Epatite A: 400 supermercati coinvolti, 200 persone colpite dal virus presente nei frutti di bosco. ll numero è destinato ad aumentare. Il ministro Lorenzin dice che siamo il Paese più controllato ma i supermercati non avvisano in modo adeguato la clientela
Epatite A: 400 supermercati coinvolti, 200 persone colpite dal virus presente nei frutti di bosco. ll numero è destinato ad aumentare. Il ministro Lorenzin dice che siamo il Paese più controllato ma i supermercati non avvisano in modo adeguato la clientela
Roberto La Pira 22 Luglio 2013In Italia sono oltre 200 le persone colpite dal virus dell’epatite A, perchè molto probabilmente hanno mangiato il “Misto frutti di bosco” surgelati, della linea “Bosco reale” confezionato dalla Asiago Food o uno delle altri tre prodotti ritirati dal mercato per gli stessi motivi confezioanti dalle ditte Green Ice ed Erica Spa (vedi tabella) .
Per l’Asiago Food tutto è iniziato due mesi fa circa il 9 maggio 2013, quando l’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie invia l’esito delle prove effettuate sui frutti di bosco surgelati che conferma la presenza del virus dell’epatite A (HAV) sia nel sequenziamento genomico che nella PCR.
L’aspetto importante è che il campione è stato prelevato a fine aprile dal freezer di una famiglia di 4 persone colpite da epatite A, probabilmente in seguito a ingestione di una cheese-cake guarnita con frutti di bosco surgelati, comprati nel supermercato Di Più di Villaverla in provincia di Vicenza. Per fortuna in casa era presente una confezione integra acquistata nello stesso giorno nel medesimo punto vendita che è servita per le analisi.
Il 10 maggio scatta l’allerta e l’informazione viene inviata a Bruxelles, dove tramite il Sistema rapido di allerta europeo per alimenti (Rasff) tutti i paesi Ue vengono informati. Ad oggi gli Stati dove sono state distribuite le confezioni contaminate, oltre all’Italia, sono cinque: Belgio, Uk, Paesi Bassi, Spagna, Svizzera.
La macchina dell’allerta si è attivata anche nel nostro paese, e i frutti di bosco prodotti da Asiago Food vengono ritirati dagli scaffali di 403 negozi quasi tutti situati nel nord Italia. Nell’elenco dei supermercati che trovate in allegato ci sono oltre 300 supermercati discount della catena Dpiù (nella tabella sono indicati come Maxi Di), poi ci sono piccole realtà locali con pochi punti vendita come: Aeffe, Alice, Arca, Barazza, Bascom, Bon Achat, Centro commerciale discount, Centro commerciale Ramonda, Commerciale prima, Denti & Marazzi, Dial, El Gasto, Elenamarket, Emy Eurocommerciale, G.S.A., il Frutteto, La Meridiana, Orsini, Pietro Marcuzzi, Pozzoli Carni, Primax, Re.Ma.Ma, Rea, Real Cibo, Super Longare, Supermercati Oplà, TRe C, Unicomm, Vanilati, Villa Jardini, Vollono Vincenzo. Questa è solo una parte della realtà perchè Il Fatto Alimentare non ha ancora i dati relativi agli altri tre prodotti ritirati e l’elenco dei punti vendita coinvolti. Abbiamo parlato con i responsabili della catena di discount Dpiù che hanno confermato di avere esposto i cartelli in tutti i punti vendita, dicendo che ci sono ancora, ma di non aver pubblicato la notizia on line.
Purtroppo i cartelli senza foto (?) funzionano poco visto che nessun consumatore ha restituito il prodotto, anche se veniva assicurato il rimborso. Praticamente tutto il nord Italia è coinvolto ma il Ministero della salute non si sbilancia e preferisce mantenere il silenzio. In realtà qualche cosa si muove, visto che di recente il ministero ha invitato i Servizi Igiene degli Alimenti e della Nutrizione delle Asl a monitorare i casi di epatite A da settembre 2012 ad oggi, per valutare meglio la gravità della situazione.
Nessuno sa a quale livello sia l’epidemia in corso, perchè il virus dell’epatite A resta in incubazione da 15 a 50 giorni e mancano ancora i dati definitivi del mese di giugno. Probabilmente numerose altre persone consumeranno i frutti di bosco contaminati conservati nel freezer di casa e questa non è una buona notizia. Per eviatre problemi i frutti di bosco surgelati devono essere sottoposti ad adeguata cottura per eliminare il virus eventualmente presente.
Il dramma è che il Ministero ha dato informazioni del tutto insufficienti, non ha fornito le foto dei prodotti, le aziende non hanno informato i consumatori e tra i supermercati c’è chi lo ha fatto in modo troppo timido.
Tutto ciò accade mentre il ministro della salute Beatrice Lorenzin esalta il livello dei controlli e la sicurezza alimentare in Italia.
