Il Nutri-score o, per meglio dire, una versione locale, con una denominazione che suona come “Scelta nutrizionale”, approda a Shanghai, in Cina, per il momento in via sperimentale. Il governo della città, attraverso lo Shanghai Municipal Center for Disease Control and Prevention (SCDC) ha infatti lanciato un programma pilota incentrato sulle bevande pronte e su quelle preparate al momento, che dovranno recare tutte un’indicazione relativa al valore nutrizionale, realizzata in modo molto simile al Nutri-score.
Come funziona il Nutri-score cinese
Come riferisce Food Navigator, anche a Shanghai si adotterà una doppia classificazione, sia cromatica, con colori che andranno dal verde scuro (per i prodotti migliori) al rosso intenso (per i peggiori), sia basata su quattro lettere, dalla A alla D. Per quanto riguarda i parametri presi in considerazione, sono di tre tipi: il contenuto in zuccheri diversi da quelli del latte, quello in acidi grassi saturi e quello in acidi grassi trans. Inoltre, la A sarà accordata solo alle bevande senza dolcificanti, oltre a contenere concentrazioni delle altre tre categorie adeguate. Per ottenere una A la bibita non dovrà avere più di 0,5 grammi (g) ogni 100 millilitri (ml) di zuccheri, non più di 0,75 g ogni 100 ml di grassi saturi e non più di 0,3/100 ml di grassi trans, così come non dovrà essere dolcificata con aspartame, eritrolo, o altro.
Per la lettera B, invece, sono permessi zuccheri in concentrazioni comprese tra 0,5 e 5 g/100 ml, grassi saturi tra 0,75 e 2,5 g/100 ml e sempre non più di 0,3 g/100 ml di grassi trans. Infine, la C sarà assegnata alle bevande che contengano zuccheri tra 5 e 11,5 g/100 ml, grassi saturi tra 0,75 e 2,5 g/100 ml e più di 0,3 g/100 ml di grassi trans.
Niente scappatoie
Oltre a queste soglie, si dovrà tenere conto della composizione nel suo insieme, adeguando la valutazione agli ingredienti peggiori. Per esempio, se un prodotto contiene 5,6 g/100 ml di zuccheri (sarebbe dunque di classe C), ma 1,2 g/100 ml di acidi grassi saturi (categoria B), e zero g di acidi grassi trans (assenza che gli farebbe meritare una A), la valutazione sarebbe comunque attribuita in base all’elemento peggiore, e la lettera assegnata sarebbe quindi una C.
I produttori e i rivenditori avranno poi la possibilità di indicare solo la lettera e il colore, per esempio sui menu, o sulle confezioni, qualora non vi sia spazio sufficiente, ma dovranno riportare anche, da qualche parte, una legenda completa sul significato delle lettere e dei colori.
Le aziende
Alcuni marchi si sono già adeguati. Tra questi, il produttore di tè e proprietario di catene in diversi paesi Nayuki e la CHAGEE, così come Starbucks, forse perché sanno che, con ogni probabilità, l’esperimento diventerà legge, e anche per andare incontro alle esigenze di un’opinione pubblica molto più attenta di prima alle calorie, e desiderosa di consumare meno zucchero. Secondo un sondaggio effettuato dalla stessa Nayuki l’anno scorso, il 63% dei clienti cerca di acquistare prodotti con meno zucchero: il 10% in più dell’anno precedente. Lo scopo della “Scelta nutrizionale” è proprio quello di aiutarli a perseverare in quella direzione, ha chiosato lo SCDC.
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Giornalista scientifica