Le mucche felici fanno un latte più nutriente e ricco di calcio. Sembra una banalità o l’eredità della saggezza popolare, ma uno studio appena pubblicato sul Journal of Endocrinology conferma che è davvero così. L’associazione è stata dimostrata grazie a un esperimento basato sulla somministrazione di un composto chimico, la serotonina, i cui livelli si innalzano (o si abbassano) in modo proporzionale allo stato dell’umore. L’esperimento mostra che il modo più efficace per ottenere un latte di qualità consiste nel trattare gli animali nel miglior modo possibile permettendo di pascolare all’esterno senza confinarli in stalle sovraffollate.
Tutto questo è stato dimostrato dai ricercatori dell’Università del Wisconsin di Madison, che hanno trattato 24 mucche, 12 di razza Holstein e 12 di razza Jersey (molto comuni nell’ambito delle bovine da latte) con infusioni di serotonina subito dopo il parto. In seguito è stato dosato il calcio presente nel latte e nel sangue. In generale i livelli assoluti (dati cioè dalla somma complessiva del calcio, quello del siero e quello del latte) nelle mucche trattate con l’infuso sono più alti rispetto a quelli delle compagne di allevamento. Non sono invece emersi effetti per quanto riguarda il volume di latte, il fabbisogno di cibo o i livelli ormonali tipici della produzione di latte.
Come hanno ricordato gli autori, negli allevamenti industriali almeno un animale su dieci non ha calcio sufficiente nel latte o nel sangue, e non a caso la ricerca sui metodi per riportare il minerale a concentrazioni ottimali è molto attiva. Nonostante ciò poco si fa per prevenire l’impoverimento del latte. Allevare le mucche in modo che stiano bene e che la loro serotonina sia naturalmente elevata può essere un buon metodo per evitare di dover ricorrere a rimedi farmacologici. In attesa che migliori il latte, qualche sforzo viene fatto anche sui prodotti da esso derivati. Negli Stati Uniti il colosso Nestlè sta infatti collaborando con l’American Heart Association per abbassare la concentrazione di zucchero nello yogurt, a cominciare da quelli a marchio Danone, Activia e Oykos. Secondo quanto riferito dalla Reuters, l’azienda sta lavorando con gli esperti dell’American Heart Association per arrivare a meno di 20 grammi di zucchero per vasetto, contro i 23 attuali, già ridotti recentemente. Il settore degli yogurt è in crescita, e rispetto al 2001 è più che raddoppiato, secondo Euromonitor, ma secondo la stessa associazione di cardiologi, i vasetti dovrebbero essere avere un bassissimo contenuto di grassi e zuccheri.
Da qui le iniziative di Nestlè, stimolate anche dalla nuova normativa USA che prevede l’obbligo di indicare gli zuccheri aggiunti in etichetta. Non è tutto. La Nestlè ha deciso di non utilizzare prodotti OGM, e di impiegare zucchero di canna e lievito non geneticamente modificato al posto dello zucchero proveniente da barbabietole e di lieviti chimici, e sta valutando la possibilità di lavorare solo latte proveniente da animali nutriti con mangimi non OGM. L’orientamento riflette quello di altre aziende che, spinte dalle richieste di consumatori, chiedono prodotti a basso impatto ambientale, e di elevata qualità nutrizionale.
Giornalista scientifica
Il latte migliore? Il latte di montagna. Aria buona, mucche non frisone ma grige alpine, bassi volumi di latte prodotto per mucca, pascolo, erba buona, poco inquinamento, pochi rumori e … mucche felici.
Questo un mio articolo sul latte di montagna:
http://www.kensan.it/articoli/Latte_di_montagna.php
Ricordo un giorno.a Moglia di Mantova,nel lontano 1964-65,che in una stalla di mucche di un caseificio,vi era una radio accesa che trasmetteva musica sinfonica e poi il GRadio. Sembrava che le mucche stessero ascoltando. Chiesi perché la radio accesa se non vi era nessun lavoratore e mi risposero che era per una migliore produzione del latte.Non è una barzelletta. Già a quell’epoca vi era chi pensava alle mucche “felici”.
Mucche felici? Forse sarebbe il caso di approfondire ciò che avviene realmente negli allevamenti intensivi, quasi totalmente responsabili dell’attuale produzione di latte e derivati.