New York: stop ai bicchieroni di bibite. Uno studio promuove la proposta del sindaco, ma in tribunale si discute se adottare il provvedimento
New York: stop ai bicchieroni di bibite. Uno studio promuove la proposta del sindaco, ma in tribunale si discute se adottare il provvedimento
Agnese Codignola 13 Giugno 2013La crociata del sindaco di New York, Michael Bloomberg, contro il cibo spazzatura non sembra affatto campata per aria. Proprio nei giorni in cui presso la Suprema Corte sono iniziate le requisitorie per l’appello contro la proposta del primo cittadino di vietare la vendita nei luoghi pubblici di bevande gassate e zuccherate in bicchieri che contengano più di 470 ml circa, uno studio pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition dimostra che il provvedimento riguarderebbe una consistente parte della popolazione. Gli interessati sarebbero infatti il 7,5% dei newyorkesi senza particolari discriminazioni per quanto riguarda il gruppo etnico o sociale di appartenenza. La legge “salutista” permetterebbe di ridurre l’obesità e di raggiungere gli obiettivi di salute fissati per il 2020.
Gli autori, nutrizionisti ed esperti di salute pubblica della Columbia University, hanno spulciato le registrazioni sui consumi in oltre 19.000 schede inserite nel National Health and Nutrition Examination Survey relativo agli anni 2007-2010. Si è così scoperto che oltre il 60,5% dei partecipanti assume una bevanda zuccherata al giorno, ma solo il 7,5% la compra fuori casa scegliendo le taglie che Bloomberg vorrebbe vietare, (quelle superiori ai 470 ml). In alcuni gruppi la percentuale di questi clienti sale: per le persone in sovrappeso è dell’8,6% (contro i 6,4% dei normopeso), per i teeenagers obesi del 13,6% e per i giovani (di età compresa tra i 20 e i 44) in sovrappeso è del 12,6%. Tra gli americani considerati poveri, cioè con un reddito tale da consentire l’accesso ai programmi di assistenza statale, il consumo delle mega bibite non è superiore ma, al contrario, inferiore a quello dei concittadini che hanno un reddito medio. Cade quindi l’obiezione secondo la quale il provvedimento colpirebbe in misura discriminatoria proprio le fasce più deboli.
I ricercatori però sottolineano che, fino a quando la normativa non entrerà in vigore, nessuno può davvero capire come cambieranno i consumi. Un presupposto ragionevole è che circa l’80% dei bevitori abituali di mega bibite si orienterebbe verso quelle da 470 ml , mentre solo il 20% ne assumerebbe due. Se così fosse, in media gli adulti eliminerebbero dalla propria dieta quotidiana circa 63 calorie, mentre per bambini e ragazzi la diminuzione sarebbe di circa 58. In entrambi i casi, sarebbe come evitare di assumere tre o quattro cucchiaini di zucchero al giorno.
Questa riduzione, sul lungo periodo, si tradurrebbe in un calo generalizzato delle calorie assunte dai ragazzi e, secondo alcuni studi precedenti, ciò consentirebbe di raggiungere gli obiettivi fissati per il 2020 di riduzione dell’obesità infantile.
Un altro aspetto valutato riguarda iconsumi fuori casa: il 65% di essi avviene in un fast food, il 28% in un ristorante tradizionale con servizio al tavolo, il 4% negli impianti sportivi nei cinema e nei teatri, il 2% attraverso i chioschi e i venditori di strada, l’1% nei bar. Queste realtà non sono egualmente distribuite nelle città e nei paesi, perché molto dipende dalle dimensioni del luogo, e non è possibile redigere stime sensate. Bisogna anche considerare come possibile effetto collaterale, un maggiore acquisto di bevande al supermercato da consumare entro le mura domestiche. Fatti salvi tutti questi distinguo, sempre secondo gli autori, vale senz’altro la pena di provare.
Nel 1995, quando i primi McDonald iniziarono a diffondersi nel paese, le bibite erano vendute in bicchieri da 200 ml; oggi la stessa catena propone come normali i bicchieri da 350 ml per i bambini, da 470 per gli adulti; la porzione considerata media è da oltre 620 ml e quella large arriva quasi a un litro (946 ml). Nel periodo compreso tra il 1999 e il 2004 ricordano ancora gli autori – i teenager americani hanno consumato, in media, 301 calorie al giorno (il 13% del totale di quelle assunte) solo bevendo bibite zuccherate, un valore per bruciare il quale bisognerebbe camminare di buon passo per 8 km.
«Questo è uno studio importante» ha commentato Sandro galea, capo del Dipartimento di epidemiologia della Mailman School della Columbia University e membro del New York City Board of Health, l’organismo che ha approvato la proposta di Bloomberg, «perché fornisce elementi fondamentali che mostrano come una riduzione dei volumi di bibite gassate venduti potrebbe avere un effetto molto positivo a New York e in tutto il paese»
Agnese Codignola
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Foto: Photos.com, Makinghealtheasier.org/newabnormal
Giornalista scientifica