Se gli alimenti confezionati e le bevande contenessero, rispettivamente, il 20% e il 40% di zucchero in meno rispetto a quelli attuali, negli Stati Uniti si potrebbero evitare poco meno di 2,5 milioni di eventi cardiovascolari come infarti e ictus, 490 mila decessi per le stesse cause e 750 mila casi di diabete. Questi numeri, relativi agli anni dell’età adulta, sono il risultato di un modello messo a punto dai ricercatori del Massachusetts General Hospital di Boston, e poi applicato alle misure che le aziende dovrebbero mettere in pratica nei prossimi anni.
Come riferito su Circulation, infatti, nel 2018 oltre 100 associazioni per la tutela della salute hanno creato la U.S. National Salt and Sugar Reduction Initiative (NSSRI), che proponeva alcuni obiettivi relativi alla riduzione degli zuccheri aggiunti per 15 categorie di alimenti e bevande. L’iniziativa, finalizzata nel febbraio 2021, impegna le aziende che la sottoscrivono a riformulare moltissimi prodotti. L’implementazione a livello nazionale richiederà anche un supporto istituzionale, per monitorare i risultati e il raggiungimento degli obiettivi di riduzione dello zucchero.
Per questo i ricercatori di Boston (insieme ad altri esperti da anni impegnati su queste tematiche) hanno voluto mettere nero su bianco i numeri, per far capire che cosa c’è in gioco, e stimolare così gli stati o il governo federale a intervenire, supportando le aziende e accelerando il cambiamento. Se i limiti indicati nella NSSRI fossero rispettati, scrivono gli autori, nei dieci anni successivi alla loro applicazione il sistema sanitario risparmierebbe 4,28 miliardi di dollari netti in spese sanitarie non erogate. Se invece il calcolo viene fatto sugli anni produttivi (compresi tra 35 e 79 anni di età) della popolazione adulta attuale, i risparmi sarebbero addirittura di 118,04 miliardi di dollari. Anche analizzando i costi della perdita di produttività associata alle malattie causate dall’eccessivo consumo di zucchero emergono cifre stratosferiche: il risparmio, nell’arco della vita della popolazione adulta di oggi, sarebbe di oltre 160 miliardi di dollari.
Questo scenario prevede la totale realizzazione degli obiettivi, ma anche se la riduzione degli zuccheri fosse solo parziale, il modello predice enormi risparmi. Se il programma fosse rispettato, si legge ancora, diventerebbe economicamente vantaggioso entro sei anni, e inizierebbe a far risparmiare denaro dopo nove: si tratterebbe, quindi, di investire in un’ottica di medio periodo, avendo però la sicurezza di ottenere grandi benefici entro un arco di tempo più che accettabile.
C’è poi un aspetto cui non si pensa spesso, ma che è importante: quello della giustizia sociale. È ben noto che le classi con un livello inferiore di istruzione e minori disponibilità economiche sono anche le più colpite da patologie quali diabete e obesità, perché ricorrono di più a cibo di pessima qualità a buon mercato. Questo fa sì che gli afroamericani e i latinoamericani siano molto più spesso vittime delle malattie derivanti da un’alimentazione malsana, potendo oltretutto permettersi meno cure. E, a sua volta, ciò innesca ulteriori circoli viziosi, perché spesso le persone perdono il lavoro, se si ammalano, diventando ancora più povere.
Prevenire tutto ciò avrebbe quindi anche una funzione sociale di grande rilevanza, perché contribuirebbe a ridurre le disparità presenti, non di rado molto accentuate. Bisogna insomma agire, e farlo in fretta, visto che due americani su cinque sono già oggi obesi e uno su due ha il diabete o è in una condizione di prediabete, uno su due ha una malattia cardiovascolare, con un gradiente tra benestanti e poveri molto accentuato. E se le aziende non si muovono adeguatamente – concludono gli autori – bisognerà pensare a strumenti diversi, e più efficaci rispetto alla sola moral suasion.
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Giornalista scientifica
Ogni cosa oggi é sempre finalizzata o al guadagno o al risparmio. La sanità vuole risparmiare????Si stili un programma x questo fine. Si parta da tutte quelle multinazionali di bevande o cibi che includono molto zucchero e che investono nella pubblicità per rendere la popolazione dipendente dallo zucchero e dal dolce. Più diventeranno dipendenti più spenderanno. . Più spenderanno in dolcezze più diventeranno malati, più saranno malati più la sanità dovrà spendere. La sanità vuole risparmiare??? Si diminuisca il numero delle pubblicità di tutti i cibi più nocivi e zuccherini durante le fasce pomeridiane o diurne. In secondo luogo si imponga alle multinazionali di diminuire il dosaggio di zuccheri nelle bevande sane o poco sane e nei cibi dolci.. Una volta che si imporranno parametri di zucchero che rimangano nei limiti, la sanità potrà i pensare di niziare a risparmiare Bisogna nutrire il corpo con cibo sano, il che non vuol dire non mettere lo zucchero nel caffè o non mangiare una fettina di torta di mele. Bisogna cambiare uno stile di vita sbagliato imposto dalle pubblicità delle multinazionali dello zucchero.Solo dopo la sanità potrà pensare di risparmiare
Gentile Marzia condivido pienamente
da mettere sullo stesso piano, zuccheri, sale e grassi saturi. ma resta un interrogativo di fondo: perché i consumatori non devono essere istruiti già nelle scuole??? perché gli ingredienti critici sono tanti e andrebbero conosciuti sin dalla tenera età.