrementi a doppia cifra. Lo scorso anno il settore del transgenico ha mostrato una flessione e per la prima volta si è rilevata una diminuzione dell’1% ( le superfici agricole sono scese da 181,5 milioni di ettari a 179,7 milioni). Il dato è stato fornito dal rapporto annuale pubblicato dall’International Service for Acquisition of Agri-biotech Applications (ISAAA), che sostiene la diffusione delle biotecnologie. Il calo e attribuito alla riduzione complessiva delle superfici agricole coltivate nel 2015, associata alla congiuntura di prezzi bassi e alla forte siccità che ha colpito il Sud Africa.
Andando a vedere nel dettaglio i numeri, si nota che nel 2015 le maggiori riduzioni si sono registrate negli Stati Uniti (-2,2 milioni di ettari) e in Brasile (-2 milioni) con un calo del 3% e nell’Unione europea, dove le coltivazioni Ogm sono però poco diffuse, del 18%.
A distanza di vent’anni dall’esordio il 99% delle coltivazioni riguarda sempre le stesse specie: soia (51%), mais (30%), cotone (13%)e colza (5%). I paesi che coltivano Ogm sono 28, ma in realtà l’85% del territorio si trova negli Stati Uniti con 70,9 milioni di ettari, in Brasile con 44,2, in Argentina con 24,5 e in Canada con 11.