In Italia l’informazione sulla nutrizione è ferma al 2003. Un vuoto dovuto al silenzio del Crea Nut e dei Ministeri (salute e politiche agricole)
In Italia l’informazione sulla nutrizione è ferma al 2003. Un vuoto dovuto al silenzio del Crea Nut e dei Ministeri (salute e politiche agricole)
Roberto La Pira 2 Agosto 2016Quante merendine possono mangiare i bambini? L’olio di palma è davvero un problema per la dieta degli italiani? È vero che solo il 10% dell’apporto calorico giornaliero può derivare dallo zucchero? L’acqua alcalina esiste davvero? Il digiuno è davvero un modo per rallentare l’invecchiamento? La dieta vegetariana è un modello valido? In Italia non c’è nessuna istituzione che risponde a queste domande legittime, il più delle volte sollecitate dall’attualità e dalla pubblicità che inventa continuamente mode e prodotti. C’è poi un altro elemento da valutare attentamente, l’Italia è un popolo con l’8-10% di vegetariani e questo vuol dire che forse servirebbero nuove linee guida e nuovi percorsi nutrizionali. La questione è così evidente che anche McDonald’s sta pensando ad un menu vegetariano con tanto di hamburger di soia.
A dispetto del cambiamento di abitudini alimentari e di consumi non ci sono istituzioni pubbliche che hanno pensato ad aggiornare la situazione. Il Crea Nut che ha assorbito l’ex Istituto nazionale per la ricerca e la nutrizione non ha pensato a fornire guide linee per questo folto gruppo di persone. Eppure il panorama della popolazione è cambiato, basta pensare che a Milano il 10% dei 75 mila pasti serviti ogni giorno nelle scuole è destinato a bambini, ragazzini, educatori e insegnanti che hanno scelto uno dei 19 menu speciali che comprendono menu per vegetariani, per celiaci, per intolleranti al lattosio e per allergici. A dire il vero da due anni aspettiamo l’aggiornamento delle nuove Linee guida per una sana alimentazione degli italiani che sono state pubblicate per l’ultima volta nel 2003. In 13 anni è cambiato il modo di mangiare degli italiani ma sembra che le istituzioni non se ne siano accorte.
La situazione è abbastanza fantozziana, perché è quasi inutile rivolgersi al Ministero della salute e anche al Crea Nut. Il parere sull’olio di palma è arrivato due anni dopo la richiesta. La sensazione è che i dossier e gli studi sulla nutrizione firmate dalle istituzioni siano quasi del tutto spariti. Esiste un Comitato nazionale per la sicurezza alimentare, guidato da Giorgio Calabrese, che a dispetto del nome altisonante, non ha prodotto nulla di interessante e non ha mai affrontato un tema di attualità dando risposte concrete ai cittadini. Insomma una struttura di cui si potrebbe fare volentieri a meno.
L’amara conclusione è che in Italia tutti parlano di sicurezza alimentare e di dieta mediterranea ma poi i cittadini sono lasciati all’improvvisazione. Il Ministero si limita a proporre nelle scuole il programma Frutta nelle scuole che si rileva spesso un enorme spreco di fondi europei e di cibo essendo slegato dalla realtà quotidiana. Qualche anno fa si parlava di un’agenzia per la sicurezza alimentare a Foggia, che forse avrebbe dovuto pensare a questi aspetti oltre alla supervisione della sicurezza alimentare. Il governo Prodi aveva anche stanziato i fondi, ma il progetto non andò avanti visto che il governo Berlusconi abbandonò. L’amara realtà è che nessuno si occupa della nutrizione degli italiani e non ci sono linee di indirizzo su numerosi problemi. Oggi la cosa che funziona meglio nell’ambito alimentare è la sicurezza affidata alle Asl e ai veterinari, che ogni giorno operano nelle strutture sanitarie affiancati dagli Istituti zooprofilattici. Queste strutture svolgono quotidianamente un buon lavoro di cui però poco si parla. I media preferiscono focalizzare l’attenzione sulle operazioni più pittoresche dei Nas che si attivano sempre con le telecamere al seguito, salvo poi scoprire che la maggior parte dei processi si esauriscono senza condanne o con pene ridicole.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.
Le linee guida sul corretto modo di alimentarsi esistono e sono chiare. Il fatto che il 10 per cento della popolazione stia decidendo in contrasto con le evidenze di seguire un profilo alimentare esclusivamente basato sui vegetali non deve suggestionare gli scienziati e i clinici tanto da indurli a modificare le linee guida. Se lei giornalista scrive la è senza accento e altri dieci la seguono cosa fa, cambia la grammatica italiana?
Risposta al quesito di Francesco: Si
Gentile Sig.Francesco oso integrare le sue considerazioni:
nessuna linea guida è dogma e quelle esistenti per la alimentazione umana sono rivolte agli onnivori;
le linee guida per l’alimentazione sono generiche, e non potrebbe essere altrimenti, e quindi semplificano un argomento che è complesso;
la scelta alimentare vegetariana è scelta etica ed ambientalista, oltre che salutista.
