Mulino Bianco: arrivano i primi biscotti senza olio di palma. Anche Barilla cede. L’Italia dice no all’olio tropicale, lo dice il Guardian
Mulino Bianco: arrivano i primi biscotti senza olio di palma. Anche Barilla cede. L’Italia dice no all’olio tropicale, lo dice il Guardian
Roberto La Pira 18 Dicembre 2015Sono arrivati i primi biscotti Mulino Bianco senza olio di palma. Si tratta dei Chicchi di cioccolato e dei Fiori di latte della linea Mulino Verde, riformulati sostituendo l’olio di palma con olio di girasole e mantenendo praticamente la stessa ricetta. Un’operazione che sembrava impossibile è diventata una realtà dopo qualche mese di titubanze dell’azienda. Si sta avverando quanto dichiarato da Guido Barilla qualche mese fa in una conferenza stampa a Milano che anticipava la scelta aziendale di ridurre progressivamente il palma. D’altro canto la linea Mulino Bianco oltre ai nuovi biscotti annovera nell’assortimento ben 26 prodotti senza l’olio tropicale. Ci aspettiamo altre scelte in linea con questa direzione per i biscotti più famosi come Le Macine, Campagnole, Molinetti…
Lo stesso concetto di Guido è stato ribadito a malincuore dal fratello Paolo Barilla a nome di tutte le aziende aderenti all’Aidepi, in una conferenza stampa alla Camera dei deputati il 14 ottobre 2015 (salvo poi fare marcia indietro e rimangiarsi le dichiarazioni che esprimevano la reale tendenza del mercato e della sua azienda).
Altri segnali incoraggianti sono la conversione di aziende come Misura e Gentilini che ormai vendono solo prodotti palma free e si affiancano ad Alce Nero, da sempre contraria ai grassi tropicali. Ci sono poi marchi come Tre Marie, Galbusera, Esselunga, Coop, U2… che hanno deciso di eliminare o sostituire il palma da molti nuovi prodotti. La tendenza viene ribadita anche in un protocollo firmato dai produttori di dolci con il Ministero della salute, dove però si promette una riduzione ridicola del contenuto medio di acidi grassi saturi nelle merendine e nei biscotti. Il dato più evidente del cambiamento è però quello della nostra banca dati, che ormai registra 230 biscotti, 40 merendine, 95 snack e 50 creme alla nocciola tutti rigorosamente palma free.
Questo andamento è confermato dall’inchiesta del quotidiano inglese The Guardian, che in un articolo sulla petizione promossa da Il Fatto Alimentare e Great Italian Food Trade, riporta un’analisi di mercato. La ricerca evidenzia la situazione italiana nel 2015, balzata in testa alla classifica mondiale, come nazione dove la sensibilità contro l’invasione dell’olio tropicale è massima.
Poco incisiva e di basso profilo risulta l’intervento dell’associazione delle aziende italiane Aidepi che nell’assemblea del’European Palm Oil Conference (EPOC 2015) il 29 ottobre a Milano, ha presentato l’Italia come il paese con la maggior percentuale di olio di palma certificato sostenibile. Tutto ciò ha il sapore della beffa considerando l’emergenza degli incendi in Indonesia e Malesia, che continuano ad avvelenare l’aria di grandi e piccole città distruggendo foreste e territori vergini dove vivono oranghi e altre animali, per lasciare spazio alle coltivazioni della palma da olio. Si tratta di una situazione drammatica e difficilmente immaginabile per l’occidente, dove le aziende pensano di essere immuni da responsabilità perché meno del 20% dell’olio proviene da aree “certificate”.
Il nostro impegno contro l’invasione del grasso che distrugge le foreste e nuoce alla salute quando viene assunto in grandi quantità (come avviene in Italia) continua, e la petizione su Change.org ha raggiunto 165 mila firme. A poco è servita il lavoro di lobby degli industriali che, dopo avere speso oltre un milione di euro promuovendo pubblicità troppo celebrative, si è arresa all’evidenza dei fatti. D’altro canto basta andare al supermercato e vedere la gente che prende in mano biscotti e legge l’etichetta alla ricerca del tipo di grassi per capire che non si torna più indietro.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.
dobbiamo imparare da quanto ottenuto per l’olio di palma, significa che il popolo, la gente comune quando
è solidale è in grado di sconfiggere i pochi che ci vogliono strumentalizzare !!!
