Con le scuole ai blocchi di partenza molte famiglie italiane si preparano a fare scorta di merendine per l’intervallo. Ma come ci ricorda un’analisi del Centro tutela consumatori utenti (Ctcu) di Bolzano, la maggior parte di questi snack sono delle vere e proprie bombe di calorie, grassi e zuccheri, tanto che il neoministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti ha proposto di tassarli insieme alle bevande zuccherate per finanziare la scuola.
Ciò di cui hanno veramente bisogno i bambini durante le lunghe ore sui banchi di scuola è invece uno spuntino che fornisca energia da un lato, apportando però anche carboidrati complessi, proteine, vitamine, minerali e fibre dall’altro. Alcuni prodotti pensati per la merenda, invece, contengono anche più di 30 grammi di zucchero, come spiega Silke Raffeiner, nutrizionista del Ctcu, mentre “i bambini tra i 7 e i 10 anni non dovrebbero invece assumere più di 40 grammi di zucchero libero al giorno”. Se poi allo snack si accompagna un succo di frutta, ecco che la soglia si supera facilmente in un solo spuntino.
Per rendersi conto di quanto zucchero ci sia nelle merendine che tanti genitori comprano per i propri figli, il Ctcu ha esaminato le etichette di dieci popolari prodotti. I peggiori per contenuto di zuccheri sono un po’ a sorpresa proprio quegli snack che vengono presentati come alternative salutari alle merendine, cioè gli yogurt, in particolare quelli da mescolare con granelle, biscottini e altre aggiunte croccanti. Come lo yogurt biologico alla vaniglia con palline di farro e cioccolato Sterzing Vipiteno, che si porta a casa il poco invidiabile titolo di prodotti più zuccherato del test con i suoi 32,2 grammi a porzione, l’81% del limite massimo per un bambino!
Basta aggiungere un succo di frutta per superare la soglia raccomandata dall’Oms. Ad esempio il succo e polpa di pesca Despar contiene ben 30 grammi di zuccheri liberi (il 75% del limite massimo)! Quindi è sufficiente uno yogurt ed un succo per far assumere a un bambino addirittura 62,5 grammi du zucchero, il 155% di quanto potrebbe consumare in un’intera giornata e più di quanto è raccomandato per un adulto!
E le merendine vere e proprie? Tra quelle analizzate, la quantità di zucchero presente è meno della metà rispetto agli yogurt speciali, ma comunque da non sottovalutare, anche tenendo in considerazione le dimensioni di questi snack. Per esempio, il croissant Bauli all’albicocca da 50 grammi contiene 11,5 grammi di zucchero, quasi il 30% del massimo consentito, mentre la Kinder Brioss albicocca e cereali in soli 28 grammi di snack contiene ben 10,6 grammi di zucchero (il 26% del limite)! Anche in questi casi poi basta aggiungere un succo di frutta o un latte aromatizzati, come quello al cioccolato Alex con 25 grammi di zucchero, per arrivare pericolosamente vicini alla soglia o superarla.
Cosa possiamo dare, allora, ai bambini per fargli fare una merenda equilibrata? La scelta migliore ricade sempre su frutta e verdura di stagione, possibilmente già tagliata e porzionata, accompagnata da una fonte di carboidrati complessi, possibilmente integrali, come pane, grissini o cracker (attenzione al sale!), e una di proteine, come yogurt naturali o formaggini. Da bere, la prima scelta è sempre l’acqua.
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
Grazie.
Magari i formaggini direi di no. Però insieme a della frutta fresca, sarebbe ottimo aggiungere della frutta secca a guscio, vale a dire noci, nocciole e simili (ovviamente non quelli tostati e salati!).
Sarebbe un’idea magnifica quella di mettere una tassa. Magari.
Come no? Una tassa sulle merendine, una tassa sui prelievi bancomat, una tassa sul sale ( molto salata ,ovviamente), e ,infine, una tassa sul macinato…
nonostante sulle confezioni ci sia la possibilità di capire il contenuto degli ingredienti in qualità e quantità, purtroppo, ci si scontra sempre con la generale diffusa indolenza dei consumatori medi italiani di non voler leggere le etichette. una cultura carente che lo Stato non vuole affrontare per migliorarla. basterebbe insegnarne le basi nella scuola dell’obbligo con materie, per esempio, del tipo: elementi di merceologia e di alimentazione…