nutri-score sullo schermo di uno smartphone tenuto davanti a un assortimento di prodotti

nutri-scoreQuando si tratta di zuccheri, i consumatori sono sensibili al cosiddetto ‘health-halo effect’, cioè credono all’idea che un certo alimento possa essere più sano di quanto non sia in realtà se la confezione reca scritte come ‘senza zuccheri aggiunti’, oppure ‘poco dolce’. Si tratta, evidentemente, di un inganno, perché il ricorso a espressioni del tutto relative, senza valori numerici e senza termini di paragone, non significa nulla. Tuttavia lo stratagemma funziona, e induce le persone a consumare prodotti comunque ricchi di zuccheri pensando di scegliere qualcosa di più sano. Per fortuna, se accanto a queste diciture si inserisce il Nutri-Score, la percezione cambia, e si avvicina maggiormente alla realtà.

L’interazione tra le diciture relative agli zuccheri e sistemi informativi come il Nutri-Score è stata ora indagata in uno studio effettuato dai ricercatori dell’Università di Gottinga, in Germania, che hanno sottoposto a oltre 1.100 persone un questionario studiato apposta per verificare gli eventuali errori cognitivi in cui esse fossero indotte a cadere da un certo tipo di claim. 

nutri-score e claim nutrizionali sullo zucchero
Esempi di prodotti con claim relativi allo zucchero e Nutri-Score (Jürkenbeck et al., 2022, PLoS One, CC-BY 4.0)

Come riferito su PLoS One, infatti, a tutti i partecipanti sono stati mostrate le immagini di tre prodotti: una bevanda a base di avena, un muesli al cioccolato e un cappuccino istantaneo (vedi immagine sopra). Su di esse erano state aggiunte indicazioni relative agli zuccheri come ‘zuccheri ridotti del 30%’ o ‘senza zuccheri aggiunti’, tutte permesse dall’apposita normativa europea (regolamento CE 1924/2006), con o senza la presenza del Nutri-Score, l’etichetta a semaforo adottata dalla Germania.

Il risultato ha mostrato chiaramente che i consumatori tendono a essere ingannati da riferimenti a un generico abbassamento degli zuccheri, e considerano i prodotti che lo vantano più sani di altri che non recano diciture particolari. Se però, accanto ai claim sugli zuccheri, è presente e ben visibile il Nutri-Score, l’errore diminuisce sensibilmente, e il trucco funziona molto di meno. Lo studio dà quindi forza a chi sostiene la necessità di introdurre l’obbligo di esporre un sistema come il Nutri-Score, ma offre anche l’occasione per ulteriori riflessioni. 

Da tempo in Europa e non solo c’è chi, come l’associazione britannica Action on Sugar, chiede il divieto di qualunque indicazione salutistica sui cibi, anche perché ormai sono diventate pervasive, ma secondo gli autori dello studio un approccio meno invasivo potrebbe essere comunque molto efficace. Si potrebbe prevedere, per esempio, la possibilità di aggiungere claim solo ai prodotti che recano anche il Nutri-Score o a quelli che, ricevono una valutazione positiva come la ‘A’ o un bollino verde, cioè hanno un’indicazione di effettiva buona qualità nutrizionale.

Nutri-score senza zuccheri aggiunti
Prodotti reali con claim “senza zuccheri aggiunti” e Nutri-Score rispettivamente A (sinistra) e D (destra)

In questo modo si potrebbero evitare anche altre diciture, messe apposta per distrarre l’attenzione dagli aspetti più negativi di un prodotto, per esempio enfatizzando l’assenza di additivi o conservanti, oppure il fatto che esso sia integrale, anche quando è pieno di zuccheri, sale o grassi: un trucco smascherato proprio Action on Sugar un anno fa, in un’analisi di 500 prodotti reclamizzati come sani per vari motivi, metà dei quali risultati invece ricchi di grassi, sale o zuccheri. Anche perché, come è emerso nello stesso studio, i più sensibili ai richiami sulla salute sono i giovani: circa uno su due preferisce prodotti con qualcosa in meno o qualcosa in più (se positivo o considerato tale), e il 66% pensa che l’indicazione ‘con meno zuccheri’ assicuri la migliore qualità di un certo alimento o bevanda.

In ogni caso, concludono gli autori, sarebbe necessario definire meglio le regole dei claim e imporre una forma di segnalazione come il Nutri-Score ma anche l’etichetta a semaforo su modello britannico, o qualunque tipologia di valutazione sembri più adatta. Ciò permetterebbe di avere dei riferimenti normativi precisi e quindi di vincolare a essi la possibilità di vantare qualità nutrizionali, evitando così che alimenti e bevande pieni di zuccheri, grassi, sale e additivi siano percepiti dal pubblico – soprattutto più giovane – come sani.

© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos

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Andrea
Andrea
15 Ottobre 2022 07:06

La differenza tra il packaging dei prodotti reali e di quelli simulati appare abbastanza evidente; in questi ultimi, il clima non ha alcuna rilevanza visiva se contrapposto al nutri- score.
Temo che questo non sia un bias irrilevante nella valutazione del risultato finale…