Nel sito Mulino Bianco, nei Chicchi di cioccolato e Fiori di latte, è presente ancora la voce grasso vegetale di palma.
Fate chiarezza.
Sì lo sappiamo, ma in vendita ci sono già quelli palma free
Ottimo! finalmente qualcosa si muove,i biscotti della marca Misura infatti da qualche mese hanno eliminato l’olio di palma scrivendolo proprio sull’etichetta.
Speriamo che si sveglino anche Barilla,Coop e Pavesi.. anche se purtroppo il numero di persone che và nei discount è sempre maggiore e li l’olio di palma lo si trova davvero dappertutto.
In realtà Coop ha già molto ptodotti palma free
per quanto riguarda Coop confermo. ad esempio per il latte in polvere… ho un bimbo piccolo a cui ho dovuto dare per un po’ il latte artificiale e dopo qualche ricerca ho notato che il latte della linea crescendo coop è uno dei pochissimi senza olio i palma. stessa cosa per i biscottini. potendo scegliere, cerco di non dargli queste schifezze. se sull’onda emotiva di questa polemica riescono a produrre alcuni biscotti senza il palma mantenendo la ricetta, allora perché non rimuoverlo da ogni prodotto? quanti interessi economici ci sono in ballo, da parte di tutti gli attori coinvolti?
Oltre ai biscotti merendine ecc ci sono altri prodotti pieni di olio di palma. Mi riferisco alle paste sfoglie, brisee in generale ove mi è risultato impossibile trovarne con ingredienti diversi. Anche la pasta frolla in panetto di una nota marca propone una confezione a base di olio di palma e di colza. Ma vi pare questa la ricetta della pasta frolla tradizionale?? Ovviamente carrello vuoto perchè si trova solo questo.
Io ricordo una pasta frolla surgelata con il burro di una marca famosa
E ridicolo acquistare la pasta frolla, e la cosa più facile da fare in casa ( 600 gr farina 3 uova 300 gr zucchero 300 gr burro) non ci vuole tanta scienza a volte i problemi c’è li creiamo da soli
Oltre ai biscotti ricordiamo latte in polvere per neonati..indecente che tutte le marche abbiamo negli ingedienti olio di palma
Poveri noi, ho scoperto solo ieri che l’olio di palma viene usato anche per i saponi…facciamo una lista di detergenti palma free?
Continuiro a non comprare Mullino Bianco anche se hanno fatto questa linea…ci sono altre marche molto meglio…
secondo me dovresti invece comprare prodotti Mulino Bianco senza olio di palma in modo che nella Barilla possano monitorare direttamente il successo di quei prodotti ed incrementarne la produzione riducendo quella con olio di palma. Sarebbe anche una bella risposta diretta al cocciuto (diciamo solo cocciuto, perché sulla sua buona fede chi dubiterebbe? …) Paolo Barilla. Ciao e buona spesa.
Bene benissimo! !!l’unione fa la forza e allora perché non unirci anche per gli imballaggi contro i produttori? Ce ne sono molti che ancora non usano materiale riciclabile soprattutto sui biscotti e fette biscottate! !!
..Ma, il fatto che adesso, a grande richiesta, tolgono/toglieranno dagli ingredienti l’ olio di palma, vorrà dire avranno una scusa per aumentare i prezzi?
Complimenti!!!
Continuate così, state facendo un ottimo lavoro!!
