Non solo le api e gli insetti impollinatori. I neonicotinoidi, insetticidi ancora molto usati, sebbene sotto accusa e già sospesi o vietati in diversi paesi, fanno danni anche in un ambito insospettabile: quello degli allevamenti di crostacei e di molluschi, nello specifico di gamberoni e ostriche. Il motivo, per i crostacei, va ricercato nell’appartenenza allo stesso phylum evoluzionistico degli insetti. La conseguenza è che la struttura del sistema nervoso è simile nei due gruppi, e ciò che danneggia quello degli insetti è molto pericoloso anche per i crostacei. Per quanto riguarda i molluschi, invece, il danno deriva dall’attività di filtraggio dell’acqua, che causa accumuli, intossicando l’animale, con alterazioni molto evidenti.
La dimostrazione del fatto che la presenza dei neonicotinoidi comporta effetti ad ampio raggio arriva da due studi condotti dallo stesso gruppo di ricerca, quello del National Marine Science Center della Southern Cross University di Coffs Harbour, in Australia, pubblicati insieme a un articolo riassuntivo sulle conoscenze attuali su tre riviste diverse.
Il primo, uscito su Ecotoxicology and Environmental Safety, analizza l’effetto dell’imidacloprid, neonicotinoide ancora molto usato ma vietato all’aperto in Italia e in Europa, sui gamberi giganti indopacifici (Penaeus monodon) in specifici test condotti in laboratorio. I gamberoni sono stati esposti a due concentrazioni non letali di imidaclorprid sciolto nell’acqua (5 e 30 microgrammi per litro) o nel mangime (12,5 o 75 microgrammi per grammo), e poi analizzati dal punto di vista dell’accumulo nei tessuti e delle conseguenze sul loro benessere e sviluppo. Dopo soli quattro giorni i crostacei avevano accumulato fino a 0,350 microgrammi per grammo di peso da entrambe le fonti e, in seguito all’esposizione cronica, è stato registrato un calo ponderale e una riduzione dei grassi corporei, cambiati anche nelle proporzioni tra i diversi tipi, rispetto ai gamberoni di controllo.
Tutto ciò conferma che l’esposizione ai neonicotinoidi potrebbe avere effetti sull’alimentazione degli animali e, di conseguenza, sulle rese degli allevamenti, come spiegano gli stessi autori nell’articolo pubblicato su Chemosphere. Come sottolineano gli scienziati, inoltre, i neonicotinoidi, che arrivano ai crostacei da più fonti (mangimi, acque e sedimenti), possono essere assunti anche dagli esseri umani, e su questo non ci sono dati. Sarebbe invece quantomai opportuno effettuare studi specifici, vista la diffusione in tutto il mondo dei gamberoni di allevamento.
Nello studio sulle ostriche, uscito su Science of the Total Environment, l’imidacloprid è stato somministrato alle ostriche (Saccostrea glomerata) coltivate in acque con due diverse concentrazioni di sale. Il risultato è stato che l’esposizione al neonicotinoide causa la modifica di molti parametri vitali, indipendentemente dal grado di salinità: sono ben 28 le proteine alterate, anche in questo caso con possibili effetti sul rendimento dell’allevamento, oltre che sulla salute umana.
L’ambito delle acquacolture si aggiunge insomma a quelli, già numerosi, minacciati o comunque danneggiati da queste sostanze, mentre mancano dati sul possibile accumulo negli esseri umani che tengano in considerazione anche questa possibile fonte.
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Giornalista scientifica