La situazione è grave, lo dicono tutti in via informale, ma poi nessuno esce allo scoperto. Il Fatto Alimentare ha ricevuto la lista di 403 punti vendita coinvolti che hanno venduto uno solo dei quattro prodotti ritirati dal mercato. E gli altri? Vorremmo sapere se Esselunga, Coop, Conad, Lidl, Auchan, Carrefour, Pam e tutti gli altri hanno distribuito uno di questi lotti. Nessuno lo ha scritto, nessuno lo dicein rete, nessuno avverte in modo adeguato i clienti. C’è il rischio di contrarre una seria patologia quale l’epatite A, non un semplice mal di pancia. Aspettiamo delle risposte responsabili da queste catene di supermercati, unite dal silenzio di non voler informare i clienti con tutti i mezzi possibili, dopo aver venduto un prodotto pericoloso per la salute. Le informazioni non vengono pubblicate nei loro siti e restano nei cassetti. Tutto ciò è poco logico e poco accettabile.
Anche in Irlanda da pochi giorni è scoppiato un focolaio di epatite A. Secondo le autorità sanitarie la metà dei contagi è ricollegabile all’ingestione di frutti di bosco surgelati e il genotipo virale (IA) è lo stesso di quello italiano. L’allerta è scattata immediatamente con il consiglio di bollire i frutti di bosco surgelati almeno un minuto prima di consumarli per distruggere l’eventuale presenza del virus.
Secondo le autorità irlandesi l’epatite A è una malattia che può durare 1-2 settimane ma anche mesi. La gravità dei sintomi tende ad aumentare con l’età. I più comuni sono febbre, perdita di appetito, nausea, affaticamento e dolore addominale, seguiti entro pochi giorni da ittero. Il periodo di incubazione (l’intervallo di tempo dall’esposizione all’agente infettivo fino alla comparsa dei sintomi) varia da 15 a 50 giorni, con una media di 28 giorni.
Vi terremo aggiornati, e confidiamo nell’aiuto dei nostri lettori per sapere chi espone i cartelli e ricevere le liste dei punti vendita coinvolti.
Roberto La Pira
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Foto: Photos.com, Greenicespa.it, Asiagofood.it
Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.
Grazie per il vs. continuo interessamento e segnalazione di eventi come questo. Solo una curiosità: in che modo dei frutti di bosco – poi congelati – possono aver contratto l’epatite? Vuol dire che queste aziende non sterilizzano bene qualcosa? Coltivano in territori inquinati e infetti? Grazie.
Difficile rispondere ,basta che qualcuno abbia usato inavvertitamente acqua contaminata o altre decine di ipotesi, può esserci stata una comtaminazione in fase di produzione o di confezionamento ……..
Il problema però riguarda anche cibi lavorati, non solo i frutti di bosco semplicemente surgelati, visto che quella famiglia intossicata aveva mangiato un cheesacake ai frutti di bosco. In buona sostanza, è possibile che gli alimenti surgelati coinvolti siano molti di più di quelli segnalati? possiamo includere, ad esempio, gelati o dolci in genere ai frutti di bosco? se sì, chi dovrebbe allertare i consumatori e come?
Dall’articolo pare di capire che la cheese cake sia stata preparata in casa con l’aggiunta dei frutti di bosco contaminati. Nel caso così non fosse comunque, l’attività di allerta comprende anche gli eventuali semilavorati utilizzati per la preparazione di altri prodotti. Quindi se gli stessi frutti di bosco contaminati, oltre che essere venduti come tali sono stati venduti come semilavorato ad altre aziende, anche queste aziende sono state allertate. E a loro volta avrebbero dovuto provvedere al ritiro/richiamo. E’ ragionevole pensare quindi che l’allerta riguardi solo i prodotti segnalati. Se così non fosse saremmo da “quarto mondo” con tutto il rispetto per il quarto mondo.
Grazie mille per la risposta, e speriamo di non essere nel quarto mondo!
Pochi giorni fa sono entrata in un Penny Market e c’era un foglio A4 appeso alla porta di ingresso (di quelle a scorrimento con fotocellula, quindi in reltà quando passi il cartello si sposta), dove chiedevano di verificare la presenza in casa di una tale confezione di frutti di bosco surgelati. Preciso che le dimensioni del carattere erano piccolissime.
C’ho fatto caso perchè lavoro nel settore alimentare e conoscevo già la problematica, e sono attenta alle informazioni rilasciate ai consumatori dalla GDO.
In conclusione, no comment.
Ho in casa diversi vasetti di marmellata ai frutti di bosco o ai mirtilli della rigoni di asiago di cui sono ghiotto. Ci possono essere problemi anche con la marmellata o il processo di sterilizzazione risolve il problema?
Saluti
Gian Pietro
nessun problema
Buongiorno, circa una settimana fa mio figlio ha consumato un gelato artigianale al gusto ”Frutti di bosco” e mi chiedo se, in qualche modo, puo’ correre qualche rischio di contagio visto che,in tutte le gelaterie della ns citta’,viene tranquillamente commercializzato.
buonasera io ho contratto questo virus circa 15 anni fa mangiando crostacei crudi1 un incubo ma ne sono uscita sana adesso credo che ci siano cure più efficaci ma bisogna stare molto attenti al cibo! il consiglio che posso darvi cercate di mangiare cibo cotto ed evitate i surgelati!