Di per se l’olio di palma non è una schifezza come alcuni commenti stanno a dire, è una schifezza che per far posto alle piantagioni si distruggano aree immense di foreste vergini e di conseguenza gli animali che la popolano, si inquini l’aria con lo smog che producono le foreste incendiate, si metta questo olio in quantità appunto “industriali” dappertutto, lo si lavori in modo tale da snaturare le sue caratteristiche chimiche, fisiche ed organolettiche, che vengano a sparire in quelle regioni tropicali le insistenti piccole proprietà agricole autosufficienti riducendo la necessità di forza lavoro e conseguente reddito, non è una schifezza, anzi, se si utilizza l’olio di palma certificato sostenibile per fare sapone ad esempio (il sapone non si mangia, quindi gli acidi saturi o insaturi, mono o di e tri non c’entrano). Mi piacerebbe che gli assidui lettori, come me del Il fatto alimentare, ci indignassimo di meno solo in base alle varie “campagne”.
Personalmente non compro più prodotti dolciari da molto tempo cioè da quando mi sono reso conto che sono fatti con prodotti dannosi per la salute e per tutto il resto. E poichè riesco a preparare in casa prodotti buonissimi usando l’olio extra vergine d’oliva mi spieghino perchè non lo può usare l’industria dolciaria! Costano un pò di più? Pazienza c’è tanta gente disposta a pagare di più per un prodotto più sano. Il problema è che oggi c’è un uso abnorme e assurdo dell’olio di palma e ce lo ritroviamo dappertutto non solo nei dolci. Lo usano per piatti pronti, gastronomia, creme spalmabili, pane,….. e l’elenco sarebbe lunghissimo. Siamo in Italia, vogliamo mangiare bene e con prodotti tradizionali. Basta con queste schifezze imposte dalle multinazionali e da un commercio distruttivo dell’ambiente. Usiamo ingredienti delle nostre terre e delle nostre tradizioni.
A cosa serve eliminare l’olio di palma se si continuano a usare uova e latticini, alimentando l’industria dello sfruttamento animale, che è anche tra i principali responsabili delle emissioni di gas serra, della deforestazione, della contaminazione e del consumo di suolo e risorse idriche, ecc.?
Se vuole dimostrare di avere veramente a cuore l’ambiente, oltre alla salute e al benessere di umani e non umani, Barilla cominci a fornire più linee 100% veg, poi andrà benissimo preoccuparsi anche della provenienza dell’olio di palma.
Complimenti per la vostra campagna che personalmente ho sostenuto. Credo che sia la prima volta che si ottiene un risultato di questo genere attraverso la sensibilizzazione dell’opinione pubblica. E questo nonostante la politica lobbistica messa in campo da questi signori con la pubblicità su tutti i principali giornali e non solo.
Anche la Colussi da gennaio produce biscotti nuovi senza olio di palma e anche sui prodotti tradizionali come il Gran turchese che sono ancora più buoni !@
Bella notizia dopo le feste la verifucheremo
Uno scoglio ancora da superare è la Nutella della Ferrero considerando che la Novi fa un’ottima crema con solo olio di nocciole.
Devono eliminarlo da ogni prodotto lasciando uguale grafica, nome e tutto, non creare semplicemente alcuni tipi nuovi o meno di prodotti “sfigati”, “alternativi” ecc. chiamandoli “linea verde” o che so io, che sanno appunto di “serie B”, per “gli ambientalisti insistenti” e via dicendo, devono eliminarlo e basta.
Condivido la proposta di Ines, è importante, bisogna sollecitare i produttori ad utilizzare imballaggi riciclabili.
Ma i prezzi dei nuovi prodotti sono pari, inferiori o maggiori di quelli vecchi ?
In italiano, il consumatore medio può accettare il cambio di gusto e/o di prezzo se informato, consapevole e desideroso di fare la sua parte ?
Ovvero, le “linee verdi” avranno una diffusione condizionata dal livello delle vendite.
Non è che avremo dei marchi “civetta” per far contenti tutti e poi all’atto pratico cambierà assai poco ?
Ovvero non è che il “palma free” sarà la scusa equa e solidale per aumentare prezzi e margini (almeno per quella quota di mercato disposta a spendere di più ?)
Domanda interessante da rivolgere a Mulino Bianco