Abbiamo accennato alle prudenze espresse dal Parlamento europeo quando, lo scorso 7 luglio a Strasburgo, ha votato la proposta di regolamento sui nuovi prodotti alimentari, i “Novel foods”. L’Assemblea ha chiesto che sia indicata sulle etichette degli alimenti l’eventuale presenza di nano-materiali, prima ancora che venga introdotta una normativa che autorizzi e regoli il loro impiego nel settore alimentare.

Proviamo allora a capire cosa si intende per “nano-tech”, quali iniziative ci sono in Europa per la sua disciplina, quali potrebbero essere le future applicazioni sulle confezioni alimentari o al loro interno.

Il concetto di “nano-materiale”. Il 19 novembre, la Commissione europea ha concluso una consultazione pubblica con l’obiettivo di definire il concetto di “nano-materiale”.

Secondo un rapporto del Comitato Scientifico Scenihr (Scientific Committee on Emerging and Newly Identified Health Risks), l’elemento distintivo dei nano-materiali è la misura delle particelle, tra 1 e 100nm.

Altri esperti hanno aggiunto che, per qualificare un materiale come “nano”, dovrebbe valutarsi la sua eventuale capacità di liberare particelle e perciò di interagire in modo specifico con il corpo umano o con l’ambiente: andrebbero perciò esclusi alcuni materiali per propria natura stabili, come a esempio quelli insolubili e bio-resistenti.

Le regole in arrivo. L’Autorità europea per la sicurezza alimentare sta mettendo a punto apposite Linee guida per la valutazione degli eventuali rischi legati all’applicazione delle nano-tecnologie ad alimenti, mangimi e fitofarmaci.

Secondo gli esperti è necessario introdurre un metodo “ad hoc” per valutare la sicurezza delle nano-particelle, poiché hanno caratteristiche e proprietà differenti rispetto alle macro-particelle della stessa sostanza.

A seguire, si attende una proposta di regolamento europeo che introdurrà procedure di autorizzazione centralizzate, in base alle valutazioni espresse dall’Efsa sulla sicurezza dei singoli nano-materiali e in accordo con gli Stati membri. La sicurezza dei prodotti realizzati con le nano-tecnologie sarà perciò garantita dall’autorizzazione comunitaria, e il consumatore potrà effettuare scelte informate grazie alle indicazioni specifiche in etichetta.

Alimenti e imballinano-tech”. Alla domanda della rivista di settore Flex News1  “È vero che circa 1000 prodotti (non solo alimentari) attualmente sul mercato, a livello mondiale, sono realizzati a partire da nano-tecnologie?”, Ralph Greiner, del Max Rubner Institute, risponde che il numero di prodotti “nano-tech” ora in vendita sul mercato globale è assai inferiore. La dicitura “nano” è infatti spesso utilizzata nelle pubblicità in modo improprio, per enfatizzare l’idea di “avanguardia tecnologica” di un prodotto.

Attualmente, le applicazioni di nano-tecnologia nel settore alimentare riguardano gli imballaggi ma non la composizione dei cibi, e sono realizzate al di fuori del continente europeo (negli Stati Uniti, in Australia e nuova Zelanda, Cina).

In Europa i nano-materiali sono presenti su alcuni prodotti di uso quotidiano – per esempio coltelli da cucina, frigoriferi – mentre non risulta alcuna evidenza dell’aggiunta di nano-particelle inorganiche agli alimenti.

Il futuro che verrà. Le accademie europee, da Wageningen (NL) a Norwich (GB) e all’Institute of Food Research (F)2,  sono impegnate a studiare le potenzialità delle nano-tecnologie sotto diversi aspetti.

Le prospettive variano dalla possibilità di favorire la riformulazione degli alimenti in chiave salutistica: ridurre il tenore di grassi, grassi saturi e sodio preservando le caratteristiche organolettiche dei prodotti originali o favorire l’assorbirmento dei micronutrienti (vitamine, minerali e altre sostanze benefiche per l’organismo, come gli Omega-3).

Al momento, per esempio, BASF ha messo a punto un nano-licopene (carotenoide naturalmente contenuto del pomodoro) e sono in corso sperimentazioni su nano-ingredienti per facilitare l’assorbimento di alcuni minerali.

La ricerca dunque procede, e all’orizzonte c’è la prospettiva di contribuire al miglioramento della salute di una popolazione – quella europea – sempre più vecchia e afflitta da patologie legate a diete inadeguate (per eccessi e per carenze) nonché a stili di vita sedentari.

 

Dario Dongo

foto: photos.com

Per ulteriori informazioni:

(1) http://www.flex-news-food.com/console/PageViewer.aspx?page=33076 

(2) http://www.courrierinternational.com/article/2010/08/26/une-grosse-fringale-de-nanoaliments