Michelle Obama, dopo avere lanciato in marzo la campagna “Let’s move” contro l’obesità infantile, il 17 maggio ha annunciato un accordo con la Healthy Weight Commitment Foundation, per ridurre il menù dei cittadini americani di 1.000 miliardi calorie entro il 2012 (che diventeranno 1.500 miliardi entro il 2015). Il documento è firmato dalle 16 aziende alimentari americane più importanti, forti di una capacità produttiva pari al 20-25% dei consumi alimentari. Tra i nomi di spicco troviamo Campbell Soup, Coca-Cola, General Mills, Kellogg, Kraft Foods and PepsiCo. Michelle Obama ha precisato che la situazione relativa ai consumi alimentari nel paese è critica. Rispetto a 40 anni fa, il numero di calorie è cresciuto del 23%, con un incremento del 56% per i grassi e del 14% per zuccheri e dolci (5.4 kg in più di dolci rispetto al 1970). Il controllo verrà fatto da Partnership for a Healthier America, un’organizzazione che vede come presidente onorario la stessa Michelle. Il primo dossier dovrebbe essere pubblicato nel 2013.
Le voci critiche non mancano: qualcuno sostiene che le aziende hanno preso questa decisione per evitare provvedimenti restrittivi del governo nei confronti del cibo spazzatura. Altri sostengono che si tratta di una strategia per evitare contrasti con la Casa Bianca.
Il progetto di ridurre la quantità di zuccheri, di grassi e anche le dimensioni delle porzioni non è così difficile da raggiungere. In Europa la Confederazione delle Industrie Alimentari dell’UE (CIAA) nel mese di aprile del 2007 ha pubblicato un documento con l’elenco delle iniziative adottate per fronteggiare il problema dell’obesità. La sensazione è che l’operazione si sia conclusa senza lamentele dei cittadini e senza un calo dei consumi.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.