Nel 2022 il numero di bambini, adolescenti e adulti in condizione di obesità nel mondo ha superato il miliardo. La stima arriva da uno studio pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet alla fine di febbraio dalla NCD Risk Factor Collaboration insieme all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Secondo l’analisi, infatti, l’obesità è diventata la forma di malnutrizione più comune nella maggior parte dei Paesi censiti, con un maggior numero di persone obese rispetto a quelle sottopeso.
Il grande studio sull’obesità
Lo studio, a cui hanno contribuito più di 1.500 ricercatori e ricercatrici, ha coinvolto oltre 220 milioni di persone dai cinque anni in su provenienti da più di 190 Paesi nel mondo. Sulla base dei dati raccolti, è stato stimato che nel 2022 ci fossero 879 milioni di adulti e 159 milioni di bambini e adolescenti in condizioni di obesità: messi insieme, questi numeri portano il totale a 1 miliardo e 38 milioni di individui obesi nel mondo.
Tra il 1990 e il 2022 i tassi di obesità sono più che raddoppiati tra le donne adulte, passando dall’8,8% al 18,5%, e quasi triplicati tra gli uomini, dal 4,8% al 14%. Inoltre, la quota di adulti obesi è passata dai 195 milioni registrati nel 1990 agli 880 milioni del 2022 (504 milioni di donne e 374 milioni di uomini), quattro volte e mezza tanto.
La situazione tra bambini e adolescenti è altrettanto grave, se non peggiore: nello stesso periodo, infatti, i tassi di obesità sono aumentati di più che tra gli adulti, quadruplicando sia tra le femmine (da 1,7% a 6,9%) che tra i maschi (da 2,1% a 9,3%). In totale, il numero di minori obesi è passato dai 31 milioni del 1990 ai quasi 160 milioni del 2022 (65 milioni di femmine e 94 milioni di ragazzi).
La situazione italiana
Come spiega l’Istituto Superiore di Sanità, lo studio ha incluso anche i dati del sistema di sorveglianza OKkio alla Salute e quelli raccolti dal progetto Cuore. Nel nostro Paese, la prevalenza dell’obesità tra gli uomini e le donne è pari al 18%. Questo dato è in linea con quello mondiale per quanto riguarda le donne, ma superiore a quello globale degli uomini. Per quanto riguarda, invece, i minori, il tasso di obesità infantile è del 12% tra i maschi e dell’8% tra le femmine. In entrambi i casi, la prevalenza è superiore ai dati mondiali.
Come intervenire sull’obesità?
“Questo nuovo studio evidenzia l’importanza di prevenire e gestire l’obesità dalla prima infanzia all’età adulta, attraverso la dieta, l’attività fisica e cure adeguate, se necessarie, – afferma Tedros Adhanom Ghebreyesus, Direttore Generale dell’OMS. – Tornare sulla giusta strada per raggiungere gli obiettivi globali di riduzione dell’obesità richiederà il lavoro di governi e comunità, supportati da politiche basate sulla scienza dell’OMS e delle agenzie di salute pubblica nazionali. Cosa importante, ciò richiede la cooperazione del settore privato, che deve essere responsabile dell’impatto sulla salute dei suoi prodotti.”
L’obesità, infatti, è un considerata una malattia cronica complessa, causata dall’interazione di fattori genetici, ambientali e sociali. Per questo è necessario che i singoli Paesi implementino delle serie politiche di salute pubblica su più fronti. Secondo l’OMS, le misure di prevenzione e contrasto dell’obesità sono molteplici (e alcune sono apertamente osteggiate dall’Italia):
- Azioni per supportare pratiche salutari fin dalla nascita;
- Regole contro il marketing dannoso di alimenti e bevande diretto ai bambini;
- Politiche a supporto di un’alimentazione sana nelle scuole e nelle mense scolastiche;
- Politiche fiscali e di prezzo per promuovere diete sane;
- Politiche di etichettatura nutrizionale;
- Campagne di educazione pubblica e sensibilizzazione per diete sane ed esercizio fisico;
- Standard migliori per l’attività fisica nelle scuole;
- Integrazione dei servizi di prevenzione e gestione dell’obesità nell’assistenza sanitaria di base.
“Ci sono sfide significative nell’implementazione di politiche dirette ad assicurare l’accesso a diete salutari per tutti e nella creazioni di ambienti che promuovo l’attività fisica e in generale stili di vita sani per tutti,” afferma Francesco Branca, direttore del Dipartimento di Nutrizione e Sicurezza Alimentare dell’OMS e uno degli autori dello studio. – Gli Stati dovrebbe assicurare anche che i sistemi sanitari integrino la prevenzione e la gestione dell’obesità nei servizi di base”.
© Riproduzione riservata Foto: Fotolia, AdobeStock
Siamo un sito di giornalisti indipendenti senza un editore e senza conflitti di interesse. Da 13 anni ci occupiamo di alimenti, etichette, nutrizione, prezzi, allerte e sicurezza. L'accesso al sito è gratuito. Non accettiamo pubblicità di junk food, acqua minerale, bibite zuccherate, integratori, diete. Sostienici anche tu, basta un minuto.
Dona ora
Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.