Gli esperti che mirano a sconfiggere l’obesità, adesso ci provano manipolando la mente e i su oi automatismi. Oltre al divieto di vendita nelle scuole del junk food, alle proposte di varie soda e fat tax, ai limiti alle pubblicità e ai gadget, agli appelli alle multinazionali dell’alimentazione, per contrastare sovrappeso e obesità si potrebbe probabilmente far ricorso a un’arma finora poco sfruttata: l’inconscio e i comportamenti semiautomatici.
La mente, infatti, in assenza di segnali di stop è naturalmente portata a prolungare comportamenti ripetitivi (soprattutto quando portano a una ricompensa, come nel caso del mangiare) ma, allo stesso modo, è in grado di modificare velocemente tali comportamenti, in presenza di un segn ale discontinuità.
È sfruttando questo principio che Brian Wansink, docente di Comportamenti dei consumatori dell’Università della Pennsylvania e autore del best seller “Mindless eating: why we eat more than we think” ha messo a punto un esperimento che potrebbe aiutare i ragazzi (e non solo) a mangiare di meno.
Come riferito su Health Psychology, infatti, Wansink e i suoi colleghi hanno selezionato un centinaio di studenti, e hanno chiesto loro di guardare un film mangiando liberamente quante patatine volevano, senza aggiungere nient’altro. Quindi hanno dato loro le patatine, che però erano confezionate in tubi che contenevano dei veri e propri segnali di stop, ossia delle patatine rosse (vedi foto) inserite ogni 7 o 14, e in un altro tubo ogni 5 oi 10 pezzi, considerando le unità più piccole come la misura ideale per uno snack. Nello stesso momento altri ragazzi mangiavano patatine identiche ma senza alcun tipo di segnale.
Alla fine i volontari che avevano tubi segnati hanno consumato circa la metà delle patatine mangiate dagli studenti dei gruppi di controllo.
Le 45 mangiate patatine mangiate in media dal gruppo di controllo che assisteva al film, sono dimezzate (20-24) per il gruppo che aveva a disposizione le confezioni con gli stop inseriti,ogni sette o ogni 14 pezzi. Il consumo è scesosino a 14 e 16 patatine per i ragazzi con le confezioni marcate ogni 5 o 10 pezzi. Non solo: chi aveva i tubi marcati con le patatine rosse era in grado di stimare con precisione quante patatine aveva mangiato e, in media, sbagliava di un’unità, mentre gli altri sottostimavano il consumo indicando anche 13 patatine in meno.
«Molti dati – ha commentato Wansik – mostrano ormai che il riconoscimento visivo aiuta il subconscio a capire quando è l’ora di fermarsi. Nei nostri test i ragazzi che potevano contare sul segnale di stop hanno assunto in media 250 calorie in meno, che possono non sembrare molte. Tuttavia è proprio da questi apparentemente piccoli eccessi che si innesca l’aumento di peso che porta all’obesità, e che si instaura l’abitudine a mangiare troppo e, viceversa, è da piccole riduzioni delle calorie introdotte che si può ottenere prima un’inversione di tendenza (se si sta ingrassando) e poi in dimagrimento».
Ora i test proseguono per cercare di capire meglio e su casistiche più ampie in quali cibi e contesti la segmentazione in porzioni potrebbe dare i migliori risultati, esattamente in che modo riesce a darli e – fattore molto importante – se chi si ferma di fronte a un segnale di stop in seguito vada o meno a cercare una compensazione, magari abbuffandosi di alimenti non marcati.
Agnese Codignola
In un precedente commento infatti, avanzavo la richiesta da fare ai fast food ma non solo, di mettere nella foto dei panini e menu il numero di calorie a fianco del prezzo e con identico carattere e di riportarlo anche sullo scontrino con carattere identico a quello del totale pagato.
Secondo me si fermavano perchè avano paura timore di affrontare le patatine rosse.
Un volta che si riconosce il meccanismo e si sa che il gusto è lo stesso non ci si ferma.
Il libro di Wansink è disponibile anche in italiano:
http://www.ibs.it/code/9788860500250/wansink-brian/mindless-eating-perch-eacute-mangiamo.html
Sono d’accordo con Anna, mi sembra una gran cavolata. A questo punto se vedo un bel piatto di penne all’arrabbiata mi passa la fame perchè sono rosse? Ma dai…. il minore consumo è sicuramente dovuto al fatto che il trovare delle patatine di un colore innaturale all’interno di una confezione, spiazza il consumatore, che magari si sta anche chiedendo se il cibo in questione sia avariato. Se in mezzo ad un piatto di tortelli di erbette ne trovaste uno completamente viola, li mangereste lo stesso???? Ma che ricerche inutili…………
Secondo me, seppur le deduzioni allo studio sono fantasiose, credo che la ricerca abbia comunque un senso dal punto di vista della percezione dell’alimento da parte del consumatore. L’errore fondamentale è ancora questa distorsione etica nel cercare di salvare il mondo dall’eccesso di consumo alimentare, che non ha basi scientifiche.