L’etichetta a batteria italiana, ufficialmente chiamata NutrInform Battery, fa un altro passo avanti verso la comparsa sulle prime confezioni. Il 19 gennaio il ministero dello Sviluppo economico (Mise) ha pubblicato un manuale d’uso destinato alle aziende, che dovrebbe aiutare a risolvere la questione chiave delle porzioni standard da usare per elaborare l’etichetta. Nel documento sono presenti anche tutte le istruzioni per per stabilire il livello di riempimento della batteria e la sua rappresentazione grafica sulle confezioni.
La guida alle porzioni per il NutrInform Battery
La novità principale è proprio la guida sulle porzioni, a cura di Marco Silano dell’Istituto superiore di sanità, e di Laura Rossi e Andrea Ghiselli del Crea Alimenti e Nutrizione. Per evitare che ogni azienda stabilisca porzioni diverse, magari in modo da ottenere un’etichetta a batteria più favorevole rispetto a un concorrente, generando così confusione nei consumatori, si è scelto di utilizzare le porzioni standard indicate nelle Linee guida per una sana alimentazione del 2018, spiegando come comportarsi con prodotti confezionati in formato diverso, come grandi confezioni (per esempio pasta e biscotti) e monodosi (per esempio merendine e cracker)
Partiamo con il caso più semplice, quello delle confezioni di grandi dimensioni, come un pacco di pasta o di biscotti. In questo caso la NutrInform Battery riporterà i dati riferiti alla porzione standard, indicando anche quante porzioni sono contenute nella confezione, arrotondando gli eventuali decimali. Nel caso di un pacco di pasta da mezzo chilo, ad esempio, ci sono circa sei porzioni da 80 grammi ciascuna, mentre in un sacchetto di biscotti da 800 grammi ci sono quasi 27 porzioni da 30 grammi l’una. Ma non per tutti i prodotti è così semplice.
Il caso delle monoporzioni
Per i cibi venduti in monoporzioni confezionate singolarmente, come le merendine o i cracker, non è così immediato capire come si devono comportare le aziende quando il peso dei singoli pacchetti non coincide con le porzioni standard, in difetto o in eccesso. Secondo il manuale, quando il peso delle monodosi risulta inferiore alle porzioni di riferimento, l’etichetta a batteria deve essere elaborata sulla base del quantitativo della singola monodose e non dello standard. Per esempio la NutrInform Battery di un pacchetto di cracker da 25 grammi sarà calcolata su questo quantitativo (25 grammi), perché è inferiore alla porzione standard per i sostituti del pane, pari a 30 grammi.
Quando la monodose è superiore a quella standard, la questione si fa più complessa. Se la dimensione della monodose è compresa tra la porzione di riferimento e il suo doppio, si usa nuovamente la grammatura (o il volume) della monodose per elaborare l’etichetta a batteria. Prendiamo per esempio una bibita venduta in una classica lattina da 330 ml: questo volume è più grande della porzione standard per le bibite (200 ml), ma più piccolo del suo doppio (400 ml), quindi si useranno i 330 ml della lattina per calcolare la NutrInform Battery.
Infine, nel caso in cui una monodose sia superiore in peso o volume al doppio della porzione di riferimento, si utilizzerà la porzione standard per elaborare la batteria, come nel caso dei prodotti in confezioni di grandi dimensioni. Quindi nel caso di una bibita venduta in una bottiglietta da 400 ml, la NutrInform Battery sarà presentata sulla base della porzione standard da 200 ml, precisando che la monodose contiene due porzioni.
Le criticità
Anche se la guida alle porzioni risolve alcuni dubbi, restano delle criticità. Queste ‘deroghe’ all’uso delle porzioni standard per le monodosi di dimensioni inferiori e superiori, lasciano la porta aperta alle aziende per continuare a stabilire le proprie porzioni e possono confondere i consumatori, come ammette il documento stesso. Si legge, ad esempio, che “la presenza sul mercato di unità di vendita di diversi formati, a volte inferiori alla porzione standard, a volte superiori se pure di poco, potrebbe rappresentare un fattore confondente per la corretta informazione del consumatore”.
Lo stesso manuale ricorda che la porzione standard non deve essere confusa con quella di consumo, cioè quella effettivamente assunta dalle persone. Pensiamo ad esempio alla già citata lattina da 330 ml o a un sacchetto di chips: quanti consumatori rispettano davvero le porzioni standard? Sono tutte considerazioni che hanno spinto i creatori del Nutri-Score, l’etichetta a semaforo francese osteggiata dall’Italia, a utilizzare come riferimento 100 grammi o 100 ml di prodotto.
Il manuale conferma che le assunzioni di riferimento delle calorie e di grassi, grassi saturi, zuccheri e sale da utilizzare sono quelle stabilite nel Regolamento Ue 1169/2011. Numeri che però sono più alti di quelli raccomandati dalle linee guida nazionali e internazionali per una sana alimentazione: per esempio, per il sale è indicata un’assunzione di riferimento di 6 grammi al giorno, quando Oms e ministero della Salute raccomandano non più di 5; mentre per gli zuccheri sono ‘concessi’ ben 90 grammi, quando le linee guida italiane consigliano un consumo totale di zuccheri (sia aggiunti, che naturalmente presenti negli alimenti) non superiore al 15% delle calorie giornaliere, dato che in una dieta da 2 mila kcal si traduce in 75 grammi.
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.