Lei ritiene che non si debbano sostenere, con la corretta informazione, coloro che contribuiscono a ridurre il degrado del pianeta sul quale anche lei abita? Grazie per la sua attenzione
Purtroppo la mancanza di linee guida aggiornate (si pensi al microbioma ) e alla sbagliata interpretazione della dieta mediterranea (utilizzo notevole di pane e pasta ) sta portando ad un pericoloso aumento della sindrome metabolica. Così non si fa prevenzione.
Gentile La Pira posso assicurare che anche la categoria dei dietisti si spende molto per diffondere alla popolazione sana e non le norme/consigli per una corretta alimentazione, ma al solito anche nelle Asl se non si è parte di qualche “categoria forte” ciò che si fá passa quasi inosservato!
Concordo pienamente sul giudizio dell’attività dei NAS e ricordo Che fino a qualche anno fa moltissimi controlli venivano fatti dai laboratori di igiene poi diventati delle ASL e poi ARPA
Buongiorno Dr. La Pira,
la Società Italiana di Nutrizione Umana ha prodotto, tramite un gruppo di studio predisposto ad hoc di cui faccio parte, un documento di consenso sulle diete vegetariane uscito a dicembre dello scorso anno con indicazioni nutrizionali specifiche. Non sono delle linee guida vere e proprie ma, comunque, penso che diano un buon “sostegno” scientifico a chi volesse seguirle.
Sono però totalmente d’accordo con lei sul fatto che manca, a livello istituzionale, un’informazione tempestiva e puntuale sulla maggior parte delle questioni alimentari che, via via, vengono proposte dal web in maniera incontrollata.
Penso però (a discolpa della categoria!) che su molte questioni sia difficile esprimere, per lo meno in tempi “rapidi” come quelli che impone il web, delle opinioni condivise che impegnino, ad esempio, una società scientifica di nutrizione. Faccio un esempio: sto studiando la letteratura riguardante il rapporto digiuno-longevità. Se ad una Società scientifica fosse chiesto di dare un giudizio/parere sintetico su una questione estremamente complessa come questa, sapendo che qualsiasi “sfumatura”, eventualmente espressa male, sarebbe interpretata (e, attenzione, applicata: stiamo parlando di salute) in chissà quale modo da molte persone, non sarebbe sicuramente una cosa semplice.
Resta il fatto, però, che (concordo) bisognerebbe fare di più per dare risposte rapide ed esaustive ad un mondo sempre più veloce.
Saluti
Non essere d’accordo con il vegetarianesimo non può spegnere e appiattire la ricerca e lo studio proprio di quelle tendenze che vanno fuori dal coro.
Magari si scopre qualcosa di nuovo che la scienza ufficiale, degli scienziati stile Giorgio Calabrese, non sapeva o non voleva sapere.
Ci sono nuovi autorevoli ricercatori sul campo (Campbell, Sears, D’Adamo, Veronesi, Chenot, Ongaro, Berrino, ecc…), che hanno dimostrato scientificamente che le calorie non sono tutto nel metabolismo umano e che la dieta standard di riferimento da qualche decennio, fa un po acqua e va aggiornata.
Per non parlare della dieta Mediterranea di pane, pasta, pizza e patate condite con l’olio extra vergine d’oliva, che tutti fanno, ma che pochi conoscono cosa è veramente e pochissimi praticano, alla faccia dei nostri sbandieratori nazionali.
Per Francesco, che forse vorrebbe parlare ancora in latino, dovrebbe prendere atto che anche la lingua italiana è cambiata e continua a cambiare continuamente, inglobando nuove terminologie prima inesistenti, o in uso presso altre popolazioni ed abbandonando parole e definizioni desuete.
Da operatore della prevenzione ATS della Lombardia (ex ASL) un sentito ringraziamento al Dr. La Pira che nell’articolo ha informato anche delle quotidiane attività di sanità pubblica svolte (anche efficacemente) delle autorità sanitarie e mai reclamizzate all’opinione pubblica. Saltuariamente si percepisce con piacere “una voce nel deserto”. Quello delle “autorità competenti” in materia di igiene e sicurezza alimentare (oltreché della nutrizione) è un tema che andrà senz’altro approfondito.
Circa “le linee guida sulla corretta alimentazione” e’ a mio parere necessario provvedere a livello nazionale ad un aggiornamento (evidente che li stili / le abitudini alimentari – nutrizionali sino nell’ultimo decennio siano ampiamente modificate), il lavoro dovrebbe avere anche la funzione di vagliare e riassorbire in un unico “progetto” le diverse linee guida nel frattempo elaborate da tante diverse realtà territoriali: istituzionali e non – sanitarie e non (Ass. Sanità delle Regioni, singole ASL – AUSL; associazioni di categoria dei produttori agricoli, ecc.).